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Germania e Francia hanno avvertito l’Iran che per quanto riguarda l’accordo sul nucleare così non va. In un incontro, venerdì a Berlino, i ministri degli Esteri dei Paesi europei parte del Jcpoa – l’accordo per congelare l’atomica iraniana sottoscritto a Vienna nel luglio 2015 da Teheran insieme a Cina, Francia, Regno Unito, Russia, Stati Uniti e Germania – il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha chiesto alla Repubblica islamica di “comportarsi finalmente in modo costruttivo” e di provvedere “rapidamente” a ridurre la tensione nella questione nucleare e mettere in atto il meccanismo di regolamento dei contenziosi (quello secondo cui Teheran ha potuto sforare alcuni parametri, per protesta, ma in forma temporanea: adesso deve rientrare).

Pur ricordando come il Jcpoa sia l’unico modo per impedire all’Iran di ottenere la Bomba, tutti e tre i ministri hanno preso una posizione severa nei confronti degli iraniani. L’incontro d’altronde arriva dopo l’approvazione, da parte del Consiglio dei governatori dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), di una risoluzione che invita l’Iran a cooperare pienamente nell’attuazione dell’intesa e di procedere a salvaguardare il deal “senza ulteriori indugi”. La risoluzione era stata presentata proprio dai rappresentati dell’E3 – quei tre membri europei del Jcpoa – che avevano ottenuto 25 voti favoreli (una maggioranza schiacciante).

L’Iran non l’ha presa bene. “Mentre Teheran ha il più alto livello di cooperazione con l’Aiea, l’adozione della risoluzione anti-Iran da parte del Consiglio dei governatori dell’agenzia è irresponsabile, non costruttiva e deludente”, ha commentato ufficialmente il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran. Nella richiesta dell’Aiea si sollecitava il governo iraniano a fornire i permessi di accesso a due siti: dovrebbero entrarci gli ispettori internazionali per le continue e regolari verifiche sul rispetto delle clausole del Jcpoa, ma la Repubblica islamica è restia nell’aprire i cancelli.

Va da sé che una sequela di critici, dagli Stati Uniti a Israele sollecitano una domanda retorica: indovinate perché? Possibile che si nascondano violazioni? “La risoluzione è una mossa politica e una palese richiesta eccessiva da parte degli Stati Uniti e di tre Paesi europei”, dice la diplomazia iraniana nella replica, anticipando che Teheran “non accetterà” niente del genere “da nessuno”. Ancora: “I tre Stati europei, che hanno miseramente fallito nell’adempimento dei loro obblighi nell’ambito dell’accordo nucleare, mirano a ignorare le loro responsabilità nei confronti dell’Iran previste dall’accordo”, ha proseguito il portavoce.

Il punto è questo: Teheran è in cagnesco con gli E3 perché ritiene che dopo l’uscita unilaterale americana del maggio 2018 non hanno tutelato a sufficienza l’accordo. È possibile: Parigi, Berlino e Londra, nonostante qualche posizione di carattere retorico e politico (chiaramente dovute, per mantenere un livello di indipendenza e sovranità accettabile), non hanno mai difeso eccessivamente l’Iran dalle conseguenze dell’uscita americana. Per esempio, non sono stati in grado di implementare i meccanismi creati per bypassare la panoplia sanzionatoria rimessa in campo da Washington. Sostanzialmente perché tra lo scegliere di mantenere attivo il mercato con Teheran e il non rischiare rappresaglie nei rapporti con gli Stati Uniti, gli europei hanno preferito la seconda opzione, accontentando – seppure non esplicitamente – gli americani.

“L’Iran adotterà misure appropriate per rispondere alla risoluzione”, ha commentato il rappresentante permanente iraniano alla sede dell’Aiea a Vienna. Ma su certe dichiarazioni c’è sempre da far la tara della propaganda: l’accordo sul nucleare è anche una questione di politica interna a Teheran, attorno a cui si scontrano i falchi reazionari contro i pragmatici riformisti. “Vogliamo trattare questa questione in stretta concertazione con Russia e Cina come partecipanti rimanenti nel Jcpoa, insieme agli altri membri del Consiglio di sicurezza e alle altre parti”, spiegano gli E3 in una nota, invitando Russia e Cina – attori non ostili all’Iran – a impegnarsi e prendersi le proprie responsabilità. Questione che nel mantenimento dell’accordo ha avuto sempre un valore centrale. Mosca e Pechino hanno mantenuto in piedi il business con Teheran e soprattutto ne hanno permesso la difesa politico-diplomatica per lo stesso interesse con cui vogliono tenere vivo l’accordo: creare problematiche all’asse transatlantico.

(Photo credit: Barth/MSC)

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