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Esperti e giornalisti venezuelani sostengono che la presunta invasione di “mercenari e terroristi” via mare che avrebbero tentato un colpo di Stato questo fine settimana in Venezuela in realtà sia una montatura che cerca di distogliere l’attenzione da due fatti preoccupanti. Il primo riguarda le rivolte in molti quartieri popolari di Caracas, che da giorni protestano a colpi di fucili contro la gestione dell’emergenza sanitaria ed economica da parte del governo di Nicolás Maduro. L’altro fatto è la crisi nei centri penitenziari del Venezuela.

Il 1° maggio, 47 detenuti sono morti e 75 sono rimasti feriti nel carcere di Los Llanos a Guanare, nella regione Portuguesa. L’ultimo di una serie di fatti violenti, come ha scritto Tamara Taraciuk Broner, vice-direttrice della Divisione per le Americhe, che ricordano le nefaste condizioni del sistema penitenziario venezuelano che le autorità continuano a non risolvere.

In un articolo pubblicato sul sito ufficiale dell’ong Human Right Watch, Taraciuk Broner spiega che “la corruzione, la sicurezza deficiente, il deterioro delle infrastrutture, l’ammassamento, la mancanza di personale sufficiente e l’addestramento inadeguato dei guardiani permettono che i leader delle gang armate, chiamate ‘pranes’ in Venezuela, abbiamo il controllo effettivo dei carceri”. Al carcere de Los Llanos, sottolinea la vice-direttrice, attualmente ci sono 2500 persone, anche se la capacità massima della struttura è di 750.

L’articolo di HRW sostiene che le Nazioni Unite hanno informato che le infrastrutture penitenziarie sono infette di topi e insetti, e che i detenuti non sempre hanno accesso alla luce naturale, cibo e acqua: “L’uso eccessivo del carcere preventivo – che mantiene il 63% della popolazione penitenziarie dietro le sbarre – aggrava la sovrappopolazione, che adesso espone a numerosi detenuti al rischio di contagio Covid-19”.

Secondo HRW, le autorità venezuelane sono responsabili di quanto accade dentro dei carceri, dove i reclusi sono sotto la loro custodia: “Hanno l’obbligo di trattare i detenuti con dignità, usare la forza in maniera proporzionata come ultima risorsa, e solo ricorrere alla forza letale quando sia assolutamente necessario per evitare la morte o gravi lesioni. I responsabili di abusi devono essere portanti davanti alla giustizia”.

L’ong, infine, conclude che in Venezuela le autorità agiscono con impunità di fronte alla mancanza di indipendenza giudiziaria del Paese: “È molto difficile immaginare che possa esserci giustizia per queste vittime e tante altre che sono morte nei centri penitenziari negli ultimi anni. Giustamente per questo, è indispensabile l’impegno della società civile e le organizzazioni internazionali che si occupano di indagare sulle violazioni di diritti umani in Venezuela. In caso contrario, i responsabili di questi omicidi non risponderanno mai dei loro atti”.

Inferno nelle carceri del Venezuela. Human Right Watch denuncia il regime di Maduro

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