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Durante il discorso annuale sullo stato della nazione di Vladimir Putin, tenutosi lo scorso mercoledì, il presidente ha chiesto un’importante riforma costituzionale. Oggi il Primo Ministro Dmitry Medvedev ha appena annunciato che tutto il gabinetto ministeriale russo si dimetterà formalmente.
In una dichiarazione pubblica, Medvedev ha affermato che gli emendamenti proposti alla Costituzione dl Presidente Putin cambieranno l’equilibrio di potere tra i poteri costituzionali tripartiti: esecutivo, legislativo e giudiziario.

“In questo contesto, è ovvio che noi, in quanto governo della Federazione Russa, dobbiamo offrire al presidente del nostro Paese l’opportunità di prendere tutte le decisioni necessarie”, ha dichiarato Medvedev, spiegando che il suo gabinetto si è dimesso in conformità con l’articolo 117 della Costituzione russa, che autorizza il presidente a “istruire” il governo federale, fino alla formazione di un nuovo governo.

Il presidente Vladimir Putin ha proposto mercoledì di modificare la Costituzione russa per aumentare i poteri del parlamento e del governo, una mossa che potrebbe preannunciare la sua intenzione di assumere una posizione politica che gli permetterebbe di rimanere al timone anche dopo la fine del suo mandato come presidente.

Durante il suo discorso sullo stato della nazione, Putin ha suggerito di modificare la costituzione per consentire alla Duma di nominare il primo ministro ed i membri del governo. Autorità che attualmente appartiene al presidente.

Putin allo stesso tempo però ha sostenuto che la Russia non può essere abbastanza stabile se venisse governata da un sistema eccessivamente parlamentare. Quindi Il presidente dovrebbe conservare il potere di destituire il primo ministro ed il consiglio dei ministri, di nominare i massimi funzionari della difesa e della sicurezza nazionale ed essere al comando delle forze armate e dell’ordine.

L’attuale mandato di Putin scade nel 2024 e le élite politiche mondiali e russe sono in grande fermento nel tentativo di predire le mosse future dello Zar.
Il 67enne Putin è rimasto al timone del paese per più di 20 anni, più a lungo di qualsiasi altro leader russo o sovietico dai tempi di Stalin. Secondo la legge attuale, che limita il presidente a due mandati consecutivi, dovrà dimettersi dopo la fine del suo mandato.

Ed è qui entrano in gioco le nuove proposte politiche di Putin, che nascondono non troppo velatamente la sua intenzione di rimanere al comando, mentre ridistribuisce i poteri tra i vari rami del governo.

Il raggiungimento di un modello simile a quello cinese potrebbe essere quello che ispira la strategia politica di Putin per rimanere indefinitamente al vertice.
Il più importante leader dell’opposizione russa, Alex Navalny, sostiene con parole forti che l’unico obiettivo di Putin è quello di rimanere in carica per tutta la vita, avendo l’intero paese a disposizione sua e dei suoi fedelissimi.

Un primo passo in questa direzione già venne fatto dal presidente Medvedev durante il suo mandato, innalzando il termine dello stesso da quattro a sei anni.
È ipotizzabile che Putin possa rimanere in carica ben oltre il 2024 assumendo il ruolo di primo ministro, dopo aver aumentato i poteri del parlamento, del governo e ridotto l’autorità presidenziale, come la riforma auspicata mercoledì scorso prevede.

La vicinanza di visioni tra Russia e Cina pare aumentare sempre di più, anche a livello di ordinamento politico.

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Di Alessandro Strozzi

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