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Delusi dalle democrazie. Fan dei regimi illiberali. Arrabbiati con la Cina, ma anche affascinati. Che succede agli italiani?

Un sondaggio dello Iai (Istituto affari internazionali) e del Laps (Laboratorio analisi politiche e sociali) dell’Università di Siena svela come tre mesi di pandemia hanno cambiato la percezione della politica estera nell’opinione pubblica italiana.

LA CINA È (PIÙ) VICINA

Lo studio accende i riflettori su un attore internazionale entrato prepotentemente nel dibattito pubblico italiano negli ultimi mesi: la Cina. “L’opinione degli italiani sul comportamento della Cina nel contesto dell’emergenza Covid-19 è piuttosto articolata”, spiegano i ricercatori.

“Da una parte, alle autorità cinesi viene quasi unanimemente attribuita una responsabilità nella diffusione del virus; dall’altra, ciò non si traduce in un sentimento di ostilità nei confronti della Cina, cui viene riconosciuto il merito di aver gestito con efficienza l’emergenza sanitaria È apprezzato anche il sostegno fornito da Pechino all’Italia per fronteggiare la pandemia”.

CHI VUOLE IL PROCESSO A PECHINO

Numeri alla mano, il quadro che si presenta non è banale. Il 79% degli italiani, cioè quattro su cinque, ritiene che la Cina “dovrebbe ammettere la propria responsabilità” per la pandemia. La richiesta di trasparenza, e di una indagine internazionale sulle origini del virus, in Italia fatta propria da alcune forze politiche, soprattutto sul lato dell’opposizione, trova quindi ampio riscontro fra gli italiani.

GLI EFFETTI DELLA CAMPAGNA DI AIUTI

Ma a questa tendenza se ne accosta un’altra, di verso opposto. Il 77% ritiene infatti che la campagna di aiuti sanitari arrivati dalla Cina a partire da marzo sia “un gesto di solidarietà nei confronti degli italiani”. Il 12 marzo, nel pieno dell’emergenza, il governo cinese ha inviato da Shanghai un aereo con equipaggiamento sanitario e un’équipe di medici.

L’iniziativa è stata ripresa da una sonora attività di promozione da parte dell’ambasciata cinese (su Twitter, ha svelato Formiche.net, amplificata dall’uso di bot). Nelle settimane successive il via vai di aerei cargo è proseguito, fra applausi e qualche polemica (molti degli “aiuti” erano in realtà contratti del governo italiano).

Obiettivo riuscito se, come mostra il sondaggio, il bilancio dell’opinione pubblica è positivo, quasi all’unisono. Di più: il 63% degli intervistati crede che “il governo cinese dovrebbe essere preso come esempio per la gestione dell’epidemia da coronavirus”. Il “modello Wuhan”, in Italia, esercita un certo fascino. Rimane comunque un 52% di italiani (dunque una maggioranza) che ritiene che “la politica degli aiuti all’Italia sia da considerare come una mossa di Pechino finalizzata ad aumentare l’influenza politica cinese in Italia”.

CHI HA CREATO IL VIRUS?

A dimostrazione che sulle responsabilità cinesi nella diffusione del virus esiste un fronte compatto nell’opinione pubblica italiana, il sondaggio aggiunge un altro tassello: il 55% degli italiani crede che il Covid-19 sia nato in un laboratorio cinese, a Wuhan. La tesi di quello che i ricercatori chiamano “complotto cinese” attraversa lo spettro dei partiti con risultati molti diversi. Raggiunge un picco nella Lega (72%), e in Fi e FdI (intorno al 62%).

Sul fronte opposto, una sorpresa: il Pd è apparentemente più “filo-cinese” del M5S. Soltanto il 29% degli elettori dem ritiene infatti plausibile la teoria del virus made in China, “di gran lunga la percentuale più bassa registrata tra i diversi elettorati”. Nei Cinque Stelle quella percentuale sale al 54%.

FDI FILO-USA, FI E LEGA UN PO’ MENO…

Al “complotto” contrario, quello per cui sarebbero gli Usa ad aver creato il virus (tesi sostenuta da alcuni alti diplomatici cinesi), crede una minoranza, il 36% degli italiani. E se il Pd respinge la tesi (ci crede solo il 24%, a dimostrazione che i suoi elettori sono “i meno propensi in assoluto ad aderire a teorie complottiste”), “la teoria del complotto americano trova invece maggiori sostenitori tra gli elettori di Forza Italia (45%), Lega (42%) e Movimento 5 Stelle (42%)”. Eccezione FdI di Giorgia Meloni, che rispedisce al mittente i sospetti contro gli Usa (il 28% degli elettori le crede plausibili).

DEMOCRAZIE FUORI MODA

Il dato cinese deve essere letto in controluce con un altro dettaglio non irrilevante. La grande maggioranza degli italiani (il 73%) crede che le democrazie liberali abbiano fallito il test del Covid-19. Si registra cioè una diffusissima disaffezione verso il concetto stesso di democrazia, associata a una risposta debole e non tempestiva all’emergenza sanitaria ed economica. Il risultato varia non di poco a seconda delle forze politiche.

“Gli elettori più critici nei confronti della risposta delle democrazie all’emergenza sono quelli della Lega e di Fratelli d’Italia (oltre l’80%), ma anche negli altri partiti si registrano percentuali sostenute che vanno dal 59% degli elettori Pd al 76% di quelli di Forza Italia”, si legge nel rapporto. In mezzo il M5S, con il 70%.

TUTTI CONTRO L’UE

Nel tritacarne del modello delle democrazie liberali finisce anche l’Ue, organizzazione che, sulla carta, ne racchiude ben 27. L’impatto dell’emergenza sull’immagine pubblica dell’Ue è devastante. Il 79% degli italiani “ritiene che la pandemia abbia dimostrato il completo fallimento dell’Ue”. Un pollice verso che, a questo giro, è davvero trasversale a tutte le forze politiche. Se non sorprendono troppo i dati di Lega e FdI (l’86% e il 92% degli elettori bocciano l’Ue), non lasciano indifferenti quelli di Pd e FI, due partiti rappresentati a Bruxelles dalle forze che governano, Ppe e Pse: il risentimento contro il progetto comunitario abbraccia, rispettivamente, il 71% e il 67%.

No all'Ue, sì alla Cina. L’opinione degli italiani nel sondaggio Iai/Laps

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