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E se il Regno Unito ripensasse la sua apertura a Huawei? Il governo di Boris Johnson aveva detto no a un ban sul colosso di Shenzhen imponendogli però una limitazione: il suo contributo sarà limitato agli elementi non centrali dell’infrastruttura e il suo coinvolgimento non potrà superare il 35%.

Ma la pressione è montata in queste settimane. Tra i conservatori al governo le voci critiche sono aumentate e, come raccontato da Formiche.net, da Washington sono arrivati molteplici avvertimenti che suonano tutti come “chi apre a Huawei deve essere pronto a rinunciare alla cooperazione con gli Stati Uniti su difesa e intelligence in primis”. Un messaggio per gli alleati britannici ma non solo. A rischio ci sarebbero la condivisione di informazioni sensibili ma perfino il dislocamento degli F-35 (nel caso britannico sulla HMS Queen Elizabeth).

Così si è messo al lavoro il National cyber security centre (Ncsc), la struttura britannica per la sicurezza informatica all’interno dell’agenzia per l’intelligence delle comunicazioni. Ieri è stata annunciata un’indagine di emergenza pensata, spiega il Guardian, “per spianare al strada a Downing Street per spingere verso la totale esclusione delle apparecchiature Huawei nelle reti britanniche dal 2023 e sedare una rivolta dei deputati conservatori”. 

Confermando l’indagine, un portavoce del governo di Boris Johnson ha dichiarato: “La sicurezza e la resilienza delle nostre reti sono di fondamentale importanza. In seguito all’annuncio da parte degli Stati Uniti di ulteriori sanzioni contro Huawei, l’Ncsc sta esaminando attentamente l’impatto che potrebbero avere sulle reti del Regno Unito”. La review dovrebbe arrivare a concludere che “le sanzioni statunitensi contro Huawei” e i fornitori di chip, che saranno in vigore da settembre, “renderanno impossibile utilizzare la tecnologia del gruppo cinese come pianificato per le reti 5G”, nota il Guardian. Il Times aggiunge un altro elemento: “Gli esperti di sicurezza britannici temono che le sanzioni spingano la Cina a utilizzare alternative più economiche e meno sicure”.

Il colosso cinese Huawei ribadisce di non rappresentare un rischio per la sicurezza nonostante i suoi rapporti con il governo di Pechino. Ma la crisi sanitaria ed economica di coronavirus ha alimentato il sentimento anticinese nel Regno Unito e le fila dei ribelli anti Huawei si sono gonfiate. E così, con il via libera dell’intelligence, il premier Johnson — in queste ore impegnato a difendere il suo braccio destro, Dominic Cummings, beccato a violare il lockdown in piena emergenza mettendo a repentaglio i propri genitori anziani— si prepara a chiudere definitivamente la porta al gigante di Shenzhen e placare le ire interne al suo partito. 

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