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Un caccia russo ha compiuto una missione di intercettazione aggressiva di un aereo della marina americana sopra le acque del Mediterraneo orientale domenica. Sia Mosca che Washington hanno confermato l’attività. È stata la Sesta flotta degli Stati Uniti, che copre l’Europa sia con unità navali che con le forze aeree connesse, a dichiararlo in una nota domenica. Un SU-35 Flanker “ha volato in modo non sicuro e poco professionale” mentre intercettava un pattugliatore marittimo P-8A Orion della US Navy. La Marina americana ha sottolineato che si trattava della seconda operazione del genere nel giro di soli cinque giorni. La prima, identica, avvenuta il 15 aprile nello stesso quadrante.

Prima di andare avanti, una quadro più ampio: dal 12 aprile, secondo l’iniziativa geo-strategica “Forward Deployment Presence”, unità navali e aereonavali americane sono attive in forma contemporanea e intercomunicante su tre mari europei. Il cacciatorpediniere “USS Donald Cook” è nel Baltico, il pariclasse “USA Porter”è nel Mar Nero, mentre ai P/8 del Patrol Squadron 4 di Sigonella tocca il Mediterraneo orientale. Ossia, sono gli estremi dell’iniziativa Trimarium: nata su idea polacca nel 2015, dopo il terzo summit del 2018, a Bucarest, ha assunto pesi ulteriori. In breve, si tratta di un progetto geopolitico intra-europeo che propone di stimolare un più rapido sviluppo nella regione orientale bagnata dai tre mari, al fine di attenuare il divario con il resto d’Europa e favorire l’integrazione. In pratica, vuole creare sinergie indirizzate a consolidare l’Unione e a potenziare le relazioni transatlantiche. Aspetti strategici che Mosca — vocata alla disarticolazione dell’Ue — detesta.

“Le azioni inutili del pilota del SU-35 russo sono state  incompatibili con la buona aeronavigabilità e le regole di volo internazionali, compromettendo seriamente la sicurezza del volo di entrambi i velivoli”, ha detto la Marina americana: “Sebbene l’aereo russo operava nello spazio aereo internazionale, questa interazione era irresponsabile. Ci aspettiamo che si comportino secondo gli standard internazionali stabiliti per garantire la sicurezza e prevenire incidenti”.

L’esercito russo ha affermato in risposta che i propri aerei sono decollati dalla base aerea siriana di Hmeimim per identificare un obiettivo in avvicinamento alle strutture militari russe in Siria. I P/8 vengono usati per la raccolta informazioni, ed è possibile che si fossero avvicinati al teatro siriano per monitorare quanto sta accadendo nell’area di Idlib, zona molto calda che il regime sta cercando di strappare dalle mani delle opposizioni. Ultimo baluardo dei ribelli che ha visto l’intervento turco in fase pro-attiva anti-Assad.

“Il pilota del caccia russo dopo l’approccio ha identificato il numero di coda dell’aereo appartenente alla Marina degli Stati Uniti, e lo ha preso come scorta”, si legge in una nota della Difesa di Mosca, aggiungendo che l’aereo da ricognizione americano ha poi cambiato rotta di volo. I russi sostengono che stesse volando verso la base aerea, che è uno dei nodi logistici della missione russa in Siria e uno degli avamposti strategici russi nel Mediterraneo orientale.

La vicenda conferma qualcosa già visto in passato. Intercettazioni del genere sono già successe più volte, sebbene ultimamente fossero diminuite. Mercoledì scorso, la Marina americana ha dichiarato che un jet russo aveva effettuato una manovra invertita ad alta velocità di fronte a un aereo americano durante un’intercettazione “non sicura” nella stessa area. La manovra è stata un gesto da top gun, volo rovesciato sopra al mezzo Usa.

Il comandante degli Stati Uniti in Europa ha detto giovedì che gli Stati Uniti hanno “avviato una colloqui con i parigrado a Mosca” per chiedere spiegazioni sull’incidente. Il generale Tod Wolters, comandante del EuCom degli Stati Uniti e comandante supremo alleato della NATO, ha detto di ritenere che le mosse del jet russo Su-35 fossero “non professionali”, ossia rischiose. È evidente che un incidente aprirebbe un quadro diplomatico delicatissimo e potrebbe essere interpretato dalle parti come un atto di guerra.

Nonostante i tentativi di avvicinamento a Mosca spinti dalla Casa Bianca, gli apparati americani e russi su più livelli continuano confronti dai toni ostili. Sempre mercoledì, lo SpaceCom ha dichiarato che Mosca ha condotto un test su un missile anti-satellite. Il generale John W. “Jay” Raymond, che e guida il comando spaziale, ha affermato che il test russo “fornisce ancora un altro esempio che le minacce ai sistemi spaziali statunitensi e alleati sono reali, gravi e in crescita”.

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