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Salvini è in forte difficoltà, Conte e Di Maio hanno il pallino in mano. Più che dai due vicepremier, dice a Formiche.net il fondatore ed ex direttore del Fatto Quotidiano Antonio Padellaro (autore de Il Gesto di Almirante e Berlinguer), indizi per la soluzione del puzzle della crisi potrebbero venire dall’asse Palazzo Chigi-Colle-Commissione Ue-Mef. È quello il fronte a cui guardare per scomporre il rompicapo di alleanze e future partnership, nella consapevolezza che il nuovo Conte nato proprio in queste settimane è “uno spettacolo”.

Roberto Maroni scommette una tripla sulla crisi e aggiunge che Salvini come Fini nel 2010 potrebbe aver sbagliato i tempi: ha ragione?

L’unica cosa saggia da fare ora credo sia non fare previsioni. Lo dimostra il comportamento sconcertante di Salvini, che apre una crisi quando nessuno se lo aspetta e non consulta nessuno dei suoi più vicini consiglieri, né l’alleata a lui più prossima come la Meloni. Poi va in Parlamento facendosi battere sull’agenda, dà l’impressione di volersi rimangiare la crisi, senza far dimettere la sua delegazione ministeriale e lascia la porta aperta per un super rimpasto. Un comportamento inconsulto.

Dettato da cosa?

Un personaggio bravissimo a fare campagna elettorale suscitando consensi su temi semplici e demagogici, ma improvvisatore nel momento di fare politica, quando bisogna sapere sempre quale sarà la mossa successiva. L’uomo politico capace vede oltre le conseguenze delle proprie strategie. E lo dico senza offesa: è una constatazione oggettiva, per cui non ne comprendo la ratio o la tattica.

Adesso la palla è passata nelle mani (o nella lettera) di Conte?

Conte e Di Maio prima della crisi erano in difficoltà. Il primo era un premier debole, il secondo leader di un partito dimezzato che viveva forti tensioni interne. Oggi sono di nuovo in partita: Conte alla grande, perché ogni giorno risponde in maniera sprezzante a Salvini.

Da figura di equilibrio a potenziale rinnovata guida?

Questo spettacolo del nuovo Conte era inimmaginabile, una sorpresa dal punto di vista della sua determinazione. Di Maio poi si permette di replicare a Salvini che la frittata è fatta. Tutto è molto aperto e il 20 in Aula vedremo chi avrà voti, ma intanto le novità sono queste. Salvini è in forte difficoltà, Conte e Di Maio hanno il pallino in mano.

Ieri da Castel Volturno Salvini si è detto l’uomo più paziente del mondo ripensando ad un dialogo col M5s. È la crisi delle mille sorprese?

Si tratta di frasi fatte e strafatte di Salvini, che però fanno pena. Dico basta. Finché si tratta di comizietti da spiaggia vada, ma ora è in gioco il futuro del Paese. Non è retorica la mia ma la verità e non stiamo giocando a boccette bensì in ballo vi sono i problemi reali dell’Italia. È chiaro che in Lega c’è una situazione di grossa difficoltà. Mi chiedo cosa pensino del leader i suoi grandi elettori, come i Governatori del nord, Fontana, Zaia. Oppure Giorgetti che non mi sembra di ottimo umore. Salvini è un buon frontman adatto alla campagna elettorale, soprattutto prendendosela con quei poveretti in mare che non possono difendersi.

Oltre al fronte di governo in crisi ne vede quindi anche uno interno?

Deve guidare un movimento che governa grandi città e grandi regioni. Davvero tutti i personaggi di peso della Lega si affidano alle sue mani? Oppure qualcuno sta iniziando a porsi degli interrogativi su dove il Capitano stia portando un’imbarcazione che comincia a fare acqua? O lui riuscirà ad andare ad elezioni subito, e nel dubito fortemente, oppure si impantanerà in una storia che nessuno sa come finirà.

Si aspettava la mossa di Renzi come possibile sigillo al governo del “tutti contro Salvini”?

Una mossa inaspettata, di straordinaria efficacia: se non avesse fatto ciò che nessuno prevedeva, aprendo al governo con il M5S, probabilmente avremmo avuto un’accelerazione della crisi e le elezioni in ottobre. Diamo a Renzi ciò che è di Renzi: è di nuovo un protagonista della politica italiana, ha rovesciato il tavolo mettendo il suo partito nella condizione di doversi rimangiare le elezioni subito e aprendo un dibattito, all’interno e all’esterno del Pd. L’incubo del pasticcio all’italiana è sempre sulle nostre teste, ma credo sia utile navigare a vista.

La differenza tra i due Mattei?

Salvini ha un’immagine forte che incute fiducia, ma non sa fare politica. Renzi non è il più simpatico del mondo ma in fondo sa fare politica.

Le parole non dette da Prodi e dette al Foglio da D’Alema accrescono le possibilità per un Conte bis?

Anche Conte è imprevedibile: a giugno in occasione di una conferenza stampa profetica disse che non era attaccato alla poltrona, forse intuendo la crisi, e che si sarebbe presentato in Parlamento. Ultimamente ha ribadito i suoi concetti sulla trasparenza della crisi, con un messaggio per Salvini di non farsi illusioni circa eventuali giochetti. Credo che il premier chiederà i voti in Aula per far emergere ciò che deve emergere in Parlamento, un passaggio che serve anche al Colle. Penso che Conte sia il primo a non volere pasticci.

Quindi con quale road map?

Più che dai due vicepremier gli indizi per la soluzione del puzzle della crisi potrebbero venire dall’asse Palazzo Chigi-Colle- Commissione Ue-Mef. In questo grande caos il filo di straordinaria forza è tra Conte, Mattarella, Van der Leyen e Tria: la spina dorsale delle istituzioni con cui verranno concordate tutte le mosse future.

twitter@FDepalo

Lo spettacolo del nuovo Conte (bis) raccontato da Antonio Padellaro

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