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Donald Trump voleva un dibattito in più con Joe Biden, ma la commissione elettorale ha respinto la richiesta del presidente candidato di un quarto incontro televisivo con il candidato democratico alla Casa Bianca. La campagna del magnate chiedeva, in particolare, un dibattito a inizio settembre, prima dell’inizio del voto anticipato in alcuni Stati.

Il dibattito sui dibattiti appare marginale, nel giorno in cui, per la prima volta da tre mesi, il numero delle vittime da coronavirus negli Usa raggiunge le duemila e quello dei contagi supera le 60 mila: secondo i dati della Johns Hopkins University, il totale dei morti, alla mezzanotte sulla East Coast, era di 160.091, contro poco più di 158 mila il giorno prima, mentre i contagi erano 4.882.270.

Ieri, il virus s’è pure “avvicinato” un’altra volta a Trump: il governatore dell’Ohio Mike Dewine, che doveva incontrare il presidente a Cleveland, è risultato positivo, nel quadro dei controlli su quanti devono avvicinare il magnate. L’incontro è stato evitato, ma, a una seconda verifica, De Wine è poi risultato negativo.

La richiesta di Trump di un quarto dibattito nasce dalla convinzione del presidente di uscire vincitore nei confronti testa a testa con Biden. Mentre la sua campagna e il suo avvocato personale Rudolph Giuliani chiedevano formalmente alla commissione elettorale un dibattito supplementare, il magnate twittava: “Come possono gli elettori mandare il loro voto in alcuni casi un mese prima del primo dibattito presidenziale? Spostiamolo. Un dibattito per me è un servizio pubblico. Joe Biden e io lo dobbiamo al popolo americano!”.

La mossa  di Trump è legata al fatto che molti più elettori ricorreranno al sistema dell’early voting, o del voto per posta, per esprimere la loro scelta, con l’epidemia in atto. La prima sfida tv tra Trump e Biden resta fissata il 29 settembre in Indiana. I successivi confronti sono previsti il 15 e 22 ottobre in Michigan e in Tennessee. In calendario anche un dibattito tv tra i due candidati vice il 7 ottobre.

Dalla Commissione elettorale viene anche una notizia positiva per il presidente candidato: a luglio, Trump ha raccolto più soldi di Biden per la sua campagna, 165 milioni di dollari contro 140, dopo essere stato sotto a maggio e a giugno.

Solleva un’ondata di critiche, pure fra i repubblicani, il progetto di Trump di fare dalla Casa Bianca il discorso di accettazione della nomination a fine convention, il 27 agosto. C’è il rischio di violare norme storiche che separano l’attività politica da quella istituzionale del presidente.

La speaker della Camera Nancy Pelosi ritiene che Trump “umilierebbe la Casa Bianca” e pensa che la cosa “non si farà” per ragioni legali ed etiche. Critici alcuni senatori repubblicani: John Cornyn definisce l’ipotesi “problematica”, John Thune dubita della legalità d’eventi politici alla Casa Bianca e Ron Johnson suggerisce di cambiare piano, perché l’evento “probabilmente non sarà autorizzato”.

L’iniziativa è “legale”, sostiene invece Trump: per lui, l’Hacth Act del 1939 che vieta ai dipendenti del governo di usare la loro autorità ufficiale in attività politiche non tocca il presidente. Al magnate è già stato contestato d’usare l’Air Force One per andare a fare comizi e d’avere trasformato i briefing sul coronavirus in discorsi elettorali.

Il fronte delle scaramucce tra social e Trump s’intreccia con quello delle tensioni con la Cina. Facebook annuncia la sospensione degli spot dell’account ‘The Committee to Defend the President’, uno dei cosiddetti “super Pac” che sostengono il magnate. L’account è accusato di diffondere “contenuti falsi”. E il presidente ha firmato giovedì sera un decreto che obbliga la cinese ByteDance a vendere la partecipazione nelle operazioni di TikTok negli Usa: ogni società che continuerà a fare affari con TikTok fra 45 giorni – un lasso di tempo che dovrebbe consentire di perfezionare l’intesa di cessione di TikTok a Microsoft – sarà soggetta a sanzioni. Il decreto riguarda anche un’altra app di proprietà della cinese Tencent, WeChat. Le restrizioni vengono giustificate con motivi collegati alla sicurezza nazionale.

Da segnalare, infine, un botta e risposta su Twitter tra Trump e l’astronauta Scott Kelly, l’uomo che detiene dal 2015 il record di permanenza nello spazio, avendovi trascorso oltre un anno. Il magnate s’è ascritto i meriti del successo della missione della capsula Crew Dragon di Space X, il cui programma era stato avviato dall’amministrazione Obama. “La Nasa era chiusa, morta, finché io non l’ho rilanciata. Questo non sarebbe accaduto con Sleepy Joe”.

Spalleggiato dalla moglie Amiko Kauderer, una blogger, ex addetta Nasa alle relazioni pubbliche, Kelly, che probabilmente non ha gradito la politicizzazione dell’operato della Nasa, ha twittato: “I grandi leader si prendono le colpe e distribuiscono i meriti”.

GpnewsUsa2020

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