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Dal Conte 1 al Conte 2, chi immaginava un ridimensionamento di Luigi Di Maio starà rifacendo i conti. Ultimo episodio in ordine di tempo è l’approvazione del Dl sulla liquidità alle imprese. Il tentativo del ministro dell’Economia, che è un pezzo da novanta del governo e del Pd, di esercitare un primato su Sace (società assicurativa di Cdp specializzata nel supporto all’export) è stato respinto. La Farnesina resterà a presidio del commercio estero, anche per la fase delicata degli aiuti alle imprese.

Dopo essersi liberato dalla quotidiana battaglia con Matteo Salvini e alleggerito del ruolo di Capo politico del Movimento 5 Stelle e della responsabilità di due ministeri, quello del Lavoro e dello Sviluppo Economico, la “sola” guida degli Esteri nel governo Conte 2 non ha rappresentato per Di Maio una diminutio, ma semmai la premessa di una maggiore centralità.

Traslocando alla Farnesina, il leader pentastellato ha colto il valore politico della diplomazia italiana, come ricordato recentemente su Formiche.net. Quindi, ha portato dal Mise la delega al commercio estero, ed è in questa cornice che si colloca il nuovo “Patto per l’export” annunciato ieri sera dal ministro su Facebook “che ci permetterà di intervenire a favore delle aziende italiane”.

Ecco perché il braccio di ferro con Gualtieri era politicamente cruciale. Da Sace passeranno le garanzie per la liquidità a tutte le aziende. “Lo Stato metterà 400 miliardi – 200 nel 2020 e altri 200 nel 2021 – per garantire i prestiti che le imprese otterranno dalle banche per i loro piani di investimento e di esportazione. Lo Stato, inoltre, assicurerà 50 miliardi di garanzie date da Sace agli esportatori che ci permetteranno di liberare almeno altri 50 miliardi per le imprese”, ha spiegato Di Maio.

Il ministro degli Esteri aveva già lavorato con l’ad di Cdp, Fabrizio Palermo, per rafforzare Sace e Simest anche in termini di governance. Mossa strategica è stata quella di ingaggiare Pasquale Salzano, uno dei più eclettici e stimati diplomatici italiani, che può vantare l’esperienza di ambasciatore in Qatar e quella di capo delle relazioni esterne di Eni. Davvero difficile trovare una professionalità così completa, fra rapporti con la Farnesina ed il mondo economico. Un’altra prova del fatto che il commercio estero non è un capriccio del ministro ma una scommessa politica.

Quando i dirigenti del Mef hanno pensato di riportare Sace nell’orbita di Via XX Settembre (anche per ragioni comprensibili), era prevedibile che la reazione della Farnesina sarebbe stata forte. E così è stato. Il risultato tecnico in attesa di leggere il decreto in Gazzetta Ufficiale sembra essere un mix di norme pasticciato. Dal punto di vista politico l’esito è invece molto più chiaro.

Di Maio c’è, eccome.

Commercio estero e diplomazia. Ecco la partita politica di Di Maio

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