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Il vertice del premier Giuseppe Conte con le opposizioni sul Covid19 è durato due ore. La “triplice” del destracentro (Salvini, Meloni, Tajani) è uscita da Palazzo Chigi con una posizione sì comune anche se espressa con tre sfumature diverse. Salvini ha detto di aver ricevuto solo no da Conte, Meloni e Tajani più morbidi fanno riferimento al fatto che il premier ha promesso di tenere in considerazione l’idea del super commissario, con il nome che è stato fatto circolare nei giorni scorsi di Guido Bertolaso (che però ha detto sui giornali di oggi che preferirebbe rimanere dov’è).

Che cosa si muove all’orizzonte? Quello che doveva essere un momento di confronto per trovare l’unità ideale di tutti i partiti sul decreto cosa ha prodotto?

PREOCCUPAZIONE

Il leader della Lega dopo l’incontro con il premier Conte sul coronavirus parla per primo e dice: “Esco preoccupato. Abbiamo portato le voci di chi chiede misure drastiche subito, ma la risposta è stata no”. E in un tweet spiega in dettaglio di voler esprimere “sostegno pieno ai governatori, ai sindaci e ai cittadini che chiedono misure ferme, certe, sicure. Salvo i servizi essenziali, è necessario chiudere tutto subito, per poter ripartire il prima possibile”.

Diverse le parole di Giorgia Meloni: “Siamo disponibili a votare il decreto per lo scostamento di bilancio a patto che venga garantito che sia l’inizio di un percorso”. La leader di Fratelli d’Italia usa toni e accenti diversi, mettendo in risalto l’esigenza che le misure da adottare per il virus facciano parte di un disegno, condiviso e strutturato, a sostegno delle categorie che stanno soffrendo.

CHIUDERE TUTTO

E osserva: “Abbiamo chiesto misure chiare, certe, definitive. Riteniamo che sarebbe utile chiudere tutto per 15 giorni, garantendo un piano di misure ovviamente per i servizi di prima necessità. Il rischio è che si debba arrivare a misure di questo tipo magari tra 15 giorni. Significherebbe aiutare il contagio e poi comunque dover prendere quelle misura. Richiesta al momento non accettata, speriamo non serva in futuro”. Ma Conte “ha aperto alla possibilità di nominare un commissario” per gestire l’emergenza Coronavirus anche se “non è detto che poi lo farà”. Quindi non una chiusura, anche se dopo gli endorsements pubblicati ieri qualcuno si spinge a pensare che una personalità forte e mediaticamente attrezzara come Bertolaso non sia poi così gradita a Palazzo Chigi.

MES

C’è inoltre sul tavolo il tema dell’Eurogruppo sui cui Meloni ha chiesto che lunedì non si discuta di Mes. “Il premier Conte ha detto che il Mes non è una priorità quindi confido che lunedì venga chiesto di non discuterne”. Passaggio ribadito anche dal vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani: “Il presidente del Consiglio ci ha detto che il Mes non è una priorità”, che aggiunge: “Basta perdere tempo. Servono misure più drastiche per salvare il maggior numero di vite umane. Il governo recepisca queste indicazioni il prima possibile”.

GOVERNO DI UNITA’?

Anche il filofofo Massimo Cacciari ieri ha osservato che non sarebbe polemico né strumentale ragionare su un governo di salute pubblica e di emergenza nazionale. Ma non per voler forzare questa o quella mano, bensì perché l’esigenza di un nemico comune contempera la parallela esigenza di un governo di tutti (possibilmente di migliori). Sul punto si registra il no di Fratelli d’Italia. “Non c’è l’ipotesi di un governo di unità nazionale” ha detto Meloni al termine dell’incontro con il premier.

Che cosa succede adesso dopo il vertice Conte-opposizioni? Potrebbe essere stato l’inizio di un lento avvicinamento, ma se qualcuno sperava in un momento di confronto per trovare l’unità ideale di tutti i partiti sul decreto resterà deluso. Di unità non se n’è vista, né durante il vertice né dopo. Domattina si svolgerà il Cdm sullo scostamento del deficit dagli obiettivi programmatici 2020 che il Parlamento deve poi autorizzare, con l’obiettivo di dare il via libera alle misure per fronteggiare l’emergenza Covid19.

twitter@FDepalo

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