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Sfida accettata. E adesso si può tentare quello che, fino a poco tempo fa, sembrava quasi impossibile: creare i presupposti per un mercato europeo delle terre rare e dunque per un’indipendenza dalla Cina. Bruxelles ha presentato, proprio in queste ore, il nuovo piano strategico per limitare la dipendenza dalle terre rare e dai materiali provenienti dalla Repubblica Popolare. La Commissione ha annunciato un approccio più proattivo per rafforzare la sicurezza economica dell’Ue, attraverso un impiego più incisivo degli strumenti commerciali già disponibili e la creazione di nuovi meccanismi di intervento.

“Per consolidare la propria sicurezza economica”, hanno spiegato dalla Commissione europea, l’Ue farà uso degli strumenti esistenti, indipendentemente dalla loro finalità originaria. Inoltre, rafforzerà le proprie capacità di raccolta e analisi delle informazioni per orientare le decisioni europee e migliorare il coordinamento con gli Stati membri e con il settore privato”. In tal senso, l’Unione destinerà il prossimo anno quasi 3 miliardi di euro a progetti legati alle materie prime di importanza strategica, tra cui la miniera di molibdeno Malmbjerg della canadese Greenland Resources e l’impianto di estrazione di litio della Vulcan in Germania.

Per l’Europa, comunque, si tratta del primo vero atto nel solco della strategia americana. Anche gli Stati Uniti, attraverso una serie di accordi incrociati con Paesi ricchi di minerali ma fuori dall’orbita cinese, stanno portando avanti da diverso tempo un’opera di sganciamento dal Dragone. Tra le ultime operazioni in tal direzione, quella che ha visto il colosso Usa Rare Earth, siglare un accordo per l’acquisto del produttore di metalli e leghe rare Less Common Metals (Lcm), per circa 217 milioni di dollari in contanti e azioni.

Tornando all’Europa, l’obiettivo di Bruxelles è chiaro. Ridurre la dipendenza europea dalla Cina entro il 2030 a una forbice compresa tra lo zero e il 64%.

Il vicepresidente esecutivo della Commissione, Stéphane Séjourné, ha definito allarmante l’attuale dipendenza dell’Ue da un solo Paese per l’approvvigionamento di materie prime critiche. Anche il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, ha ribadito che “è imperativo che l’Europa rafforzi la propria sicurezza economica” in un contesto di commercio di eccesso di capacità industriale cinese che non accenna a diminuire.

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