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Non bastano le feste natalizie a placare un corpo a corpo ingaggiato quasi un anno e mezzo fa con la tragedia del Ponte Morandi. Atlantia, la holding delle infrastrutture della famiglia Benetton e il governo giallorosso, sono pronti ad alzare ancora il livello dello scontro.  Il tutto è nato con il decreto Milleproroghe approvato “salvo intese” dal Consiglio dei ministri di sabato. Nel testo è finito un articolo che riguarda le concessioni autostradali in mano ad Autostrade per l’Italia, controllata Atlantia e che dispone che il concessionario a cui sia stata tolta la concessione per inadempienza debba risarcire i “danni derivati dal suo inadempimento” e che tale cifra venga scalata dal rimborso che gli spetta, più o meno 20-25 miliardi.

Tradotto in un’ipotetica applicazione al caso Morandi, potrebbe voler dire che Autostrade può essere chiamata a pagare il risarcimento dei danni provocati dal crollo del ponte, venendo rimborsata della revoca della concessione con il solo pagamento delle opere che ha realizzato. Non è finita. Lo stesso Milleproroghe prevede che, in caso di revoca della concessione, a subentrare nella gestione delle tratte sia l’Anas. I Benetton minacciano guerra legale (intanto Atlantia perde fino al 4% in Borsa), parlando di incostituzionalità della norma. Luigi Di Maio da parte sua parla di battaglia di civiltà. Formiche.net ha sentito Carlo Alberto Carnevale Maffè, economista della Bocconi.

Maffè, governo e Benetton sono di nuovo ai ferri corti. C’era da aspettarselo?

Diciamo innanzitutto che da quanto sta emergendo in questi mesi sembrano esserci state delle carenze sul Morandi. Questo è un discorso, ma quanto abbiamo visto con il Milleproroghe è tutt’altra cosa. Qui parliamo di una risoluzione unilaterale del contratto e questo è inaccettabile perché si mette il mercato nelle condizioni di pensare che la politica cambia le regole quando vuole lei.

Il governo fa questo ragionamento: se le concessioni non sono state gestite bene, qualcuno deve pagare…

Ho capito, dovrebbe saperlo lo stesso governo se le concessioni hanno funzionato male. Sicuramente ci sono state delle disattenzioni ma anche proroghe poco trasparenti. Sono anni che diciamo che ci sono condizioni per rivedere il regime delle concessioni. Però questo non vuol dire che il governo possa mettere in campo vendette o fare sgambetti. La politica non deve vendicarsi, deve fare rispettare le regole che forse non sono state rispettate.

Dunque lo scontro con Autostrade e con i Benetton è una vendetta servita fredda?

La sensazione è quella. Qui siamo dinnanzi a due errori. Da una parte Autostrade che ha negato la necessità di mettere mano a un regime di concessioni non trasparente. Dall’altro però c’è uno Stato che ha fatto il pesce in barile per oltre 20 anni, e che ora in occasione di un dramma, invece che rimettere mano a una profonda revisione dei poteri concessori, ricorre a trucchetti di piccolo cabotaggio. In entrambi i casi non stiamo dando un bello spettacolo, non è così che lo Stato si fa rispettare.

Una sorta di isterismo contro Atlantia che però è poco costruttivo, insomma…

Esattamente. Se il fine del governo deve essere quello di garantire la trasparenza delle concessioni, questo non è il modo. Faccio l’esempio della Robin tax (la tassa sulle transazione finanziarie) la cui riduzione è stata rimandata per garantire qualche miliardo. Un’altra scorrettezza. Stiamo procedendo a colpi di scorrettezze, ma non è così che si fa. Bisognava vigilare sulle concessioni quando era il momento, non perdere le staffe di punto in bianco e assestare colpi sotto la cintura.

I rischi quali sono?

Che gli investitori fuggano. Visto che gli investimenti pubblici non si possono fare, perché l’Italia è un Paese squattrinato, servono quelli privati. Ma il messaggio che diamo è questo: se viene un investitore e fa un contratto con il governo allora il governo può stracciare il contratto quando gli pare. In questo modo, molto semplicemente, si distruggono due cose: valore e credibilità.

Maffè che ne pensa dell’allarme del Copasir sul 5G? Niente tecnologia cinese nelle nostre infrastrutture tlc…

Ho letto la relazione. Mi aspettavo qualcosa in più, una relazione più specifica e con più dettagli. Ho trovato un lavoro incompleto, ma trovo molto più preoccupante un ministro come Patuanelli (Sviluppo Economico, ndr) che dice ‘tutto ok, tutto a posto, non ci sono problemi e che di Huawei non si può fare a meno’. Inaccettabile, perché nella relazione del Copasir sono chiaramente individuate alternative a Huawei. Qui non si tratta di fare del protezionismo, ma di difendere i nostri interessi nazionali. Inoltre vorrei far notare una cosa…

Prego.

La risposta su 5G deve essere data a livello europeo e non a livello nazionale. Pensare di tutelare i dati della piccola Italia in un mondo dove le tecnologie sono globali, non mi pare una grande idea.

Rivedere le concessioni sì, sgambetti alle imprese no. Parla Maffè

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