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L’Italia, come la Spagna e la Francia, non ha bisogno del Mes. Semmai di quei bond irredimibili rilanciati ieri dal presidente della Consob, Paolo Savona, nella sua relazione al mercato finanziario. E poi c’è sempre quel Recovery fund, una conquista dell’Europa ma ancora tutta da decifrare. Giulio Sapelli, economista e storico, passa in rassegna settimane di vita economica dentro e fuori l’Italia, ma con lo sguardo ben rivolto al futuro. Ma non si ferma qui, il discorso valica l’Oceano e arriva fino al Venezuela. Per poi tornare in Egitto.

Sapelli, il premier Conte almeno a parole e almeno per il momento, se non chiude, tentenna sul Mes. Ma c’è un Pd che continua a sostenere che è molto meglio indebitarsi a tasso zero, piuttosto che a prezzi di mercato. Come la mettiamo?

Del Mes si può fare a meno, su questo ci sono pochi dubbi. Lo ha detto, tra le altre cose, lo stesso presidente della Consob, Paolo Savona, nell’ultima relazione annuale. Non è un caso che Savona abbia presentato una linea che si accosta a quella francese e spagnola, linee che hanno respinto il Mes.

Ma perché l’Italia non dovrebbe accettare le risorse del Mes?

Perché non è vero che non ci sono condizioni, è una balla. Lo ha detto persino il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis: una volta erogate le risorse del Mes, si applicano le regole di Maastricht e cioè una ristrutturazione del debito. Per questo francesi e spagnoli non lo vogliono, bisogna cercare per forza un’altra linea. Una linea chiara. Faccio notare che anche la Germania, che ha un indebitamento molto minore al nostro, non lo chiede. Non lo chiedono per orgoglio nazionale, perché non ci stanno ad essere sottoposti ai controlli, questa è la verità. Preferiscono investire in Deutsche Bank e per aiutare gli statali e il loro debito aumenterà lo stesso. Mi spiega cosa se ne fanno del Mes?

Sapelli, scusi se insisto. Tra poche settimane il governo dovrà chiedere con ogni probabilità al Parlamento altro deficit, almeno una decina di miliardi. Ma debito per debito, non è meglio indebitarsi a prezzi agevolati?

Il governo si indebiterà a prezzi di mercato, certamente. Non lo vogliamo fare? Ecco allora la via del prestito irredimibile (tecnicamente obbligazioni senza scadenza, soggette al solo pagamento della cedola, ndr). Ma per favore non chiamiamoli bond di guerra.

Una delle accuse che viene rivolta al premier è quella di non aver portato la questione Mes in Parlamento. Finora. La sua versione?

Grave, gravissimo. Al netto delle posizioni, sul Mes deve per forza di cose decidere il Parlamento che già non sta facendo leggi in questo momento. Vorrei ricordare come il Mes sia un regolamento che deriva da un Trattato. Il garante del Trattato è il Capo dello Stato ma chi si occupa della sua implementazione, del Trattato intendo, è il Parlamento. Mi pare che siamo dinnanzi a un caso di Costituzione silente.

Siamo sicuri che non ci sia un modo per ottenere un Mes senza condizioni?

Sì, c’è un modo. Invocare l’articolo 122 del Trattato per il funzionamento dell’Ue. Il quale afferma che in caso di eventi catastrofici, non valgono le regole di Maastricht. Ecco, se invochiamo quell’articolo allora il Mes lo si può ottenere senza condizioni. Trovo stupefacente che nessuno dei nostri ministri lo abbia invocato.

Torniamo alla proposta di Savona sui bond irredimibili…

Faccio una precisazione. Questa proposta è di Giulio Tremonti e di Giovanni Bazoli. Nel senso che l’ha annunciata Ferruccio De Bortoli ma poi è stata ripresa e amplificata da Tremonti e Bazoli. Ora, è come se De Gasperi avesse detto di no a Luigi Einaudi (secondo Presidente della Repubblica, ndr). Non si è mai visto un governo che dice di no a proposte provenienti dalle massime strutture economiche e finanziarie del Paese. Questa è la novità, abbiamo un governo che dice di no a chi rappresenta anni di storia economica.

Mettiamo che l’Italia emetta obbligazioni perpetue, un prestito a lunghissimo termine. Che cosa potrebbe dire l’Europa?

Niente. Che cosa ha detto l’Europa dinnanzi alla Francia che rifiuta il Mes. Sono solo gli italiani che parlano d’Europa, gli altri Paesi non danno tanto spazio al pensiero della burocrazia europea, solo noi.

Sapelli, abbiamo chiarito sul Mes. Sul Recovery fund invece la storia è diversa… o no?

Il Recovery fund non sappiamo bene cosa sia, però una cosa è certa, è un passo in avanti e per di più oggetto di negoziazioni. E poi va verso una fiscalità comune che apre la strada a un debito comune. Una cosa nebulosa ancora ma profondamente diversa dal Mes e per questo è più accettato. Il problema di fondo è che il capitalismo europeo non riesce a fare quadrato a centralizzare, ma è frammentato. Chissà che il Recovery fund non possa essere un’occasione per cambiare.

Parliamo di Confindustria. La linea del nuovo presidente Bonomi sembra essere decisamente poco accomodante. E oggi Conte e gli industriali si incontrano. Lei che dice?

Quello che dice Confindustria lo dicono tutti, dall’ultimo artigiano al primo imprenditore. Quello che dicono gli industriali è maggiormente amplificato perché hanno un giornale. E comunque, dicono la verità. Questo governo non ha un piano, non ha strategia ma governa solo sulla paura. Non ci sono idee, perché nella realtà non ci sono più partiti, lo stesso Pd è fatto di imprenditori prestati alla politica che si combattono tra loro.

Andiamo ancora oltre. Nei giorni scorsi si è molto detto e scritto circa la possibile salita di Leonardo Del Vecchio in Mediobanca. Il che ha fatto subito gridare l’allarme rosso per le Generali, visto che Mediobanca ne è socio al 13%. Il governo starebbe valutando un ingresso della Cdp per presidiare. Tanto timore è giustificato?

Mettiamo subito in chiaro che Generali non ha bisogno di nessuna Cassa Depositi e Prestiti. E questo perché Cdp ha un vertice che ha sempre ribadito di dover sostenere l’economia reale e da parte loro le Generali hanno la forza necessaria per andare avanti da sole. Se poi il Leone si arricchisce dell’esperienza di un imprenditore come Del Vecchio, tanto meglio. Se la domanda è, ci sono rischi francesi, la risposta è no.

Ammetterà però che un socio al 20% in Mediobanca non si è mai visto…

Del Vecchio ha la sua idea: far ritornare Mediobanca a essere uno dei centri di finanziamento all’industria privata. Penso che a questo punto un azionista al 20% rispettoso delle autorità e del management è una carta da tentare.

Sapelli, che idea si è fatto di questi presunti fondi al M5S, provenienti dal Venezuela?

Forse sarà anche una bufala ma è anche un avviso ai naviganti. Un segno degli Stati Uniti verso una certa subalternità di questo governo alla Cina. E comunque è più una mezza bufala, perché Abc è un giornale serio e autorevole, altro che monarchico. Ho letto cose assurde. Il messaggio è: l’Italia è troppo filo-cinese. Anche perché le uniche cose che stanno unendo repubblicani e democratici sono l’intenzione di dichiarare una guerra fredda alla Cina e di rimettere al centro dell’azione politica del Forze Armate, sul modello Eisenhower. Gli Stati Uniti stanno spostando il peso sul Pentagono per fare una guerra di contenimento alla Cina. A questo punto per la storia mondiale è indifferente che ci sia un presidente democratico o repubblicano.

Ultima domanda. La vendita di fregate italiane all’Egitto, che sul caso Regeni…

Più che di preoccuparci a chi vanno le fregate dovremmo preoccuparci di farle, per sostenere la nostra economia. L’importante è non venderle a cinesi e iraniani, per il resto possiamo venderle a tutti.

Il Mes, le Generali e il Venezuela. La versione di Sapelli

L'Italia, come la Spagna e la Francia, non ha bisogno del Mes. Semmai di quei bond irredimibili rilanciati ieri dal presidente della Consob, Paolo Savona, nella sua relazione al mercato finanziario. E poi c'è sempre quel Recovery fund, una conquista dell'Europa ma ancora tutta da decifrare. Giulio Sapelli, economista e storico, passa in rassegna settimane di vita economica dentro e…

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