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Vale 7 milioni di dollari il contratto che il Pentagono ha assegnato a Fincantieri Marinette Marine (Fmm), la controllata del Gruppo italiano guidato da Giuseppe Bono reduce dalla recente vittoria negli Stati Uniti per le future fregate della US Navy. Ora l’azienda è chiamata a studiare come sviluppare e realizzare le navi-drone di cui gli Usa vogliono dotarsi. Il programma si chiama Large Unmanned Surface Vessel (Lusv) e presenta una concorrenza agguerrita: altre cinque aziende puntano ad accaparrarsi la futuristica commessa.

IL PROGRAMMA

L’obiettivo della Marina americana è avere un’intera flotta di navi di superficie capaci di operare senza equipaggio a bordo, ovvero a pilotaggio remoto. Sono immaginate come unità di supporto modulabili a seconda del payload a bordo, con un piccolo equipaggio oppure completamente autonome. L’idea di base è mutuata dal settore civile, in particolare dalle navi di supporto alle piattaforme petrolifere. Per la sua flotta “unmanned”, la US Navy ha presentato una richiesta di budget per il prossimo anno pari a 580 milioni di dollari. Serviranno a sviluppare tre categorie di navi a pilotaggio remoto: large, medium ed extra-large. Per la classe large si va dalle mille alle duemila tonnellate per una lunghezza tra 60 e 90 metri. Si punta a navi “a basso costo, ad alta resistenza e riconfigurabili, capaci di trasportare vari carichi utili modulari, come payload per la guerra anti-superificie, ovvero principalmente missili anti-nave e d’attacco terrestre”.

LA COMPETIZIONE LUSV

Dopo la “request of proposals” dello scorso anno, il Pentagono ha ora circoscritto a sei i possibili vincitori, chiamati a sviluppare un progetto di base entro agosto del prossimo anno. Oltre alla controllata del Gruppo italiano, ci sono Lockheed Martin, Bollinger Shipyards Lockport, Gibbs & Cox, Huntington Ingalls e Austal USA. Tutte hanno ricevuto i contratti del Pentagono, per un valore complessivo di circa 42 milioni di dollari, che potrebbero tuttavia diventare oltre 59 con le opzioni di supporto ingegneristico presenti in ognuno degli accordi con le sei aziende (in grado anche di estendere la fase di progettazione fino a maggio 2022). “I contratti di studio permetteranno alla Marina di apprendere molto dagli sforzi di prototipazione marittima e terrestre, nonché di lavorare direttamente con l’industria per perfezionare i requisiti di una Lusv affidabile, efficace ed economica, e di ridurre il rischio di una competizione futura su progettazione e realizzazione”, ha spiegato il capitano Pete Small, program manager per la Difesa americana su ciò che riguarda i sistemi navali a pilotaggio remoto.

LA RECENTE VITTORIA

La concorrenza comunque non spaventa. La procedura d’acquisizione è la stessa utilizzata dal Pentagono per la gara Ffg(X), vinta da Fmm lo scorso maggio per un valore complessivo di 5,5 miliardi di dollari. La Us Navy ha infatti scelto Fincantieri per le proprie fregate multiruolo, con un contratto da 795,1 milioni di dollari per la prima unità. Il progetto si basa sulla classe Fremm utilizzata dalla Marina italiana e da quella francese, convincente anche ai tempi del “buy American”. D’altra parte, le unità richieste saranno costruite soprattutto nel cantiere in Wisconsin, per il quale il gruppo italiano aveva già annunciato un deciso aumento degli occupati in caso di vittoria.

I LEGAMI CON GLI USA

Oltre la qualità del prodotto, alla base di quel contratto c’è anche la presenza stabile del gruppo guidato da Giuseppe Bono negli Usa, con l’acquisizione dei cantieri di Marinette (recente la visita di Donald Trump) che ormai risale a dodici anni fa. Oltre al programma Littoral combat ships (Lcs) per 16 navi (di cui dieci già consegnate) in collaborazione con Lockheed Martin, è di pochi mesi fa l’ordine per quattro unità Multi-mission surface combatants (Mmsc), destinate all’Arabia Saudita nell’ambito del programma Foreign military sales degli Stati Uniti. Una storia di cooperazione Italia-Usa su cui si basano anche le aspirazioni per la gara Lusv. Come per le precedenti puntate, ancora una volta sarà importante il rapporto politico-strategico con l’alleato d’oltreoceano, dalla diplomazia alle visite delle alte cariche dello Stato, fino alle Forze armate (coinvolte in missioni comuni ed esercitazioni) e alle industrie.

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