Skip to main content

I Parlamenti democratici possono ben funzionare anche con parlamentari che rappresentino un numero più alto di cittadini, quindi in numero inferiore. Già succede in Paesi paragonabili all’Italia. Ma che funzionino meglio o peggio solo a seconda di quanti li popolano non è suggerito da alcuna esperienza reale, mentre il taglio dei parlamentari fine a sé stesso risponde più a un istinto antiparlamentare che non ha una speranza di sua valorizzazione.

In Italia è la terza volta che una riforma costituzionale riduce il numero dei parlamentari. Le prime due sono state cancellate da referendum, che però avevano un sapore diverso, sia perché le riforme avevano contenuti plurimi, sia perché erano state assai personalizzate. Siamo andati a votare per due referendum, ma, forse, per due volte abbiamo risposto a una domanda diversa da quella scritta sulla scheda.

La terza riforma, quella da ultimo varata e ora sottoposta a referendum, ha una peculiarità: al Senato, in terza lettura, non ha raggiunto la maggioranza dei due terzi (prevista dal terzo comma dell’articolo 138 della Costituzione); alla Camera la quarta lettura ha riscosso la pressoché unanimità. I riottosi di prima si sono convinti? No, sono solo andati al governo con quanti proposero il taglio che essi prima avversavano. In queste condizioni è non solo opportuno, ma prudente che, come le due volte precedenti, i parlamentari stessi abbiano deciso di passare la parola agli elettori, come ha chiesto loro la Fondazione Luigi Einaudi. Non importa se hanno votato a favore o meno e, del resto, già in precedenza furono proprio i favorevoli a promuovere la consultazione popolare.

È prudente perché non si abbia la sgradevole impressione che le riforme costituzionali, che rimangono nei decenni, siano legate all’umore o alla convenienza di un momento.

C’è chi ritiene che far entrare subito in vigore la riforma avrebbe favorito la stabilità della legislatura, giacché con meno parlamentari da eleggere cala la voglia di riaprire le urne (ma si potrebbe sostenere il contrario, ovvero che avendo stabilito un diverso numero di parlamentari aumenta l’esigenza di uniformarvi subito il Parlamento). E c’è chi sostiene che convocando un referendum le elezioni si avvicinano, per cogliere l’opportunità di votare eleggendo più parlamentari (ma si potrebbe sostenere il contrario, ovvero che la scadenza referendaria allontana le elezioni, non volendo togliere con una mano quel che si è dato con l’altra). Agli uni e agli altri, che non coltivano un’idea lusinghiera dei parlamentari, va fatto osservare che se una maggioranza esiste e se un governo funziona, ovvero le condizioni per andare avanti, non può dipendere dalla convenienza del voto o del non voto, perché se così fosse sarebbero entrambe già estinte.

Taglio dei parlamentari, andare a referendum è prudente. Parola di Giacalone

I Parlamenti democratici possono ben funzionare anche con parlamentari che rappresentino un numero più alto di cittadini, quindi in numero inferiore. Già succede in Paesi paragonabili all’Italia. Ma che funzionino meglio o peggio solo a seconda di quanti li popolano non è suggerito da alcuna esperienza reale, mentre il taglio dei parlamentari fine a sé stesso risponde più a un…

Due e forse più cose che so sulle leggi elettorali. Firmato Pasquino

No, non chiedete di sapere tutto sui sistemi elettorali. Soprattutto non chiedetelo né ai sedicenti riformatori elettorali né ai loro consulenti. Limitatevi ad alcuni pochi punti. Primo, a chi vi dice che non esiste legge elettorale perfetta rispondete subito che quell’affermazione è banale e persino un po’ manipolatoria. Per di più, cela il fatto che esistono alcuni sistemi elettorali che…

L’apertura di Salvini non va fatta cadere. L’opinione di Cangini (FI)

Di Andrea Cangini

Salvare Alitalia, e poi? Salvare l’Ilva, e poi? Salvare la Banca Popolare di Bari, e poi? Poi chi salverà l’Italia? Si procede di emergenza in emergenza, si passa da una toppa all’altra. Come quello che l’ha preceduto, anche l’attuale governo non sembra in grado di maturare una visione, un’idea di sviluppo, una politica economica ed industriale degne di questo nome.…

Dejavu Diciotti. Cosa rischia Salvini con l'indagine sul caso Gregoretti

La nuova richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini avanzata al Senato dal Tribunale dei ministri di Catania rischia di diventare uno snodo importante di questa fase politica perché è cambiata la maggioranza e gli amici di prima sono gli acerrimi nemici di oggi. L’accusa di sequestro di persona aggravato riguarda il caso della Nave Gregoretti della…

Il Sud e Pop-Bari, il segreto è rivedere Maastricht. Parola di Marzano

Un governo mai, o quasi, all'altezza, un po' come la sua manovra. E quel progetto di una Banca per il Mezzogiorno imperniato sulla Popolare di Bari appena salvata che non è quello che serve davvero. Antonio Marzano, economista, padre dell'omonima legge sui fallimenti industriali, ministro (2001-2005) nel governo Berlusconi II e per anni alla guida del Cnel, va dritto al…

Cina vs Usa, è guerra sulla proprietà intellettuale. E il Congresso scrive a Trump

C’è uno scoglio su cui rischiano di infrangersi i negoziati commerciali fra Stati Uniti e Cina. Dopo mesi di tensioni e continui rinvii un compromesso sembrava alle porte. Tutto però ha un prezzo. Dopo l’annuncio della nuova “fase uno” delle trattative il rappresentante degli Stati Uniti per il Commercio Robert Lightizer ha infatti ammesso che il governo americano farà delle…

Commercio internazionale, cosa c'è dietro la paralisi del Wto. Il commento di Pennisi

In Italia, Paese trasformatore ed esportatore, pare ci sia poca attenzione a quello che sta avvenendo nel mondo del commercio internazionale. Pochi quotidiani hanno dato notizia – ed ancora meno l'hanno commentata – della paralisi (dall’11 dicembre) dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc anche nota per il suo acronimo in inglese Wto) dato che il suo organo giurisdizionale non può funzionare…

E ora la Francia arma i suoi droni in Niger. Ecco perché

Parigi si appresta ad armare i propri droni dispiegati in Niger, nell'ambito di un complessivo potenziamento della componente a pilotaggio remoto dell'Aeronautica militare. È l'evoluzione della guerra moderna, particolarmente evidente tra nord Africa e Sahel, dove il ricorso a tali assetti per aumentare l'efficacia dell'azione militare è crescente. A fine novembre, l'abbattimento di due droni sulla Libia, uno americano e…

La Russia sulla Libia ha una doppia linea o bluffa?

Da qualche settimana la Russia viene descritta come il puntello che sta permettendo la sopravvivenza militare di Khalifa Haftar, signore della guerra della Cirenaica impegnato nel tentativo di conquistare Tripoli. Contractor appartenenti a una società vicina al Cremlino si trovano sul terreno e stanno effettivamente dando una mano agli haftariani. La loro presenza è certa, denunciata apertamente dal governo libico e dagli…

Dalla Lituania all'Egeo. La nuova Via Carpatia che tiene banco tra Usa, Nato e Mosca

Una linea verticale per connettere la Lituania all'Egeo, intrecciandosi alla rete transeuropea di trasporto (TEN-T). Un asse che completerà le marcature orizzontali esistenti, creando un unico spazio da Costantinopoli a Kiev, da Danzica ai Balcani occidentali. Ecco la Via Carpatia, il nuovo corridoio che tiene banco tra Usa, Nato e Mosca, su cui Washington si è mossa in netto anticipo…

×

Iscriviti alla newsletter