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L’Europa sta cambiando. Merito, se così sì può dire, del coronavirus, che ha posto Bruxelles e le sue istituzioni dinnanzi a un bivio: sopravvivenza delle economie e delle vite da una parte, rispetto dei patti dall’altra. Ha vinto la prima, tanto che ieri, per la prima volta dalla nascita dell’Unione, il Patto di Stabilità è stato messo, temporaneamente, fuori gioco. Che in Europa sia in atto un cambiamento irreversibile è convinto anche Pier Carlo Padoan, ex ministro dell’Economia nei governi Renzi e Gentiloni, con un passato da capo economista all’Ocse, oggi deputato dem.

Padoan due giorni fa è successo qualcosa che fino a qualche mese fa sembrava impossibile. Il Patto di Stabilità è stato sospeso. Una certa Europa è finita?

L’Europa, ma non solo, sta cambiando dinnanzi a questa gigantesca pandemia. La politica sta prendendo atto di una situazione estremamente difficile. La sospensione del Patto è una clausola enorme contenuta nei trattati e impone la sospensione delle regole fiscali, ma sia chiaro non è la fine delle regole.

Però è una decisione che non capita tutti i giorni. Il vento è cambiato?

Diciamo che certamente da questa situazione bisognerà uscire in un modo diverso: intanto combattendo la pandemia e fermando il contagio. Ma soprattutto questa deve essere l’occasione per ripensare l’intero modello di crescita dell’Europa. Contenere l’emergenza è l’imperativo ma poi occorre pensare al medio e lungo termine e con nuovi orizzonti.

Quale Europa dobbiamo immaginare?

Dobbiamo immaginare, innnanzitutto, un’Europa più sostenibile, dal punto di vista ambientale ma anche sanitario. Questo credo sia uno dei punti fondamentali da cui partire, cogliendo in pieno questa occasione storica.

Padoan la decisione della Commissione è erga omnes. Però sappiamo bene che in Ue c’è chi ha sempre visto piuttosto male chi sforava il deficit…

Dinnanzi a un impatto violento come questo, non credo che si possano fare distizioni. Parliamoci chiaro, anche i Paesi cosiddetti virtuosi si sono trovati dinnanzi alla necessità di salvare vite. Qui non parliamo più di rispettare le regole, non solo almeno. Ma di aiutare della gente. La politica economica è uno strumento della politica per affrontare queste situazioni e questa distinzione sta onestamente perdendo significato.

Ieri un ex ministro come Vincenzo Visco ha fatto notare, sempre dalle colonne di questa testata, che sforare il deficit è lecito in certe situazioni. Ma che comunque il disavanzo si paga sempre prima o poi…

Mi sembra un qualcosa di inoppugnabile. Ci sarà più deficit e meno crescita, anzi recessione. Da un punto di vista aritmentico il nostro debito andrà su. Bisogna prendere atto di questo e costuire un’economia più solida, e avere una strategia di lungo termine, conciliando l’economia verde con la sostenibilità sanitaria. Questo non può però avvenire senza strumenti europei, come gli eurobond per esempio.

Già, gli eurobond. Dell’emissione di debito europeo al fine di finanziare la ripresa si è parlato molto in questi giorni di crisi. Lei che ne pensa?

Si tratta di uno strumento più che importante direi indispensabile. Le finanze nazionali da sole non ce la fanno, serve uno sforzo europeo. Gli eurobond sono strumenti con cui gli Stati chiedono soldi e prestiti ai cittadini e alle famiglie, ma questa richiesta deve essere giustificata. Naturalmente sostenere esigenze sanitarie e di sostenibilità è una giustificazione. Ma gli eurobond non devono finanziare la spesa corrente ma anche quella in conto capitale, per gli investimenti e le infrastrutture. E anche la tecnologia: l’Europa ha un problema di riconversione del lavoro in chiave tecnologica, occore un welfare comunitario ridisegnato, finanziabile anche attraverso tali emissioni.

Parliamo della Bce. Un Qe da 750 miliardi, ma forse un tantino tardi. Impressione sbagliata?

La Bce alla fine lo ha fatto, ha messo il bazooka sul tavolo come ci ha abituato il whatever it takes, ha avuto qualche esitazione ma alla fine lo ha fatto e questo è quello che conta. Certamente c’è stato un incidente di comunicazione che mi auguro non si ripeta più. D’altronde dobbiamo convincerci che l’Euro e l’Europa sono istituzioni fondamentali che vanno preservate e gli strumenti per farlo ci sono.

L’Italia è costantemente sotto il giudizio dei mercati. Lei Padoan prevede nuove fiammate dello spread nelle prossime settimane?

In queste settimane l’andamento dello spread è stato molto volatile, sicuramente l’aumento del differenziale riflette il fatto che noi siamo in prima linea nella lotta al coronavirus ma anche che vi siamo arrivati in condizioni di fragilità. Se il governo si mostrerà deciso a contenere l’emergenza e poi a mettere in campo strumenti per ripartire, la fiducia tornerà. E forse la nostra capacità di reazione sul piano del Sistema sanitario ci darà un boost per il futuro, se è vero che il nostro Sistema sanitario si è mostrato finora un modello.

Vi spiego come cambierà l'Europa (e la nostra economia) con il coronavirus. Parla Padoan

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