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New York. La sfida di Usa 2020 si gioca sulla Cina. La terra del Dragone sta emergendo sempre più come il terreno di scontro per la conquista della Casa Bianca tra il presidente Donald Trump e il candidato democratico in pectore Joe Biden.

Il modo in cui il tycoon gestisce la pandemia di coronavirus, ormai é evidente, decreterà il suo successo o la sua sconfitta alle elezioni di novembre. The Donald sta usando una strategia che gli é particolarmente congeniale, ossia quella dell’attacco come miglior difesa, e punta il dito contro l’ex vice presidente affermando che a lungo ha cercato di compiacere Pechino.

Sulla sponda Dem, il leit motiv che con tutta probabilità dominerà i prossimi mesi é d’altro canto l’accusa a Trump di essere responsabile di milioni di lavoro persi e decine di migliaia di morti per aver lasciato l’America “impreparata e non protetta” nella lotta al Covid-19.

Ma lo scontro con il Dragone va molto al di là dell’emergenza legata al virus, e per gli esperti la situazione attuale causerà un ulteriore deterioramento delle relazioni economiche, diplomatiche e di sicurezza più importanti al mondo.

Biden, intanto, afferma che la sua decennale esperienza nel trattare con la Cina lo rende più adatto di Trump nella gestione del rapporto con il gigante asiatico. Come senatore prima e come vicepresidente poi, ha sostenuto accordi commerciali con Pechino e ha trascorso tempo con diversi leader cinesi, in particolare con l’attuale presidente, Xi Jinping.

Secondo i suoi consiglieri ha portato avanti gli interessi degli Stati Uniti respingendo l’espansione di Pechino nel Mar Cinese Meridionale e la pressione sulla politica economica. Nel corso dell’attuale campagna elettorale, tuttavia, spesso ha sminuito le capacità della Cina di superare gli Usa come potenza globale.

“Non sono concorrenti per noi. La Cina porterà via il nostro pranzo? Suvvia”, disse circa un anno fa durante un comizio in Iowa. Affermazione su cui si sono scatenate le critiche da parte dell’entourage di Trump e dei repubblicani, ma anche qualche perplessità da parte dei moderati Dem.

Nel corso degli ultimi mesi, tuttavia, l’ex numero due di Obama sembra aver corretto il tiro. Bonnie Glaser, direttrice del China Power Project presso l’osservatorio “Center for Strategic and International Studies” di Washington, ha sottolineato come Biden abbia “minimizzato la minaccia proveniente dalla Cina”, ma nell’ultimo anno ha capito o che Pechino costituisce una grande minaccia, oppure che il suo approccio non era opportuno dal punto di vista politico.

E addirittura, nel febbraio scorso, ha attaccato il Comandante in Capo accusandolo di essere troppo debole e accondiscendente con la Cina sul fronte del coronavirus. Rivendicando pure quanto efficace fu la risposta dell’amministrazione Obama – in cui era vice presidente – contro l’epidemia di Ebola.

Secondo Pete Buttigieg, ex candidato alle primarie democratiche ed ex sindaco di South Bend (Indiana), Trump sta invece cercando di deviare la colpa del fallimento nella gestione della crisi del Covid-19 cercando di dipingere Biden come “candidato dei sogni” di Pechino.

In un editoriale sul Washington Post, la giovane stella del firmamento Dem ha citato le parole del presidente, per cui la Cina “farà tutto il possibile per farmi perdere questa gara”. In realtà, Buttigieg é convinto che sia proprio Trump “il candidato dei sogni di Pechino”, e “il governo di Xi sarebbe più che felice di avere a che fare con lui per altri quattro anni, poiché nel suo primo mandato non ha messo in ginocchio il Dragone, ma l’ha reso più forte”.

I Dem alla prova Cina. E se fosse Trump il candidato dei sogni di Pechino?

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