Skip to main content

Per quanti credono che equilibrate relazioni transatlantiche rappresentino un elemento stabilizzatore per gli equilibri geopolitici, la situazione attuale presenta forti criticità e numerose sfide da affrontare.

La definizione di un condiviso ed efficace percorso di pace per l’Ucraina (e non solo), la collaborazione Usa-Ue nella cornice della Nato, il mantenimento di positive relazioni commerciali tra le due sponde dell’Atlantico mentre si profila un nuovo ricorso ai dazi da parte dell’amministrazione Trump, e più in generale la possibilità di non dare per vinto un approccio improntato al multilateralismo a partire dall’Onu e dal Wto, rappresentano sfide ineludibili.

In questo delicato contesto bisogna evidenziare il ruolo ricoperto in queste ore dal Regno Unito e dal suo primo ministro Starmer.

Il summit di Londra, tenuto a Lancaster House, che ha visto la partecipazione dei leader dei principali Paesi europei, di Ucraina, Canada e Turchia, della presidente della Commissione Ue e del segretario generale della Nato, presenta diversi elementi che meritano attenzione.

In primo luogo, Starmer è riuscito a ricavare per Londra un ruolo di interlocutore affidabile per l’amministrazione Trump, rilanciando la Relazione Speciale che da sempre contraddistingue Usa e Regno Unito.

Si è quindi fatto parte attiva per contribuire al dialogo tra Usa e Ue, intessendo una efficace base di discussione con von der Leyen, Macron, Meloni, Merz.

A Lancaster House Starmer ha sottolineato la necessità di un piano di pace per l’Ucraina e ha lanciato la proposta di una ‘coalizione di volenterosi’, sotto l’impulso di Regno Unito e Francia, per garantire, in collaborazione con gli Usa, una pace duratura. E, con il summit di Londra, ha contribuito a porre le basi dei temi trattati nel Consiglio Europeo del 6 marzo.

Questo impegno ha fatto ricevere a Starmer, oltre Manica, apprezzamento anche da parte dei Conservatives per la sua posizione di ‘ponte’ nelle relazioni transatlantiche.

E in quest’ottica ha trovato, lato Ue, una sponda convinta oltre che in Macron anche in Meloni che ha rilanciato con la proposta di un summit Ue-Usa da tenersi il prima possibile.

Il ruolo che sta rivestendo in queste ore la diplomazia del governo di Sua Maestà potrà essere prezioso per affrontare le impegnative sfide citate in precedenza.

Ma in prospettiva potrebbe determinare anche un sempre più fattivo cambiamento di impostazione nelle relazioni tra Regno Unito e Ue nel post Brexit.

Starmer aveva già, sin dallo scorso settembre, avviato un’interlocuzione con Bruxelles per favorire un ‘Reset’ nelle relazioni tra le due parti dopo le tensioni dovute alle negoziazioni su Brexit, con l’intento di sviluppare relazioni sempre più intense ed efficaci.

Gli effetti del summit di Londra potrebbero accelerare il dialogo tra le due sponde della Manica su numerosi temi, dalla cooperazione in tema di difesa e sicurezza, in tema di energia, sugli impegni per contrastare i cambiamenti climatici, sulla cooperazione economica e commerciale, sulla mobilità per i giovani under 30, e altro ancora.

È prematuro pensare, nell’immediato, ad un ripensamento complessivo rispetto a Brexit. Ma si può escludere che questo possa essere l’avvio di un percorso che possa in futuro portare ad un homecoming da parte di Londra?

 

Starmer, il summit di Londra, l’Ue e Brexit. E se fosse l’inizio di un homecoming? Scrive Angiolillo

Gli effetti del summit di Londra potrebbero accelerare il dialogo tra le due sponde della Manica su numerosi temi, dalla cooperazione in tema di difesa e sicurezza, in tema di energia, sugli impegni per contrastare i cambiamenti climatici, sulla cooperazione economica e commerciale, sulla mobilità per i giovani under 30, e altro ancora

Italia, Danimarca e Paesi Bassi. Le strategie comuni sull'asse nord-sud Europa

Il doppio incontro che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, avrà a Palazzo Chigi con il primo ministro del Regno di Danimarca, Mette Frederiksen e il primo ministro del Regno dei Paesi Bassi, Dick Schoof, mette in luce sia le relazioni italiane con i due Paesi in questione su temi rilevanti come la Nato e l’immigrazione, sia il peso specifico di Copenaghen e Amsterdam nelle dinamiche europee alla voce Ucraina e Usa

Ora anche la Russia ha paura delle auto cinesi. E Mosca impallina Pechino

La pressione dei costruttori del Dragone sul mercato russo ha costretto la Federazione ad aumentare le tariffe per i veicoli in entrata. E così la Cina diventa una minaccia industriale globale

La fine del soft power americano rafforza la Cina. Parola di Joseph Nye

Il presidente americano non capisce il soft power, e questo potrebbe portare molti vantaggi a competitors come la Cina, che ormai da anni ha esteso la sua rete di influenza culturale. La riflessione di Joseph Nye, politologo e già decano della Kennedy School dell’Università di Harvard

Il dietrofront statunitense si fa sentire. Kyiv in crisi nel Kursk

L’offensiva russa ha recuperato gran parte del territorio perso nell’oblast di Kursk, mettendo in difficoltà le truppe ucraine. Senza aiuti e intelligence Usa, Kyiv deve decidere se resistere o ritirarsi per evitare perdite devastanti

E se Trump spegnesse la difesa in Europa?

Il Financial Times evidenzia come l’Europa sia sotto il rischio di uno “switch off”. Le armi americane potrebbero essere “spente” dagli Usa, per questo serve organizzare un’autonomia strategica totale

Dal 2026 esercitazioni Nato in Europa senza Washington

L’annuncio statunitense è solo l’ultimo segnale del loro disimpegno nella sicurezza del continente, in un processo dalla valenza più politica che economica. Che spinge sempre di più l’Europa verso l’autonomia strategica

Siria, massacri e vendette dopo la caduta di Assad. Cosa sta succedendo

La Siria torna nel buio dello scontro interno. Regolamento di conti tra alawiti (lealisti del regime di Assad) e nuovi ruler. In corso l’onda lunga dopo la vittoria dei ribelli nella guerra civile

Trump vuole rilanciare la cantieristica navale. Ecco perché

Trump cerca un rilancio della cantieristica navale americana, sia militare che civile. È un’iniziativa America First, che però ha anche un valore strategico: recuperare il gap creatosi con la Cina

Quale ReArm Europe? Limiti e opportunità del piano von der Leyen secondo Braghini

Di Fabrizio Braghini

Con il piano ReArm, Bruxelles propone incentivi sotto forma di prestiti, ma senza fondi diretti o sovvenzioni, suscitando interrogativi sull’efficacia dello schema. La sfida di von der Leyen è ottenere il consenso dei governi senza alimentare divisioni tra i Paesi membri, garantendo nel contempo una strategia di difesa realmente integrata

×

Iscriviti alla newsletter