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Dopo un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri bielorusso, Vladimir Maker, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, ha diffuso una dichiarazione in cui ha esortato Minsk a “mettere fine alla violenza e alla repressione contro i suoi cittadini, a rilasciare tutti i detenuti e prigionieri politici e ad avviare un dialogo nazionale inclusivo”. Inoltre il capo della diplomazia di Bruxelles ha aggiunto un passaggio su quella che ha definito “una richiesta infondata e deplorevole”, avanzata dal governo bielorusso a Polonia e Lituania: ritirare gli ambasciatori e ridurre le loro rappresentanze diplomatiche a Minsk. Il presidente Aleksander Lukašenka è ancora sotto massimo stress sia da parte delle opposizioni – che ne chiedono la deposizione per organizzare nuove elezioni libere e non truccate – sia da parte dell’Europa che chiede l’avvio di un “dialogo nazionale inclusivo”. Che è una formula diplomatica che significa sostanzialmente quanto chiesto dalle opposizioni: Lukašenka si faccia da parte e permetta nuove elezioni e un nuovo presidente.

Di traverso su questa strada, oltre al batka bielorusso, c’è Mosca. Il Cremlino ha sfruttato la crisi interna a Minsk per annodarsi a doppio filo con la Bielorussia, dimensione geopolitica atavica. La Russia non punta al mantenimento di Lukašenka, ma è interessata al perdurare del sistema di potere che le garantisce influenza nella regione. Altrettanto non può accettare che il presidente-eterno sia deposto da moti in piazza, perché teme di creare un pericoloso precedente a riflesso interno in una regione in cui le aree di crisi si sovrappongono (vedere il Nagorno-Karabah o il Kirghizistan). Per l’Ue, il tema con la Bielorussia, come detto più volte, riguarda la Russia: ossia il rapporto che si vorrà sviluppare con Mosca.

E in questo, Londra ha deciso di fare uno scatto in avanti: mentre Borrell ha minacciato Minsk, la Gran Bretagna ha condannato la volontà della Bielorussia di espellere i diplomatici polacchi e lituani. Decisione “completamente ingiustificata e che isolerà solo il popolo bielorusso. In segno di solidarietà, richiamiamo temporaneamente il nostro ambasciatore per consultazioni sulla situazione in Bielorussia”, spiega Downing Street che calca ancora una volta la linea della Global Britain a favore dei diritti civili e umani. Sottolineatura non da poco – il ritiro dell’ambasciatore – anche per marcare differenza di azione e decisione e per ricordare a Mosca che la fase di severità riaperta dal caso-Skripal è tutt’altro che chiusa.

Bielorussia. Ue in pressing su Minsk, Russia in difesa, Londra all'attacco

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