Skip to main content

Europa cercasi. Nel confronto con i due grandi rivali sistemici dell’Unione, Russia e Cina, sono i piccoli Paesi dell’Est e del Nord a prendere le parti di Davide contro Golia. Polonia, Repubblica Ceca, Svezia, Lituania tuonano contro Vladimir Putin e Xi Jinping. Francia, Germania, Italia si limitano a piccoli buffetti. Anche gli ultimatum di Angela Merkel al Cremlino per il caso Navalny “non sono credibili”. “Una lezione di democrazia”, dice a Formiche.net Edward Lucas, vicepresidente del Cepa (Center for european policy analysis), firma del Times e a lungo giornalista all’Economist. Bielorussia, Navalny, Hong Kong, Taiwan, nell’inerzia di Bruxelles c’è chi ha deciso di muoversi in solitaria per difendere i diritti umani. A suo rischio e pericolo.

Lucas, partiamo dalla Bielorussia. Si rischia un’altra Crimea?

La Bielorussia non è l’Ucraina. Le proteste sono di natura molto diversa. In Ucraina c’era una netta divisione fra chi si schierava geopoliticamente con Yanukovich e chi no, fra l’Ucraina dell’Est e la Crimea da un lato e l’Ucraina centro-occidentale dall’altra. Qui invece c’è un fronte unito. Non si tratta di geopolitica, ma di democrazia.

La Russia interverrà?

Perché dovrebbe? Lo ha già fatto. La Bielorussia ha da tempo una forte integrazione con la Russia non solo sul piano economico, ma anche delle strutture governative, dell’intelligence e dei media. Non ci sarà un’altra Piazza Maidan. I russi aspetteranno che i manifestanti si stanchino tenendo Lukashenko al suo posto, forse questa non è la peggiore delle ipotesi. Altrimenti opteranno per un regime change da loro orchestrato, e terranno Lukashenko a Mosca.

L’Europa che figura sta facendo?

Pessima. Abbiamo fallito su tutti i fronti. Per troppo tempo l’Europa ha ignorato la Bielorussia, la sua gente, la sua storia. Abbiamo fatto capire a Mosca che non ci interessava Minsk. Poi, scoppiate le violenze, il nulla, nessuna reazione. La Bielorussia dipende dal riciclaggio di denaro in Europa, specie in Austria. Dovevamo alzare il prezzo, rispondere a tono alla Russia, sanzionare chiunque aiutasse Lukashenko. Per fortuna c’è la Lituania.

Come si spiega una reazione così dura contro Lukashenko e Putin da un piccolo Paese baltico?

I lituani conoscono la Bielorussia meglio di chiunque altro, Vilnius e Minsk hanno storici rapporti.

Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha già alluso a possibili ripercussioni.

Fortunatamente non c’è molto che possano fare sul piano economico. La Lituania è quasi indipendente per l’energia, si rifornisce di gas Lng e non deve comprarlo dalla Russia. E il popolo lituano è compatto dietro al suo governo. Mi piacerebbe vedere la stessa solidarietà da parte di Borrell, von der Leyen, Michel, Merkel.

Angela Merkel una parola l’ha detta a Mosca. Ha accolto l’oppositore di Putin Alexei Navalny. Ha detto come è stato avvelenato. Ora invoca contromisure Ue.

Qualsiasi cosa dica Merkel sulla Russia non è credibile finché esisterà il North Stream 2. Quel gasdotto russo rende futile ogni confronto con Mosca. Lei sostiene sia un progetto commerciale, ma nessuno le crede. Così come nessuno crede più a Macron dopo le sciocchezze che ha detto sulla Nato.

Lei che idea si è fatto dell’avvelenamento?

Difficile capire con esattezza chi ha dato l’ordine. Hitler non ha mai dato formalmente l’ordine per l’olocausto. Putin non ha firmato un decreto per l’uccisione di Anna Politkovskaja. Non importa se gli hanno chiesto il permesso, o se è stato il Gru o se ancora qualche oligarca che mal sopportava le battaglie di Navalny contro la corruzione. È il sistema-Putin che uccide. E l’Occidente dovrebbe svegliarsi e valutare se e come valga la pena andare a braccetto con una violenta cleptocrazia. Qualcuno in Europa si pone la domanda. Paesi di piccole-medie dimensioni come Svezia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca.

La Repubblica Ceca ha alzato i toni con un altro rivale dell’Ue, la Cina. La visita a Taiwan del presidente del Senato Mylos Vystrcil ha mandato su tutte le furie il governo cinese.

Magnifico. Hanno preso il coraggio di fare quel che nessun voleva fare, la scelta giusta. Ancora una volta, una lezione all’Europa dai più piccoli. I cechi hanno rotto il silenzio su Taiwan, mostrando che la Cina non è solo un partner commerciale. Ora vengono minacciati da Pechino. Vedremo se qualcuno a Bruxelles batterà un colpo.

 

(Foto: Kremlin.ru)

Navalny? Merkel abbaia ma non morde. Lucas spiega perché

Europa cercasi. Nel confronto con i due grandi rivali sistemici dell’Unione, Russia e Cina, sono i piccoli Paesi dell’Est e del Nord a prendere le parti di Davide contro Golia. Polonia, Repubblica Ceca, Svezia, Lituania tuonano contro Vladimir Putin e Xi Jinping. Francia, Germania, Italia si limitano a piccoli buffetti. Anche gli ultimatum di Angela Merkel al Cremlino per il…

Coronavirus fra documenti segreti ed omissioni. Così Nordio bacchetta il governo

La Costituzione non è un optional. Un documento svelato da Repubblica avvisava già il 12 febbraio il governo Conte bis dei numeri della pandemia. Prevedeva tra i 60mila e i 120mila contagi, almeno 35mila morti, 10mila letti mancanti nelle terapie intensive. È finito in un cassetto. Per Carlo Nordio, magistrato, già procuratore aggiunto di Venezia, un brutto banco di prova…

Così il governo mette l'intelligence sull'attenti. L'accusa di Urso (Fdi)

L’intelligence non si riforma per decreto. Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia e vicepresidente del Copasir, confessa a Formiche.net tutta la sua irritazione per il voto di fiducia apposto dal governo (e passato, ma con 24 defezioni del Movimento Cinque Stelle) sul decreto Agosto e la norma al suo interno che dispone la proroga dei vertici delle agenzie. Urso, la…

La Borsa, il risparmio e il fattore Cdp. Parla Carla Ruocco

Non c'è solo la rete unica tra le grandi operazioni industriali del momento. Anche Piazza Affari, sede della Borsa Italiana, è al centro di manovre, a poche settimane dall'annuncio della controllante London stock exchange di cedere Borsa al fine di perfezionare l'acquisto della banca dati Refinitiv. Due gli asset sul piatto: da una parte l'intera Borsa spa, per la quale…

La roadmap per la rete unica e il ruolo di Cdp. L’analisi di Sebastiano Barbanti

Sono ormai 5 anni che le cronache dei principali giornali di settore riportano periodicamente articoli in merito alla fusione tra Tim ed Open Fiber ed alla creazione della rete unica. Lungi dal voler ricordare chi sono e cosa facciano le compagnie, dal voler ripercorrere il piano banda ultralarga e dai vantaggi derivanti dall’assenza di competizione infrastrutturale, vorrei soffermarmi sul merito…

M5S, ecco chi c'è (e perché) dietro il blitz alla Camera sugli 007

Lo strappo c’è, ma non lacera il governo (per ora). Il polverone nato in casa Movimento Cinque Stelle per un articolo sul rinnovo dei vertici dell’Intelligence nel decreto Agosto si chiude con il voto di fiducia alla Camera. Un nutrito drappello di 24 deputati Cinque Stelle ha scelto però di non partecipare al voto. È una delle più clamorose defezioni…

Tagliare le tasse si può. Ma senza Recovery Fund. Parla De Romanis

Tra poco più di un mese il governo dovrà presentare all'Europa il primo pacchetto di investimenti da finanziare con il 10% del Recovery Fund destinato all'Italia, una ventina di miliardi sui 209 destinati all'Italia entro il 2023. E non potranno essere commessi errori o, peggio, leggerezze come fatto capire ieri dal commissario agli Affari Economici, Paolo Gentiloni, ascoltato in Parlamento…

tripoli

Il futuro della Libia dipende dalle armi. L'analisi di Saini Fasanotti (Brookings)

Che ruolo e che spazio c'è ancora per l'Italia in Libia? E quali sono le condizioni nel Paese e le proiezioni per il futuro? A valle della visita guidata dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, la sesta di un alto rappresentante del governo italiano nel Paese negli ultimi nove mesi, Formiche.net traccia un bilancio e una quadro della situazione,…

Libia, è ora di cambiare strategia (e Di Maio l'ha fatto). Il commento di Khalid Chaouki

La recente visita in Libia del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, accompagnato dal sottosegretario con delega al commercio estero Manlio Di Stefano, rappresenta un passo importante, necessario e di assoluta centralità per la prospettiva di evoluzione dei rapporti tra l’Italia e la Libia sia dal punto di vista politico che economico. Dopo diverse missioni italiane dove la preoccupazione degli…

Berlino germania

Non solo 5G. La Cina mira all'Africa, con l’aiuto di Macron. Parla Kiesewetter (Cdu)

Berlino non è Parigi, Angela Merkel non è Emmanuel Macron. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha concluso il suo tour europeo nella capitale tedesca senza ricevimenti imperiali. Segno che il Paese, oggi vero nocchiero della politica estera Ue, non ha intenzione di stendere tappeti a Xi Jinping. Rimangono però tante contraddizioni. Su tutte, ammette in questa intervista il…

×

Iscriviti alla newsletter