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Il generale quattro stelle Paul Nakasone è stato scelto da Open AI — la società creatrice del chatbot basato su intelligenza artificiale generativa ChatGpt — come nuovo membro del board of directors con l’obiettivo esplicito di aiutare la protezione contro “cattivi attori sempre più sofisticati”. Testimonianza che sicurezza — dunque anche relazioni internazionali e geopolitica — ed emerging technology sono sempre più concatenate, anche perché sicurezza ed economia sono sempre più interconnesse. Nessuna novità o stupore insomma, solo conferme di un quadro definito e in evoluzione.

Nakasone è un nome enorme nel settore della cybersecurity, ex comandante del Cyber Command — il comando strategico che il Pentagono ha dedicato al mondo cibernetico, facendo da apripista per impostazioni simili in altri Paesi — e poi della National Security Agency (il cui incarico è finito non più tardi di febbraio). Il passaggio al privato è stato rapido e arriva in un momento in cui il board della società di AI ha bisogno di ordine dopo i burrascosi cambiamenti dello scorso anno, e soprattutto la società — riferimento globale per i sistemi Llm — ha bisogno di protezione.

“Man mano che la tecnologia di AI diventa sempre più capace nel percorso verso l’artificial general intelligence – spiegano dall’azienda – stiamo diventando più resistenti alle minacce sempre più sofisticate alla sicurezza informatica”. La scelta del generale va vista anche alla luce delle domande poste dalla politica e dalle istituzioni riguardo alla società, e in particolare sul suo approccio nel trattare una materia così delicata e i dati collegati.

Il consiglio di amministrazione di OpenAI è tecnicamente un’organizzazione senza scopo di lucro, ma governa anche l’attività in rapidissima crescita della società. E OpenAI vale molto di più di ciò che legalmente la definisce: la società è un benchmark globale nel mondo dell’intelligenza artificiale e il suo valore a livello di sicurezza e interesse nazionale è totale. Per esempio, sono i suoi sistemi che al momento definiscono l’enorme vantaggio tecnico-strategico degli Stati Uniti sulla Cina nel settore dell’AI.

Nakasone si unisce in questi giorni (la nomina è di una settimana fa) anche al nuovo Comitato per la sicurezza e la protezione di OpenAI, un gruppo che dovrebbe consigliare il board sulle “decisioni critiche di sicurezza e protezione” per i suoi progetti e operazioni. Il gruppo di sicurezza ha sostituito un precedente Security team che è stato sciolto dopo che molti dei suoi leader si sono dimessi.

L’inserimento del generale rientra in una serie ampissima di procedure in corso negli Stati Uniti come altrove (anche in Italia, come racconta l’iter del ddl Cybersicurezza) per rafforzare il perimetro della sicurezza nazionale cyber anche attraverso il miglioramento della cooperazione pubblico/privato. In questo, come ricordato dal generale Giovanni Gagliano, capo del VI Reparto Informatica, Cyber e Telecomunicazioni dello Stato Maggiore della Difesa, durante un recente evento organizzato da Med-Or, Nakasone è un modello da seguire: le cooperazioni del CyberCommand quando è nato si limitavano a 20 aziende, mentre attualmente — un decennio dopo — sono 400. Anche per questo, OpenAI lo ha scelto.

D’altronde, come spiega a Gabriele Carrer il docente alla School of Foreign Service della Georgetown University Andrew Imbrie, “la storia ci insegna che l’innovazione tecnologica è intrinsecamente legata ai contesti geopolitici. I governi democratici, come quelli del G7, stanno lavorando per definire regole che garantiscano che l’intelligenza artificiale sia potenziante, sicura, responsabile e affidabile”.

Scelte come quella di Nakasane fatta da OpenAI rientrano in questo grande processo di gestione del mondo dell’intelligenza artificiale. Proteggere l’AI, a cominciare dai dati collegati, significa proteggere le democrazie, diceva a Formiche.net Francesco Lapenta della John Cabot.

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