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Gli occhi del mondo sono puntati su Alex Nain Saab Morán, il tesoriere di Nicolás Maduro arrestato a Capo Verde, che ha scatenato una corsa per l’estradizione tra Caracas e Washington. Alcune voci sostengono che Saab Morán vivesse in Italia, tra Roma e Milano. Certo è che la moglie, la giovane romana Camilla Fabri, lavorava come commessa in un negozio di abbigliamenti.

Siccome in busta paga riceveva soltanto 1800 euro, l’intestazione di un appartamento nella lussuosa Via Condotti di Roma per un valore di circa 5 milioni di euro ha provocato una denuncia del fisco. In Italia è partita un’indagine per riciclaggio, che coinvolge il marito Saab e il cognato, Lorenzo Antonelli, marito della sorella. Di Fabri però nessuna traccia. Per alcuni media la giovane moglie si troverebbe in Russia.

Ed è proprio la Russia uno dei Paesi più preoccupati per l’arresto di Saab. Joseph Humire, esperto di sicurezza internazionale e direttore di Secure Free Society, sostiene che i russi stanno negoziando la liberazione di Saab.

“Ho visto i passaporti diplomatici di Saab – spiega Humire al sito PanAm Post. Ha tre colombiani, due venezuelani e uno di Antigua e Barbuda […] La Russia non sta parlando solo per sé, lo fa anche per la Cina e l’Iran, per assicurarsi che gli Usa non abbiano accesso ad alcune informazioni. Sappiamo che Alex Saab è dietro i negoziati tra Iran e Venezuela, ma la Cina, per esempio, è anche dietro gli invii di petrolio”. La Cina ha una forte influenza a Capo Verde, dove ha investito nella costruzione di casinò e infrastrutture per il Turismo.

Funzionari e leader del governo venezuelano e di altri Paesi sono molto preoccupati per l’arresto di Saab. È la prima tessera caduta dell’organigramma del chavismo, e potrebbe provocare un effetto domino. È l’uomo a cui il leader del regime venezuelano ha affidato il rifornimento di alimenti per il programma di sussidi Comitato Locale di Rifornimento e Produzione, conosciuto come le scatole Clap; è lui il responsabile della rete statale di negozi di alimenti Abastos Bicentenario, della commercializzazione di oro venezuelano e della costruzione di “palestre verticali”, tra tanti altri affari. È stato a un passo di controllare l’impresa petrochimica Monómeros Colombo Venezolanos, oggi filiera di Petroquímica de Venezuela (Pequiven).

Per i giornalisti del sito venezuelano indipendente Armando.info (partner del Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi – Icij, con cui hanno collaborato per la sezione America latina dei Panama Papers) il nome di Saab è uno dei principali soggetti di inchiesta da molti anni.

Tra tutti i loro lavori sull’imprenditore colombiano c’è un reportage intitolato “Uno ‘zombi’ di Saab e Pulido quasi si impossessa di Monómeros”. Il lavoro verifica come, con società offshore, Saab e il suo socio Alvaro Pulido controllano nell’ombra affari miliardari in tutto il mondo.

Secondo il quotidiano El Nacional, Pulido, conosciuto anche come Germán Rubio Salas, era stato catturato nel 2000 e condannato per reati legati al narcotraffico nell’operazione “Crucero” sulla rete di traffico di droghe legata al Venezuela. Infatti, in un articolo de La Stampa del 13 ottobre 2016, che riporta i ricordi del pentito Oreste Pagano a Torino, si parla di un tale Germán Rubio Salas come “uno dei più grandi raffinatori di cocaina”. Condannato a 15 anni di prigione a Milano per reati commessi tra il 1991 e il 1992, Pulido (Rubio Salas) è stato estradato in Venezuela.

Anni dopo l’Italia sembra tornare nella storia di Saab e Pulido. Più volte i due hanno preso la gestione di imprese dello Stato venezuelano utilizzando il nome di terzi. A luglio del 2018, Maduro nominò Adrián Antonio Perdomo Mata presidente della Compagnia Generale di Minerali del Venezuela (Minerven), la statale incaricata di estrarre e commercializzare l’oro venezuelano. Lui, niente meno che un ex impiegato di Saab e Pulido nella impresa petrolifera svizzera-colombiana Trenaco, nonché nella Vram Holding e il Fondo Globale di Costruzione, la compagnia con cui il chavismo iniziò molti affari nel 2011.

Ad agosto del 2018, sempre secondo la ricostruzione di Armando.info, Minerven e la statale Carbones del Zulia hanno aperto imprese miste con società giuridiche turche, a nome di Lorenzo Antonelli. Antonelli è un giovane italiano, cognato di Camilla Fabri, la moglie romana di Saab, accusata di frode fiscale in Italia.

“Come l’aspirante presidente di Monómeros, Ronald Ramírez, che aveva messo la faccia a Caracas per Adon Trading FZE, il giovane Lorenzo Antonelli ha un ruolo simile nella rappresentazione dell’impero Saab e Pulido – si legge su Armando.info -, tanto per quella impresa, con sede negli Emirati Arabi Uniti, come un’altra sede a Hong Kong, che fa affari con il Venezuela”.

Il nome di Antonelli, per esempio, sembrerebbe essere in una fattura emessa da Adon Trading FZE a settembre del 2019 alla Corporazione Unica di Servizi Produttivi e Alimentari del Venezuela. Hanno venduto 80.000 chili di lenticchie per il programma di sussidi di alimenti Clap per quasi 250.000 dollari, anche se la Adon Trading FZE, da quanto si legge sul suo sito, vende farmaci e fertilizzanti.

Questa fattura fa parte di un contratto più ampio, sottoscritto con la Corporazione Venezuelana di Commercio Estero, epicentro delle importazioni pubbliche: circa 345 milioni di dollari per pacchetti di alimenti forniti da Assasi Food Fzc, registrata negli Emirati Arabi Uniti e legata anche questa a Saab e Pulido.

Tempo fa, invece, Saab non nascondeva di appoggiarsi a imprese italiane per gestire gli affari con il governo venezuelano. Nel 2017, in un’intervista concessa al quotidiano El Tiempo, l’imprenditore spiega di avere un’unica impresa, il Fondo Globale di Costruzioni del Venezuela, e che successivamente avrebbe acquisito la partecipazione di terzi. “Il Venezuela presentò un programma di edilizia 10 anni fa, per costruire più di 3 milioni di case – spiegava Saab. La mia offerta è con un sistema italiano di costruzione, che ha più di 50 anni sul mercato, e 60 fabbriche nel mondo, per le pareti e i tetti, con molto risparmio nel consumo di ferro e cemento”. Le imprese di Saab, legate al regime di Maduro, sono tante in giro per il mondo, alcune di queste, appunto, con tasselli importanti in Italia.

Il tesoriere di Maduro (arrestato) ed i suoi link. Anche in Italia

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