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È un tempo difficile quel che vive il Paese. E in questa disagiata condizione anche il sindacato si sta adattando a reagire al meglio per rispondere alle esigenze dei lavoratori e alle necessita “dell’intera collettivita”. In questo senso anche la Uiltec nazionale ha operato con modalità nuove nei primi mesi del 2020 per far fronte all’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione devastante del virus conosciuto come Covid 19.

OPERARE “IN REMOTO”

Dai primi giorni di marzo di quest’anno, abbiamo messo in condizione la struttura nazionale e tutte le nostre realtà operanti sul territorio di agire “da remoto” evitando la presenza nelle sedi sindacali, ma allo stesso tempo garantendo la comunicazione in entrata ed in uscita di tutte le decisioni prese dal governo e le conseguenti applicazioni utili alla vita professionale e sociale dei lavoratori e delle famiglie degli stessi. L’elemento unificante di questa azione e’ stato rappresentato dalle periodiche riunioni dell’intero Esecutivo nazionale delle Uiltec i cui componenti sono stati collegati per videoconferenza. In queste circostanze abbiamo affrontato non solo le tematiche della questione sanitaria,ma anche i molteplici problemi di ordine sociale e di pubblico, sottolineando quel senso di comunità improntata alla solidarietà e al bene comune, il presupposto fondamentale per far fronte alla crisi in atto. Siamo stati messi alla prova, ma abbiamo dato il nostro meglio per aiutare a superare paure e rancori e per praticare assistenza e servizio a quanti rappresentiamo.

PRIVILEGIATI, MA SGUARNITI

Come ha sottolineato lo scrittore Antonio Scurati le generazioni che sono seguite al termine del secondo dopoguerra, in termini generali, “hanno avuto la fortuna di appartenere a quel pezzetto di umanità che, dati alla mano, è stato il più ricco, il più agiato, il più longevo e il più nutrito rispetto a qualsiasi altra epoca della storia umana. Questo ci ha sicuramente privilegiati dal punto di vista delle condizioni materiali della nostra esistenza, che hanno però portato con sé anche delle forme di penuria spirituale e morale che fanno sì che, quando giungiamo al momento della prova e del dramma collettivo, vi giungiamo del tutto immaturi e privi di quel sentimento tragico della vita che ha accompagnato per millenni le generazioni precedenti”. Proprio questo sentimento tragico della vita abbiamo provato duramente nell’esistenza in questi primi mesi del 2020 ed abbiamo reagito con il senso di responsabilità umana e la tenace capacità sindacale che ne è conseguita. Anche l’industria ed il lavoro che rappresentiamo in tale contesto vengono a trovarsi in uno stato di profonda difficoltà comparabile solo a quello vissuto nel già citato secondo dopoguerra mondiale. I dati diffusi ieri dalla Banca d’Italia e dal Centro studi di Confindustria rappresentano la drammaticità degli spaventosi cali della ricchezza nazionale e della produzione industriale. Nella seconda metà degli anni Quaranta però non vigeva quel regime di globalizzazione che caratterizza in modo cosi’ imperante l”attuale condizione dell’economia internazionale. Più di settant’anni fa, ricostruire economicamente nell’ambito dei singoli stati nazionali, o nella logica di specifiche aree di influenza, è stato in parte più semplice.

SI PARTE DAL SETTORE CHIMICO-FARMACEUTICO

Eppure, è bene tener presente che i settori produttivi che rappresentiamo in modo partecipativo attraverso un egregio sistema di relazioni industriali avranno, quando sara’ conclusa la fase emergenziale, una centralità mai avuta prima. L’industria farmaceutica, quella chimica, i settori energivori nel loro insieme, solo per fare un esempio, costituiranno il moto propulsore della crescita necessaria per uscire dalla recessione nazionale e mondiale E mai come in quel momento saremo chiamati ad agire sindacalmente con ulteriore senso di responsabilita’, capacita’ e lungimiranza.
Anche questa prospettiva significherà, innanzitutto, riuscire con le imprese ad imboccare la strada della ripresa. Ma prima che si giunga a quella fase occorre sconfiggere la diffusione del virus che sta cambiando totalmente le condizioni di vita sociali ed economiche della popolazione mondiale. Per quanto ci riguarda, al momento bisogna continuare a garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori sui luoghi di lavoro insieme alle giuste condizioni di vita materiale.

UN PAIO DI PROPOSTE

Da qui abbiamo avanzato un paio di proposte che possono rivelarsi utili a chi lavora nella speranza che il governo possa accoglierle.
Dobbiamo porci un problema di semplificare le procedure per arrivare direttamente ai salari delle persone. Nel mese di marzo la situazione al riguardo ha più o meno retto, ma con aprile la stessa peggiorerà di giorno in giorno con la cassa integrazione. Verrà sempre più compromessa la capacità reddituale e per questo si dovrà evitare che la realtà del lavoro diventi mera assistenza. Realisticamente abbiamo ancora tre mesi in cui si dovrà evitare l’erogazione della cassa integrazione che, così come viene data, riduce il potere di acquisto delle famiglie dei lavoratori sia al Nord che al Sud del Paese.
Invece, lasciando da parte anche il meccanismo dei buoni pasto, bisognerebbe erogarla al 100% del suo ammontare anticipandola direttamente sui conti correnti dei lavoratori. E poi, pensando ai lavori cosiddetti indispensabili come quelli della filiera alimentare, farmaceutica o dei servizi pubblici, è bene che, durante questo periodo di emergenza, vengano detassate al 100% le buste paga degli addetti interessati.
Questa soluzione rsppresenta un forte riconoscimento da parte del Paese verso coloro che devono lavorare in questo delicato periodo. Sono proprio loro che ricoprono un ruolo fondamentale per l’Italia. Contributi ed incentivi vari non possono bastare a risolvere il problema del reddito dei lavoratori che sono in prima linea. Ci vuole di più ed il governo ha la possibilità di agire presto e bene. Cercheremo di convincerlo a muoversi su questo versante.

 

Cassa integrazione al 100% e buste paga detassate. Le proposte di Pirani (Uiltec)

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