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Il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, è tornato a dettare la linea per la messa a terra degli investimenti del Pnrr per i prossimi mesi, ma anche a chiedere alla stessa Ue uno sforzo in più. L’occasione è arrivata con l’audizione alla Camera relativa al quadro finanziario pluriennale europeo, vale a dire i fondi che Bruxelles mette a disposizione, nelle sue varie forme, dei Paesi membri.

“Per un Paese come il nostro che non ha una grande capacità fiscale a differenza di altri Paesi, il tema della flessibilità sui programmi esistenti già finanziati rappresenta una grande opportunità sia per quanto riguarda le politiche di coesione sia relativamente al Pnrr. In questo contesto abbiamo appunto presentato una proposta alla Commissione europea e nei prossimi giorni lavoreremo nella direzione di definire questi aspetti”, ha chiarito il ministro. Il messaggio è chiaro, Bruxelles deve garantire un sufficiente spazio di manovra anche per quanto riguarda le risorse già stanziate per l’Italia, sia che si tratti del Pnrr o di altri fondi.

Altra questione, non di minor conto, la coesione che a detta del governo italiano “rappresenta una priorità sia dal punto di vista della tenuta della voce di bilancio perché noi siamo tra i maggiori beneficiari della coesione, sia perché il tema dell’allargamento dell’Unione europea apre in prospettiva la riflessione su alcune voci e questa è una di quelle: è chiaro che allargando l’Unione europea, bisogna chiarire le regole d’ingaggio perché si rischia di rimodulare i numeri e le dimensioni dei Paesi che possono ambire alla politica di coesione. C’è la necessità di costruire su questo un confronto serio che sarà sicuramente il tema della prossima legislatura”.

Sul Pnrr e sui risultati raggiunti da Palazzo Chigi è intervenuto anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, Alessio Butti. Il quale ha tracciato un suo personale bilancio. “Più di 6 miliardi sono dedicati alla digitalizzazione della Pubblica amministrazione con progetti che abbracciano tutte le componenti di un processo di digitalizzazione, dalle infrastrutture, che devono essere portate in cloud per assicurare la scalabilità e la resilienza, alla Cybersicurezza, alle piattaforme abilitanti per assicurare interoperabilità, servizi di notifica e pagamento, all’interfaccia della Pa verso i cittadini, fino agli interventi sulle competenze digitali degli utenti”, ha spiegato Butti, sempre da Montecitorio.

“Una rivoluzione che non potrebbe essere possibile senza la giusta infrastruttura che assicuri la connettività a cittadini, imprese e Pa: per questo sono previsti 6,7 miliardi destinati ai progetti per il collegamento in fibra e 5G per tutte le aree ancora non raggiunte da questi servizi e con interventi mirati dedicati a scuole, sanità ed isole minori”. Tutto questo, ci ha portato a mantenere le promesse, raggiungendo e certificando le prime 15 milestone e target sulle 64 previste per tutti i nostri interventi, e ci pone in linea con il raggiungimento delle successive”.

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