Skip to main content

Eccellenza carissima Mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini; Don Maurizio Fabbri, vicario generale; Don Roberto Battaglia, assistente CL; Don Paolo Lelli, parroco della parrocchia di Gesù nostra Riconciliazione; Don Giuseppe Tognacci, canonico penitenziere; carissimi amici di Comunione e Liberazione, carissimi fedeli di questa parrocchia, grazie per l’invito e per la vostra presenza, in una domenica assolata e un po’ anomala per il tempo di emergenza che ancora stiamo vivendo. A tutti il mio cordiale saluto e la benedizione del Signore.

Mentre ci avviamo al termine delle giornate del Meeting, che quest’anno celebra la quarantesima edizione, guardiamo al nostro tempo con trepidazione ma anche con speranza, come ci ha suggerito Papa Francesco nel suo messaggio di saluto. “Lo stupore è davvero la strada per cogliere i segni del sublime, cioè di quel Mistero che costituisce la radice e il fondamento di tutte le cose” (Francesco, 2020). Senza meraviglia e stupore la vita perde il suo senso e svilisce. Mentre l’incanto e la commozione risvegliano in noi qualcosa di altro, che va al di là del semplice approccio umano, inonda l’anima di beatitudine e ci fa rivolgere lo sguardo all’eterno.

È chiaro che il Santo Padre ha voluto così alludere al tema scelto per l’edizione di quest’anno del Meeting, tratto da un’opera filosofica del rabbino americano Abraham Heschel, molto conosciuto anche nel nostro Paese per la sua pubblicazione sul significato per l’uomo moderno dello Shabbat, il sabato.

“Privi di meraviglia restiamo sordi al sublime”. Proprio da qui voglio partire per commentare le letture di questa Eucaristia. L’affermazione, tanto amata da Don Giussani, si trova nel volume intitolato Dio alla ricerca dell’uomo. Una filosofia del Giudaismo, in un capitolo dedicato ai profeti di Israele.

Nel libro, Heschel aveva già spiegato come la meraviglia, che per il filosofo è una precondizione alla conoscenza, sia la forma tipica del pensiero dei profeti. Qualche settimana fa, in occasione della festa di San Benedetto, ho avuto occasione di dire in un’omelia che “oggi è, senza dubbio, il tempo dei profeti. È tempo di coloro che sanno mettersi in ascolto, ogni giorno, della parola di Dio e sono in grado di leggere in profondità il mondo che ci circonda” (Omelia dell’11 luglio, Basilica di Santa Cecilia in Trastevere).

Ebbene, questa idea si ritrova in qualche modo anche oggi nella Liturgia della Parola.

Nella seconda lettura, a conclusione della Lettera ai Romani, che è probabilmente il più ricco scritto teologico del Nuovo Testamento, vediamo Paolo attonito e meravigliato davanti alla sapienza di Dio, i cui giudizi, scrive, sono insondabili e le cui vie sono inaccessibili.

Ma l’Apostolo, anch’egli vero profeta, non viene frenato dalla meraviglia di stare davanti a un Dio che è – così ci insegna la Bibbia ebraica – totalmente “altro”: pur percependo una distanza, lo stupore permette a Paolo di scoprire e riconoscere la presenza del Mediatore, Gesù Cristo, colui “dal quale, per mezzo del quale e per il quale sono tutte le cose”. Lo sguardo del fariseo Saulo, davanti al mistero di Dio rivelato da Gesù di Nazaret, è pieno di meraviglia e di amore, e percepisce così la sublimità del mistero di Cristo.

L’altro protagonista delle letture di oggi è Pietro, in quella pagina che rappresenta un punto di svolta del Vangelo: è infatti dal momento della confessione del “primo” degli Apostoli che Gesù si dirige decisamente verso Gerusalemme per portare a compimento la sua missione. Stando con Gesù, molte volte Pietro dev’essere stato preso dalla meraviglia, che gli ha permesso di leggere i segni del tempo straordinario che stava vivendo. Ricordiamo ad esempio quando, dopo la pesca miracolosa – scrive l’evangelista Luca – “lo stupore aveva invaso Simon Pietro e tutti quelli che erano con lui” (Lc 5,9): proprio da questa meraviglia prende avvio il cammino che porterà Pietro a riconoscere progressivamente l’identità di Gesù, e arrivare a dirgli, come abbiamo appena sentito: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,16).

Dicevamo che i profeti – proprio come Paolo e Pietro – si lasciano meravigliare, e sono capaci di scorgere la presenza di Dio nel mondo e nel tempo in cui vivono, e comprenderne così fino in fondo il senso.

Ecco perché oggi più che mai è richiesta ai cristiani la forza di scrutare i segni dei tempi e di dire parole profetiche, con le labbra e, contemporaneamente, con la testimonianza di vita.

Se leggiamo la Bibbia, scopriamo che i profeti da una parte non avevano timore di sferzare il popolo, soprattutto i suoi governanti e responsabili religiosi, per condannare le ingiustizie e le infedeltà; dall’altra parte, però, incoraggiavano e spronavano nei momenti difficili, e rappresentavano l’unica voce di speranza in tempi di disperazione.

Pensiamo, ad esempio, al libro profetico che la Chiesa ha riletto in questi giorni, quello di Ezechiele, nel quale ad un certo punto emerge la grandiosa immagine delle ossa inaridite che tornano a vivere (cf. Ez 37): di fronte alla crisi più grave che Israele abbia attraversato, quella dell’esilio, il profeta è chiamato – meravigliandosi per primo di quanto vede – a profetizzare sulle ossa che, rivestendosi e rivivendo, rappresentano la rinascita del popolo e, non dimentichiamolo, adombrano la risurrezione. Il profeta è addirittura invitato a profetizzare allo Spirito: “Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano” (Ez 37,9).

I profeti, guardando le cose come le vede Dio, sono presi dalla meraviglia e hanno il compito di pregare per il loro popolo e farsene mediatori invocando l’aiuto del Signore con tutte le loro energie, mettendo a disposizione la loro stessa vita.

Senza la voce profetica, che per l’antico Israele era rappresentata da uomini e, ricordiamo, anche donne (la Bibbia stessa le chiama “profetesse”, come Maria, Debora, Hulda), senza questa voce profetica rischiamo molto.

Quando il rabbino Abraham Heschel pubblicò nel 1955 il già citato volume Dio alla ricerca dell’uomo, lanciò un monito che è straordinariamente attuale. Scriveva: “Con l’avanzare della civiltà, il senso della meraviglia diminuisce; è un sintomo allarmante del nostro modo di pensare. L’umanità non perirà per mancanza di informazioni”, scrisse,  prevedendo così una delle caratteristiche del contesto odierno. L’uomo, continuamente “connesso” e recettore di informazioni vere e false, purtroppo non ha sempre gli strumenti per distinguerle e cade spesso vittima di una creduloneria che è effetto perverso del suo stesso disincanto, della sua presunta emancipazione dalla meraviglia dei semplici. Tra l’altro, questo, oggi, nella comunicazione globale, può avere effetti sociali devastanti.

L’umanità, continua Heschel, perderà la sua coscienza per mancanza di meraviglia: “l’inizio della felicità” scriveva “sta nel comprendere che la vita senza meraviglia non vale la pena di essere vissuta”.

Ci doni il Signore la stessa meraviglia che ha permesso ai profeti di vedere le cose come le vede Dio, e doni oggi a noi di riconoscerlo presente nella storia e di viverlo e testimoniarlo nella nostra esistenza quotidiana.

Perché sferzare i governanti. Ecco l’omelia del Card. Bassetti al Meeting di Rimini

Di Gualtiero Bassetti

Eccellenza carissima Mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini; Don Maurizio Fabbri, vicario generale; Don Roberto Battaglia, assistente CL; Don Paolo Lelli, parroco della parrocchia di Gesù nostra Riconciliazione; Don Giuseppe Tognacci, canonico penitenziere; carissimi amici di Comunione e Liberazione, carissimi fedeli di questa parrocchia, grazie per l’invito e per la vostra presenza, in una domenica assolata e un po’ anomala…

forze armate

Le sfide dell'impegno italiano nel Sahel secondo il gen. Bertolini

Il recente colpo di Stato che in Mali ha deposto il presidente Ibrahim Boubacar Keita e il primo ministro Boubou Cisse pare mosso da sentimenti diffusi nel Paese da parte di larghi strati di popolazione. Lo proverebbero le crescenti contestazioni popolari che l’hanno preceduto, delle quali sembra ispiratore il carismatico Imam Mahmoud Dicko, contrapposto a Keita per un insieme di…

libano

Libano, quale futuro dopo il caos? L’analisi di Matteo Bressan

Il verdetto del Tribunale Speciale per il Libano, con la condanna in contumacia di Salim Ayyash, riporta le lancette della politica libanese al febbraio del 2005. Le responsabilità di Salim Ayyash, un operativo di medio livello all’interno degli Hezbollah, sostanzialmente non aggiungono molto alla frattura già esistente sull’omicidio dell’ex Premier Rafiq Hariri.  È bene ricordare che la questione della presenza…

Tripoli

Libia ed elezioni americane. Tutti gli scenari spiegati da Ruvinetti

La data di martedì 3 novembre 2020 si appresta a segnare uno spartiacque nella storia degli Stati Uniti così come nelle dinamiche che governano gli equilibri internazionali. Gli americani torneranno alle urne, con tutte le difficoltà legate alla pandemia, per decidere se confermare Donald Trump alla guida della Casa Bianca o scegliere Joe Biden, chiudendo una parentesi sui generis della…

MAduro

Perché gli Stati Uniti non mollano la presa sul regime di Maduro e bussano all’Italia

“È ora che anche l'Italia riconosca Guaidó leader del Venezuela”. Questo è il titolo di un’intervista di Paolo Mastrolilli pubblicata oggi su La Stampa a Mauricio Claver-Carone, avvocato americano di origini cubane e uno dei principali influenzatori della politica anti-castrista e anti-chavista del governo di Donald Trump. Claver-Carone è direttore dei Western Hemisphere Affairs al Consiglio di sicurezza nazionale degli…

Rete unica, il Pd non sia succube di Grillo e del M5S. Parla Gennaro Migliore (Italia viva)

La partita della rete unica ha necessariamente strascichi e ripercussioni piuttosto importanti non solo sullo scacchiere internazionale (a partire dai malumori generati dall’intendimento dell’esecutivo di congelare l’operazione dell’investimento del fondo statunitense Kkr nella rete di Tim) ma soprattutto sugli equilibri di governo. Da un lato un Beppe Grillo sempre più convinto che la vendita da parte di Tim di una…

Sveglia, il lavoro è già cambiato ma... La bussola di Maurizio Sacconi

Nella obbligata coabitazione con il contagio dei prossimi mesi, le politiche per la crescita e l’occupazione dovranno muovere dalla premessa della coincidenza (non del conflitto) di interessi tra imprese e lavoro. Si tratta evidentemente di una scelta culturale che nella stessa dimensione dei corpi sociali non è di tutti. Coloro che la condividono hanno quindi il dovere di stabilire un…

La nuova normalità dell’incertezza. L'analisi di Pasquale Lucio Scandizzo

Quando il mondo si è risollevato dalla crisi finanziaria globale, la ripresa in molte economie avanzate è rimasta tiepida, destando la preoccupazione che un rallentamento o addirittura una recessione potesse essere imminente, nonostante lo sviluppo apparentemente robusto, ma forse insostenibile, dell'economia statunitense. L'improvvisa comparsa della pandemia di coronavirus ha cambiato tutto e ha fatto precipitare la comunità globale in quello…

Ocone spiega perché la destra vincerà le regionali ma il governo reggerà

Alla fine tutti gli sforzi, o quasi,  fatti dal Pd e dai Cinque Stelle per giungere ad un candidato unico in grado di battere quelllo di centrodestra nelle regioni in cui si vota il 20 e il 21 settembre sono andati a vuoto. Tranne che in Liguria, ove il partito di Zingaretti farà drenare i suoi voti, in vertità senza…

Il debito buono e quello cattivo. Dalla dottrina Draghi al Recovery Fund

L’atteso intervento di Mario Draghi al Meeting di Rimini ha confermato le aspettative. L’ex presidente Bce ha esplicitato una posizione in sintonia, in sostanza, con quanto detto da Papa Francesco: siamo di fronte ad un cambiamento d’epoca, non (semplicemente) ad un’epoca di cambiamento. Questo comporta, anzitutto, nuove consapevolezze (l'austerità a oltranza è forse un dogma religioso ma non una ricetta…

×

Iscriviti alla newsletter