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C’era una volta il vecchio catenaccio all’italiana. Difesa solida ma pronta a ripartire in contropiede e fare goal. Il decreto Rilancio è più o meno questo, secondo una metafora calcistica usata da Pier Carlo Padoan, ex ministro dell’Economia nei governi Renzi e Gentiloni e oggi deputato Pd. Respingere il nemico, per poi colpire a fondo.

Padoan, il decreto Rilancio vale quasi come due manovre. Un suo giudizio?

Per valutare bene il decreto Rilancio dobbiamo capire altrettanto bene in che condizioni siamo, ricordiamoci che stiamo scontando una domanda crollata del 10%, un impatto violentissimo sulle famiglie. Il primo compito che si è posto il decreto è dunque non a caso quello di frenare l’emorragia e salvare l’economia laddove dovesse precipitare. Se volessimo utilizzare una metafora calcistica per questo decreto, potremmo usare quella della difesa a catenaccio, tipica dei tempi andati, usata contro un avversario fortissimo per poi provare a reagire in contropiede e magari vincere la partita. Alcune squadre nei tempi d’oro ci sono riuscite.

E la nostra, di squadra, ci riuscirà a vincere la partita?

Nel decreto ci sono diverse norme, gran parte di esse sono destinate a sostenere il reddito delle famiglie, ma ci sono anche importanti misure per le imprese, tra cui minori tasse e misure per la loro ricapitalizzazione. Questa è però la premessa, ma non basta.

Che cosa serve, allora?

Ci sono infatti due condizioni che vanno rispettate: innanzitutto che i tempi di trasferimento delle risorse stanziate ai beneficiari siano molto più celeri del passato e poi l’esaurimento del lockdown, perché fino a quel momento le misure di sostegno alla domanda impatteranno sull’offerta in modo troppo debole.

Il governo ha tagliato per il 2020 l’Irap per le imprese. Una buona notizia, ma non crede che l’occasione sia ghiotta per una riforma fiscale più profonda?

Certamente il taglio dell’Irap è una premessa per una riforma fiscale più ampia, che è possibile e necessaria ma bisogna tenere conto del momento. Bisogna pensare di introdurre riforme fiscali in condizioni un po’ più normali di queste. Non mi stupirei se ci fosse la possibilità di avviare un percorso di riforma fiscale, che peraltro il governo aveva già avviato, già dalla prossima legge di bilancio. Io auspico che si approfitti di questa crisi per avviare un percorso di riforma.

Prima abbiamo menzionato la liquidità che non arriva. Qualcuno se l’è presa con le banche, lei che dice?

Le banche non sono l’anello debole della catena. Esse hanno dovuto operare in una situazione di burocrazia complessa che certo non aiuta dinnanzi a una crisi di queste dimensioni. Ma ora mi pare di capire che la situazione si stia normalizzando. Certamente c’è un problema di protezione penale per molti funzionari che devono approvare i prestiti con garanzia pubblica. Una eccessiva burocrazia e un sentimento di scarsa protezione da parte dei funzionari non aiuta ma questa situazione va superata il prima possibile.

Padoan, in Italia si dibatte ancora sul Mes. Ma questi 36 miliardi li dobbiamo accettare o no?

Sul Mes è questione di aritmetica. Se accettiamo le risorse, 36 miliardi senza condizioni, risparmiamo alcuni miliardi in alcuni anni, visto che prima o poi il debito che stiamo accumulando dovrà essere ridotto. E il fatto di avere oggi indebitamento a costi molto più ridotti rispetto al mercato, va considerato.

Oggi Confindustria ha calcolato per marzo, primo mese di lockdown, un crollo della produzione industriale del 28%. C’è da reggersi forte…

I dati di Confindustria ci parlano di una brutta caduta. Ma la vera domanda è un’altra e cioè se ci sarà una ripresa a V cioè una ripresa rapida, oppure una situazione per cui rimarremo ancora sul fondo prima di salire, come dicono alcuni. Mi auguro sinceramente che grazie alle misure di cui abbiamo parlato questa ripresa sia il più rapida possibile.

Catenaccio e contropiede, così l'Italia può battere la crisi. Parla Padoan

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