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Il mondo ha sempre più bisogno di energia e questa necessità riguarda tutti i paesi, anche l’Italia. Va ricordato che un terzo dell’umanità non ha accesso ad alcuna forma di energia primaria, come il gas ed il carbone, o secondaria, come l’elettricità. Anche qui da noi le principali aziende si attrezzano in vista di una decarbonizzazione che prima o poi dovrà realizzarsi. Gli investimenti organici totali di Enel per il periodo 2020-2022 saranno pari a 28,7 miliardi di euro. Alla decarbonizzazione del parco impianti sarà destinato il 50% del totale, con 14,4 miliardi per accelerare la realizzazione di nuova capacità rinnovabile e sostituire progressivamente la generazione da carbone.

Da quest’anno al 2022 Eni investirà tre miliardi di euro in progetti di decarbonizzazione, economia circolare e nello sviluppo delle rinnovabili. E nel prossimo quadriennio c’è in previsione di spendere novecento milioni di euro in ricerca e sviluppo, la metà dei quali proprio su tecnologie per la decarbonizzazione e progetti per l’economia circolare. Anche una società come Snam segue lo stesso trend: entro il 2023, aumentano del 65%, gli investimenti dedicati alla cosiddetta “green economy” e all’innovazione che superano quota 1,4 miliardi. L’utilizzo dell’idrogeno prodotto da fonti rinnovabili come vettore energetico pulito può essere una risposta ai cambiamenti climatici e l’Europa “può fare la differenza” assumendo un ruolo leader su scala globale,ha scritto l’amministratore delegato di Snam Marco Alverà in un intervento pubblicato nell’edizione online del Financial Times. “Le reti del gas esistenti – sottolinea Alverà – possono aiutare. Gli studi attuali e il progetto pilota di Snam in Italia ci dicono che è possibile sostituire dal 5 al 10% di gas naturale con idrogeno senza investimenti significativi”. Per Alverà l’Europa potrebbe dare vita a una “Airbus dell’idrogeno” mettendo insieme risorse e competenze per far crescere il mercato degli elettrolizzatori, componenti essenziali per generare idrogeno dall’elettricità rinnovabile attraverso l’elettrolisi.

Solo alcuni esempi per capire come le aziende energetiche guardano al prossimo futuro.

È bene sapere che almeno fino alla metà di questo secolo non ci sarà carenza delle fonti tradizionali, mentre quelle rinnovabili cresceranno lentamente. Un uso più razionale delle nuove tecnologie e l’introduzione delle reti intelligenti servirà a minimizzare gli sprechi e a ridurre le emissioni in attesa di poter fare a meno dei combustibili fossili. Il mondo industrializzato consuma ed emette anidride carbonica. La produzione di energia è una tra le cause di emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. A questa sostanza inquinante vengono imputati i grandi mutamenti climatici del pianeta.

Da qui ad allora cosa fare? Occorre scegliere i passi da compiere lungo la strada della transizione energetica e bisogna farlo con un patto condiviso tra aziende, lavoratori ed istituzioni. È evidente che anche in Italia il fabbisogno energetico dovrà continuare ad essere assicurato nel medio e breve periodo dagli idrocarburi. Nello stesso tempo occorrerà programmare una serie di riconversioni a gas delle centrali a carbone esistenti che consentano una transizione economicamente sostenibile.

Enel, Eni e Snam. Ecco la via della transizione energetica

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