Skip to main content

Un muro per dividere e proteggere dall’altro, un’idea che per la scorsa generazione vedeva in Berlino il paradigma di un raffronto impossibile tra due idee diverse del mondo.

Berlino dal 1951 al 1989 era divisa prima da un muro fatto di materiale diversificato per poi divenire solidamente cementificato e protetto dal filo spinato. Il muro[1] rappresentava la volontà di sentirsi diversi per entrambe le parti ma soprattutto l’impossibilità di un dialogo in una città, che dal XII secolo, era stata crocevia di scambi commerciali e culturali.

La “caduta del muro”, così è stata tradotta giornalisticamente la riunificazione tedesca che ha significato il simbolo di una vittoria politica in grado di prevalere sulla storia di un popolo. Il muro era certamente un confine e come tale pieno di forza escludente ed includente al contempo. Berlino rappresentava, anche in termini di potenziale scontro, il luogo ove il confronto atomico tra le due Potenze  globali (Usa e Urss) aveva messo in pausa la Storia. Non aveva fermato il mondo, la tecnologia, le evoluzioni, le vite dei berlinesi, ma sicuramente aveva immobilizzato un confine secondo un accordo che non coincideva con la geografia, con la cultura o con la religione ma certamente con un’idea.

Fin da subito il muro non era solamente una parete di divisione ma era un “muro portante” della geopolitca mondiale.

Era il muro su cui si poggiava ad Est la possibilità di mostrare all’Europa che un altro sviluppo fosse possibile e ad Ovest la proiezione con cui il modello Atlantico si mostrava in grado di supportare la ricostruzione di un Paese nel cuore dell’Europa, il cui destino era indubbiamente scritto nel ruolo di un motore economico europeo. Il confine in mezzo a Berlino con il tempo si è riempito di simboli, idee, intenzioni, altamente rappresentati dalle distanze che intanto le due parti della Germania ampliavano. Se vi fosse stato un fiume al posto di quel muro si sarebbe potuto riempire di liquidi di colori diversi impossibili da mescolarsi. Secondo i racconti più diffusi ad Occidente “il sole del capitalismo”, che splendeva ad Ovest nella Bundesrepublik Deutschland, avrebbe progressivamente abbattuto il muro con la sola richiesta di un Presidente statunitense. Ronald Reagan il 12 giugno 1987 si rivolse al rivale, il segretario generale PCUS Michail Gorbačëv, chiedendo: “Tear down this wall !”, ovvero “Abbatta questo Muro !”. Forse il sole dell’ovest era talmente caldo che voleva potere riscaldare, in un progetto di crescita economica e di benessere, tutti i tedeschi.

Altresì dall’altro lato, nella Deutsche Demokratische Republik, il muro faceva si che la Germania dell’Est si trovasse oscurata dall’ombra di un sole che splendeva sempre solo su un lato e un muro apparentemente costruito proprio per la funzione svolta dall’ombra in cui il popolo veniva mantenuto. Ad Est si rispondeva alla crescita economica con la creazione di nuovi modelli di vita in cui la limitazione del desiderio di libertà fosse bilanciata da un futuro di eguaglianza e conquiste in cui il benessere comune non avrebbe reso più necessario desiderare altro.

Poi un pomeriggio il modello che appariva senza alternative si scontrò con un equivoco comunicativo sulla regolamentazione degli spostamenti dei cittadini dell’Est. Nella dichiarazione del Ministro per la Propaganda della Ddr Günter Schabowski si rivelò ai berlinesi che probabilmente qualche mattone del muro era caduto. Il 9 novembre 1989 il sistema di gestione delle comunicazioni politiche ad Est fu al tracollo e presto l’assenza di regolamenti e piani operativi con cui procedere in quella lunga e lentissima marcia verso un sistema di eguaglianza inciampò in quel mattone caduto dal Muro. In effetti, come tutte le infrastrutture umane, 156 km di linea di separazione richiedevano una costante e continua manutenzione ideologica che forse da troppi mesi mancava. Soprattutto si affacciava un’idea di Europa che avrebbe trovato la cristallizzazione nei trattati del 1992.

In pochi mesi la Germania si trovò riunificata, dopo 28 anni di separazione.

Oggi però resta da chiedersi se sia riuscita nei successivi 30 anni, una volta riunificata, ad essere unita per l’Europa.

Alcuni elementi sociali odierni sono interessanti. In quella che era la Ddr nel 2017 il partito Afd Alternative für Deutschland, fortemente euroscettico (fino all’ipotesi di uscita anche dall’euro), che nelle elezioni federali per il Bundestag del 2017[2] ha superato il 12%, ha la più forte rappresentanza ad Est della Germania e secondo molti sondaggi pare essere in ascesa proprio li.

L’Est della Germania è ancora una realtà estremamente rurale, nessuna tra le prime 20 aziende tedesche quotate in borsa ha la sede principale ove vi fu la Ddr. La popolazione ad Est produce una percentuale annua di Pil Pro Capite tra i 20.000 euro e i 30.000 euro di media mentre ad Ovest vi sono aree in cui il valore è tra 50.000 e 70.000 euro. Il tasso di disoccupazione a Nord Est supera il 3.5 % di soglia nel resto del Paese. Chi vive nella ex Ddr si dichiara ateo in una percentuale superiore al 50% (dal censimento del 2011) mentre vi sono luoghi fortemente cristianizzati. Lungi dal volere considerare le differenze tralasciando la forze del processo di riunificazione quello che tuttavia colpisce, a fronte di un periodo che ricomprende una intera generazione di persone, è il rischio della costante Ostalgie.

Il termine sorto dall’unione di Olsten (Est) e Nostalgie (Nostalgia) nel 1993 risultò tra le parole più rappresentative dell’anno dalla Società per la lingua tedesca[3]. Il fenomeno di consumo di miti solidamente ancorati all’idea di un modello di Est diverso (ben narrato nel film Good Bye Lenin ! del 2003) pare riproporsi anche nell’anniversario della caduta del muro tra i social media e i locali più alla moda di Berlino[4]. Sempre più spesso i social media infatti rappresentano una piazza in cui è semplice scambiare idee, opinioni ed emozioni e ricordare simboli a cui ancorare il proprio smarrimento.

La caduta del muro nel 1989 infatti fu tragica. Come però avviene anche alle persone, spesso cadere non significa non rialzarsi più, i tempi di recupero potrebbero essere lunghi fino a piegare la volontà della risalita, ma la responsabilità che lì o altrove un altro Muro non si rialzi spetta agli spettatori che oggi stanno ad osservare le macerie.

Speriamo non sia il caso di chiedersi a quale modello si stia lavorando, come fece l’illustre cittadino della Germania dell’Est Bertolt Brecht al proprio alter ego, in Storie del signor Keuner[5].

– A che cosa lavora? – fu chiesto al signor Keuner.

Il signor Keuner rispose: – Sto faticando: preparo il mio prossimo errore

Nazzareno Tirino


[1] Tra I tanti riferimenti per un Quadro completo si rimanda a: Fabio Bertini e Antonio Missiroli, La Germania divisa, Giunti Editore, Milano, 1994 ;Charles S. Maier, Il crollo. La crisi del comunismo e la fine della Germania est, Il Mulino, Bologna, 1999.

[2] Cass Mudde, What the stunning success of AfD means for Germany and Europe, “The Guardian” 24 Sep 2017, all’indirizzo: https://www.theguardian.com/commentisfree/2017/sep/24/germany-elections-afd-europe-immigration-merkel-radical-right

[3] Si legga a tal proposito: Paul Cooke, Representing East Germany since unification. From colonization to nostalgia, Oxford, 2005.

[4] Il fenomeno ovviamente non apparso solo con questo anniversario: Francesca Iaconisi, Ostalgie e moda a Berlino: un revival mancato?, in Storia e futuro, vol. 42, 2016.

[5] Bertolt Brecht, Storie del signor Keuner, Einaudi, 2013.

Tra memoria e nostalgia. Trenta anni di un muro forse caduto per sempre

Di Nazzareno Tirino

Un muro per dividere e proteggere dall’altro, un’idea che per la scorsa generazione vedeva in Berlino il paradigma di un raffronto impossibile tra due idee diverse del mondo. Berlino dal 1951 al 1989 era divisa prima da un muro fatto di materiale diversificato per poi divenire solidamente cementificato e protetto dal filo spinato. Il muro[1] rappresentava la volontà di sentirsi diversi…

Cosa c'è dietro le tensioni che agitano i Balcani

Di Valerio Cartocci

I convulsi e dirompenti eventi del periodo 1989-1991 che segnano la fine del blocco socialista e il crollo della stessa Unione Sovietica rappresentano sicuramente un punto di svolta centrale della storia delle relazioni internazionali. La fine dell’equilibrio bipolare sconvolgeva la vita politica internazionale che per decenni si era snodata intorno al rapporto tra le due superpotenze. Benché durante la Guerra…

Il 2019 finisce in piazza ad Hong Kong. Rischi e previsioni

I manifestanti di Hong Kong non si fermano. Per la fine dell’anno è prevista una nuova protesta antigovernativa. L’obiettivo è fare sentire il malessere dei cittadini anche nei giorni di festa ed è per questo che le concentrazioni si sono spostate nei distretti commerciali di Lan Kwai Fong e Victoria Harbour, principalmente. Nel tentativo di mitigare lo scontento, le autorità…

Abu Dhabi, Amazzonia, Giappone. Il 2019 di papa Francesco

4 febbraio 2019: papa Francesco si reca ad Abu Dhabi, primo vescovo di Roma a mettere piede nella penisola arabica. Lì firma con l’imam al-Tayyeb, rettore della più importante università islamica, al-Azhar la dichiarazione congiunta sulla fratellanza umana. 6 ottobre 2019: si apre in Vaticano il primo sinodo straordinario della Chiesa cattolica sull’Amazzonia, dove sono rimasti in vita soltanto 3…

Perché non sono d'accordo con la sentenza della Cassazione sulla cannabis

Come insegnante educatrice non condivido la sentenza che permette la coltivazione domestica della cannabis per i risvolti sociali, sanitari, educativi. Purtroppo, nella nostra società viene spesso veicolato il messaggio che quello che è legale è anche giusto dal punto di vista etico. Sappiamo bene che non è così, ma questo modo di interpretare le azioni può essere molto negativo per…

Prescrizione, ecco come evitare l'ergastolo processuale. Parla Migliore (Italia Viva)

“Dal nostro punto di vista ribadisco il punto fondamentale della questione: garantire che non vi sia una sorta di ergastolo processuale”. Gennaro Migliore, ex sottosegretario (ed esponente renziano) alla Giustizia, cerchia in rosso il passaggio nevralgico del dibattito sulla prescrizione. E affida a Formiche.net la sua analisi sui prossimi passi da compiere, nella consapevolezza che un possibile terreno comune è…

Fioramonti, gli scienziati e i travagli del M5S. Il commento di Pennisi

La vicenda delle dimissioni "natalizie" di Lorenzo Fioramonti da ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Scientifica e dello spacchettamento del dicastero di Viale Trastevere in due ministeri – Scuola affidato a Lucia Azzolina e Università e Ricerca Scientifica a Gaetano Manfredi, deve fare riflettere sulle dinamiche all’interno del Movimento 5 Stelle. Fioramonti non è un pentastellato della prima ora (come, invece,…

Greta, le Sardine e Livio. Pisicchio archivia il 2019

Negli ultimi spiccioli dell’anno è prassi dei giornali tracciare bilanci dei mesi passati, consumando così il tempo residuo quasi fosse un’escrescenza inutile del già compiuto e, dunque, archiviato. E chi siamo, dunque, noi per contraddire questa antica usanza ? Infatti siamo piccolissima cosa di fronte alla “grande tradizione”. E dunque la rispettiamo. Che ricordare, allora, di rimarchevole del 2019, di…

Se le piazze sono i nuovi social. L'analisi di Antonucci

Del 2019, al di là delle complesse vicende politiche che hanno caratterizzato la vita del governo, i rapporti tra partiti di maggioranza e coalizione e la difficile cornice in cui la manovra di bilancio ha avuto la luce, si ricorderà sicuramente la reviviscenza delle piazze e dei movimenti che cercano in questa dimensione nuove forme di partecipazione politica al di…

Vi spiego cosa è vitale per la scuola. I consigli di suor Anna Monia Alfieri al nuovo ministro

Le dimissioni di Fioramonti cedono il passo a due ministri delle due forze politiche “alleate”, in una logica che appare di spartizione, più che di competenza. Almeno, il popolo la intende così. Con il fastidio di un “corpaccio” che invoca la spending review di cottarelliana memoria. A questi esagitati si risponderà che due ministeri ben funzionanti costano meno dei fondi…

×

Iscriviti alla newsletter