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Dieci anni di cambiamento, dentro e fuori. Il Movimento Cinque Stelle festeggia a Napoli e si guarda alle spalle. Dai primi meet-up e Vaffa day sotto l’occhio vigile di Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo sembra passata un’era. Oggi gli ex attivisti sono al governo del Paese, per la seconda volta. Alcuni convinti del percorso fatto, altri molto meno. “Chi fa una scissione è matto, senza il Movimento nessuno di noi sarebbe qui”. Dino Giarrusso getta acqua sul fuoco. L’ex Iena, eletto a maggio europarlamentare con cifre record, traccia un bilancio netto della storia pentastellata. Bianco e nero, come i colori che ha sempre indossato.

Giarrusso, sono più le cose che il Movimento ha cambiato o quelle in cui è cambiato?

Direi decisamente la prima. Ha riportato in politica valori che non c’erano più, onestà, etica, attenzione alla cosa pubblica come bene comune, rapporto diretto con i cittadini. Lo ha fatto in un momento in cui la fiducia degli italiani nei confronti della politica era ai minimi storici. E oggi dobbiamo alla caparbietà del Movimento conquiste come reddito di cittadinanza, spazza corrotti, taglio dei parlamentari.

Il cambiamento è una promessa che tanti partiti prima di voi hanno fatto.

Vero, ma nessuno ci è davvero riuscito. Nilde Iotti già parlava di queste battaglie ma non aveva i mezzi e la compagnia per portarle avanti. Perfino Montezemolo quando era a Confindustria sosteneva che c’erano troppi politici. Se oggi tutti sono d’accordo è grazie alla forza delle idee del Movimento.

Il cambiamento lo avete anche subito.

È normale che qualcosa sia cambiato. Credo abbia influito non tanto la vittoria alle elezioni quanto l’esperienza di governo.

Governare stanca.

Diciamo che stanca di meno fare opposizione. Chi non è al governo contesta le politiche vigenti e ne propone delle nuove ma non è chiamato a metterle in pratica. Noi siamo andati al governo con una legge proporzionale cambiata con il preciso scopo di danneggiare il Movimento Cinque Stelle. Non abbiamo deciso noi di fare contratti o accordi di coalizione, semplicemente non avevamo altra scelta.

Una scelta alternativa al governo con il Pd c’era: tornare al voto.

Non sarebbe cambiato nulla. Anche se avessimo preso il 33% il giorno dopo avremmo dovuto stringere un accordo di coalizione per governare. Provare a formare una nuova maggioranza è stata una mossa di grande intelligenza politica.

Nessun rimorso?

Ripeto, è stato sensato provarci. Saranno i cittadini a farcela pagare se governeremo male. Io sono il primo a vigilare. Fra Lega e Pd non vedo grandi differenze, sono due vecchi partiti con ideologie contrapposte ma abitudini molto simili.

Insomma, un errore il Movimento lo ha commesso o no?

Qualcuno ovviamente sì, ma in buona fede. Penso alla battaglia contro il Tap, messa da parte quando abbiamo scoperto la complessità procedurale dietro al blocco dell’opera.

Che dire delle modifiche allo statuto?

Rispondo con Gianroberto Casaleggio: derogare a una regola significa cancellarla. Farlo è sempre un errore se prima non si consultano gli iscritti e gli attivisti, cosa che io faccio ogni week end. A volte abbiamo commesso errori di comunicazione. Quella del “mandato zero” forse non è stata una scelta felice.

Oggi a Napoli il Movimento festeggia i suoi dieci anni. Il clima non è dei migliori. Divisioni, correnti, abbandoni in corso.

Il problema esiste e fare finta che non ci sia è un errore. Non bisogna però drammatizzare. Discutere è sacrosanto e anche contestare alcune scelte.

Niente processo a Di Maio quindi?

Non farei mai un processo a Luigi. Può aver commesso degli errori come tutti. Non dimentichiamo però che era lui il capo politico quando abbiamo clamorosamente vinto le elezioni parlamentari. Se poi qualcuno, anche fra gli attivisti, ha sofferto alcune scelte ha il diritto di dirlo.

Alessandro Di Battista appartiene a questa schiera.

Io spero ci sia sempre spazio per una persona come lui, è molto amato dagli attivisti e un’enorme risorsa per il Movimento. Spero torni presto ad avere un ruolo importante, dentro o fuori le istituzioni.

C’è chi parla di rischio scissione, con Renzi alla porta.

Per come la vedo io, chi vuole fare una scissione è un matto. Sono stato il più votato alle elezioni europee e ne sono felice, ma senza il simbolo del Movimento Cinque Stelle non mi troverei qui e questo vale per tutti.

In Europa invece il modello Ursula funziona? Votare la von der Leyen è stato un tradimento come dice Salvini?

Salvini che parla di tradimento è come una pornostar che accusa qualcuno di impudicizia (ride, ndr). Lui ha cambiato idea all’ultimo secondo perché non ha ricevuto poltrone in Europa. Noi l’abbiamo votata solo dopo una lunga discussione interna e un confronto con lei, che si è impegnata concretamente a sostenere salario minimo, revisione degli accordi di Dublino, armonizzazione delle regole fiscali e del costo del lavoro. I nostri voti sono stati decisivi per eleggerla. Come glieli abbiamo dati glieli toglieremo qualora dovesse dimenticare queste promesse.

Perché allora non avete fatto un commento ufficiale sulla bocciatura della francese Goulard?

Su questo episodio si è fatta molta confusione. La bocciatura della Goulard non ha nulla a che vedere con Macron. È stata respinta da un fronte molto ampio per una serie di casi poco chiari e di potenziali conflitti d’interesse che la vedevano coinvolta.

Giarrusso, la Commissione così rischia di partire azzoppata…

È successo già in passato, alcuni commissari designati, penso a Rocco Buttiglione, sono stati bocciati a priori. La Commissione partirà nella sua piena operatività. Noi del Movimento vigileremo attentamente sul programma e l’aspetteremo al varco se non dovesse rispettarlo.

M5S ha cambiato il Paese. Di Maio? Nessun processo. Parla Giarrusso

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