Skip to main content

Periodicamente, nella top ten delle esagerazioni sovraniste, si riaffaccia l’idea di Blocco Navale. Lo scopo del blocco navale, almeno nelle fantasie di chi lo propone, sarebbe quello di fermare gli sbarchi di immigrati clandestini, riportare i migranti che non hanno diritto all’accoglienza nei porti di partenza e sequestrare le loro imbarcazioni. Per come viene presentato sembra una buona soluzione, ma siamo sicuri che i sovranisti sappiano spiegare cosa sia realmente un blocco navale, come funzioni e quali siano i suoi obiettivi e limiti operativi?

Cerchiamo di fare chiarezza: il blocco navale è tecnicamente un’azione militare finalizzata a impedire l’accesso e l’uscita di navi militari e mercantili dai porti di un Paese. Esso, pertanto, non serve ad intercettare micro-natanti come i barchini e gommoni che, tra l’altro, sfuggono ai radar di bordo. Il blocco navale è dunque tanto inutile allo scopo dichiarato dai sovranisti quanto difficilmente realizzabile.

Il blocco navale è poi regolato dal diritto internazionale, e in particolare dall’articolo 42 dello statuto delle Nazioni Unite. Esso non può essere attivato unilateralmente se non nei casi previsti di legittima difesa, aggressione o guerra. Il blocco navale, allo scopo di contrastare l’immigrazione, sarebbe dunque palesemente illegale.

Basterebbe quanto detto a confutare la propaganda sovranista. Tuttavia, visto che il benaltrismo è duro a morire, sentiamo già sollevarsi il grido: “Ma allora il governo Prodi? Il blocco navale lo aveva fatto nel silenzio di tutti.” Certo, è vero che durante la crisi del 1997 il governo Prodi, di concerto con le autorità albanesi, avviò l’Operazione Bandiere Bianche. Quello che invece non è vero è che l’iniziativa fu accolta dal silenzio delle organizzazioni internazionali.

Il governo Prodi fu infatti aspramente criticato dalle Nazioni Unite per aver attuato quello che de facto fu un blocco navale illegale, sebbene si trattasse più propriamente di un’operazione di interdizione marittima (Mio), che si concluse con il tragico affondamento della nave Katër i Radës e la perdita di decine di vite umane. Va anche aggiunto che la responsabilità penale della tragedia del canale di Otranto ricadde interamente sul Comandante di Nave Sibilla, che dovette affrontare quasi 10 anni di processi, ovviamente a sue spese, culminati in una condanna penale definitiva.

Difficile immaginare che la Marina Militare sia disponibile ad attuare un blocco, o una Mio, senza un’adeguata copertura legale che sarebbe comunque incostituzionale. Anche a causa di questo precedente il blocco navale è oggi politicamente inaccettabile. Se questo non bastasse, in caso di un malaugurato incidente, ciascuno degli stati di provenienza delle potenziali vittime (Nigeria, Eritrea, Somalia, Siria, etc.) avrebbe il diritto, e francamente il dovere, di denunciare l’Italia alle autorità internazionali.

Di fronte a qualunque tribunale internazionale nulla varrebbe un ipotetico accordo bilaterale stipulato unicamente con la Libia o la Tunisia. È perciò rischioso in quanto porterebbe a conflitti diplomatici con i paesi africani, le cui conseguenze sono difficilmente prevedibili e potenzialmente fatali per la nostra politica estera nel continente. Infine, dettaglio tralasciato dai sovranisti, attivare un blocco navare non cambierebbe l’attuale situazione dato che tutti gli individui fermati verrebbero comunque portati in Italia. Le procedure operative prevedono infatti di sbarcare i passeggeri nel paese che ha effettuato il fermo e dove, esattamente come accade adesso, sarebbero liberi di presentare domanda di asilo.

Riassumendo, il blocco navale è operativamente irrealizzabile, inadatto allo scopo, inutile, illegale, politicamente inopportuno, mancandone sia le ragioni che le condizioni di fattibilità, e non verrebbe accolto con favore dalla nostra Marina Militare, fermo restando che quando la partita si gioca in mare, senza una strategia per regolare i flussi nei paesi di partenza, essa è già persa in partenza. Va anche sottolineato che lo strumento adatto a sequestrare i micro-natanti, operando salvataggi in mare, redistribuzioni e rimpatri, nella piena legalità e con il supporto delle autorità internazionali e dei partner europei e nordafricani, lo avevamo già.

Questo strumento, con tutti i suoi ovvi limiti e difetti, si chiamava Operazione Sophia, ha portato all’arresto di quasi 200 scafisti e il sabotaggio di circa 500 natanti, e l’Italia ne aveva la leadership. Grazie a Sophia si è raccolto l’intelligence necessario per comprendere, e infine contrastare diplomaticamente, le operazioni dei cosiddetti scafisti, ovvero la fornitura di fuoribordo e gommoni prodotti in serie e a basso costo.

Oggi Sophia non esiste più; è stata abbandonata, vittima della retorica elettorale dei “taxi del mare”, lasciando un vuoto che ha indebolito l’Italia, nonostante siano ancora attive le missioni che fanno capo all’Agenzia Europea Frontex, che sono tuttavia molto più limitate. La guerra di propaganda alle Ong, fatta a colpi di decreti mal scritti, ha peggiorato ulteriormente la situazione. Gli analisti da sempre sostengono che la correlazione tra le attività in mare delle ONG e le partenze sia di fatto completamente inesistente. Anzi, se proprio vogliamo essere precisi, al calo di imbarcazioni di soccorso corrisponde un aumento del numero dei migranti in mare e del ricorso a imbarcazioni di fortuna. Quale soluzione allora per regolare gli arrivi?

Purtroppo non esiste una soluzione semplice al problema. Prima di tutto bisogna smettere di parlare semplicemente di arrivi, e cominciare a considerare i flussi migratori in tutta la loro complessità. Si deve rivedere completamente la nostra politica estera, rendendola più forte, intervenendo sia per regolare i movimenti di persone che attivando percorsi di immigrazione regolare e strutture per i rifugiati nei paesi di partenza. Si tratta di una componente essenziale delle politiche migratorie che manca da molti anni. Quanto alla gestione degli arrivi veri e propri, è necessario rivedere l’esperienza di Sophia, ampliare lo scopo delle attuali missioni Frontex, e creare uno strumento militare europeo che sia in grado di respingere i non aventi diritto garantendone l’incolumità. Infine, è indispensabile superare la logica di Dublino, creando tra i paesi europei un sistema coeso e solidale che si avvalga finalmente di un’Agenzia Europea per l’Immigrazione pienamente operativa. In tutto questo non c’è ovviamente spazio per il fantomatico e irrealizzabile blocco navale tanto reclamizzato dai sovranisti.

Immigrazione, perché il blocco navale è irrealizzabile. L'opinione del prof. Molle

Di Andrea Molle

Periodicamente, nella top ten delle esagerazioni sovraniste, si riaffaccia l’idea di Blocco Navale. Lo scopo del blocco navale, almeno nelle fantasie di chi lo propone, sarebbe quello di fermare gli sbarchi di immigrati clandestini, riportare i migranti che non hanno diritto all’accoglienza nei porti di partenza e sequestrare le loro imbarcazioni. Per come viene presentato sembra una buona soluzione, ma…

Macron è diventato di destra. La lezione per l'Italia secondo Gervasoni

Di Marco Gervasoni

In questi mesi è accaduto di tutto in Italia e nel mondo e pochi si sono accorti che Macron è diventato di “destra”. Quello che nel 2017 fu accolto dalla sinistra come l’Obama francese e che, pur rifiutando le etichette partigiane in nome del rinnovamento, era stato eletto su una piattaforma molto vicina al programma di un socialismo liberale, oggi…

Tutti i rischi nella nuova società della rete unica. Analisi del prof. Zecchini

La grande rete fissa per telecomunicazioni rappresenta un asset strategico per la sicurezza del Paese e per il suo sviluppo economico e sociale. In quanto tale, incombe allo Stato garantire che l’interesse pubblico prevalga su quello privato di massimizzazione del profitto e di contrasto della concorrenza nel commercializzare i servizi. Questo assioma sembra essere stato perduto di vista come stella…

L'endorsement che non ti aspetti. Bin Laden (nipote) vota Trump. Il punto di Gramaglia

Ecco una sostenitrice di cui Donald Trump avrebbe volentieri fatto a meno. Noor bin Laden, nipote di Osama bin Laden, dice dalla Svizzera, dove risiede: "Sono una sostenitrice di Trump da quando ha annunciato la sua candidatura. Lo seguo da lontano e ammiro la sua determinazione". Intervistata dal New York Post, la donna, 33 anni, avverte che un attacco stile…

Il futuro dell’Afghanistan fra Usa, Russia e... Cina. Il ruolo dell’intelligence spiegato da Valori

La capacità di raccolta di informazioni da parte dei Servizi afghani è, ancora oggi, decisamente scarsa, e ciò è dovuto soprattutto allo scarso addestramento specifico del personale e alla scarsissima utilizzazione, e anche impropria, delle più recenti tecnologie. Informazioni, poi, quelle dei Servizi di Kabul, raccolte soprattutto nelle città maggiori e nelle aree maggiormente controllate dai governativi, il che spesso…

Fratelli tutti, ecco l’enciclica che sfiderà tutti i fondamentalismi

Non ho idea di cosa ci sia scritto nella nuova enciclica di Papa Francesco, Fratelli tutti. Eppure a mio avviso già il titolo e la scelta, annunciata ieri, di firmarla ad Assisi, la città di San Francesco, dicono molto, o moltissimo. La prima percezione che ho avuto, leggendo, è che finalmente si passi dall’epoca dell’interpretazione del Concilio Vaticano a quella…

Chi sono i nemici della democrazia liberale. Il commento di Paganini

Nel confronto democratico contemporaneo le idee e i progetti politici che rappresentano la diversità individuale, sono sempre meno apprezzati ed interpretati come avversari, o meglio nemici da sopperire piuttosto che da risorse da cui imparare per avanzare il dibattito, le conoscenze, e migliorare le regole della convivenza. Ne consegue la riduzione dello spazio del confronto, il deterioramento della democrazia e…

Europa e Italia poco sexy per l’attrazione degli investimenti. I numeri del Global Index 2020

Alla 46esima edizione del Forum Ambrosetti Lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive, a Cernobbio, sono stati presentati i risultati della quinta edizione del progetto di ricerca Global Attractiveness Index 2020 (Gai), di The European House - Ambrosetti con Aviva Assicurazioni in Italia, Philip Morris Italia e Toyota Material Handling Italia. "In un contesto globale di…

Perché la crescita dei cattolici culturali può essere una buona notizia

Gente di poca fede è il titolo del volume, edito da Il Mulino, nel quale il sociologo Franco Garelli ha fotografato lo stato di salute del sentimento religioso nell'Italia di oggi. L'inchiesta conferma il trend consolidato da decenni e comune a buona parte dell'Europa mediterranea: cresce la percentuale di italiani che non credono in Dio e, ancora di più, quelli…

Conte fa sponda con Gubitosi, la rete è di tutti

Porte aperte nella società per la rete unica, la futura AccessCo, e un grazie speciale al governo che ha reso possibile la nascita di un'infrastruttura unica per la rete tlc. Luigi Gubitosi, ceo di Tim (che avrà la maggioranza al 50% più uno nel nuovo assetto per la rete) ha scelto il forum Ambrosetti per rimarcare i contorni di un progetto…

×

Iscriviti alla newsletter