Skip to main content

La Germania punta forte sulla difesa e sulla Nato, criticando nuovamente Emmanuel Macron e strizzando l’occhio a Donald Trump. Dal ministro della Difesa di Berlino è arrivata la conferma di un cospicuo aumento di budget per il prossimo anno, mentre la titolare del dicastero ha rilanciato prontamente le “divergenze” con Parigi ricordando, a poche settimane dal summit di Londra, la centralità della Nato per il Vecchio continente.

IL NUOVO BUDGET FRANCESE

Le indiscrezioni della mattina riportate dal quotidiano Handeslblatt sono state confermate nel pomeriggio dal portavoce del ministero della Difesa: la Germania aumenterà di oltre tre miliardi la spesa militare nel 2020 rispetto all’anno in corso. Il budget salirà dunque dai 47 miliardi di euro attuali a 50,3 miliardi, passando dall’1,36% del Pil all’1,42%. I numeri rispondono alle ambizioni presentate a più riprese dal governo di Angela Merkel, promosse da Ursula von der Leyen ed ereditate dalla nuova ministra, nonché presidente dell’Unione cristiano-democratica (Cdu) Annegret Kramp-Karrenbauer. Già lo scorso luglio, nella sua prima uscita da titolare della Difesa, la Kramp-Karrenbauer sottolineava l’esigenza di avvicinare il bilancio del dicastero al fatidico 2% del Pil, ripresentando una tabella di marcia sfidante su cui Berlino si è impegnata con Washington: salire almeno all’1,5% entro il 2024. Oggi lo ha ribadito indirettamente in un’intervista a Die Welt, risposta ufficiale alle recenti esternazioni di Emmanuel Macron sulla Nato, definita “in morte cerebrale”.

LE CRITICHE A MACRON…

In realtà, al presidente francese aveva già risposto Angela Merkel, la prima a replicare tra i leader internazionali al fianco del segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg. La Kramp-Karrenbauer è andata tuttavia oltre, mettendo in evidenza alcune crepe profonde e strategiche nell’asse franco-tedesco. Macron, ha spiegato nell’intervista, “vuole sostituire la Nato” con una nuova struttura di difesa europea. Al contrario, ha aggiunto, la Germania intende “rafforzare” l’Alleanza Atlantica. Questa “la differenza” tra Parigi e Berlino notata dalla ministra, tutta riferita al concetto di “autonomia strategica”. La Francia “ha una cultura militare diversa dalla Germania e ciò si riflette anche nelle attuali proposte del presidente Macron”. Eppure, “anche la Germania ha i suoi interessi, ed è per questo che la nostra risposta è importante, in cui il nostro partenariato di sicurezza con la Francia è strettamente legato allo stretto coinvolgimento nella Nato”. Sebbene tali divergenze strategiche siano note da tempo, la certificazione della Kramp-Karrenbauer mette in luce tutte le difficoltà della stretta intesa tra Parigi e Berlino.

…E L’OCCHIOLINO A TRUMP

La Germania non sembra più disposta a seguire l’Eliseo in un progetto di Difesa europea come alternativa alla Nato. Non a caso, a pochi giorni dall’arrivo a Bruxelles, era stata la von der Leyen ha escludere completamente l’ipotesi (rilanciata puntualmente da Macron) di un esercito europeo. La Difesa europea resta in piedi, ma solo come progetto di integrazione politica e industriale, non militare e operativa. Tutto questo si palesa a una manciata di giorni dal summit dei capi di Stato e di governo della Nato, che a inizio dicembre si riuniranno a Londra per chiudere le celebrazioni per i settant’anni dell’Alleanza. L’impressione è che i tedeschi stiano tentando di mandare messaggi di rassicurazione oltreoceano, dove Donald Trump aspetta di sferzare nuovamente gli alleati europei per la lontananza dal 2% in tema di spesa. Lo scorso anno, il summit estivo di Bruxelles quasi rischiò di esplodere per le richieste del presidente americano, ricorrenti da tempo e quasi sempre contenenti un esplicito riferimento alla Germania.

LE ESIGENZE OPERATIVE

Tra la risposta a Macron e le notizie sul budget per la Difesa del 2020, Berlino sta cercando di fare i compiti a casa, presentandosi così a Londra quale partner affidabile per l’alleato statunitense. A ciò si aggiunge tuttavia anche l’esigenza di dotarsi di uno strumento militare moderno e quantomeno pari a quello dei maggiori alleati. Solo dalla pubblicazione del Libro Bianco del 2016 la Germania ha riscoperto una politica di difesa intesa come strumento di politica estera, predisponendo un maggior impegno nelle missioni internazionali e una spinta al budget per il settore, a fronte soprattutto dei problemi di efficienza e di prontezza riscontrati più volte. Lo scorso gennaio, i riflettori venivano accesi del report del Bundestag, spietato nel descrivere lo stato critico dello strumento militare tedesco con la mancanza di oltre 21mila effettivi e più della metà di Eurofighter e Tornado non pronti al combattimento.

LE AMBIZIONI DI BERLINO

Negli ultimi anni, si sono susseguiti casi emblematici, compreso l’utilizzo di manici di scopa al posto di mitragliatrici pesanti durante un’esercitazione Nato, nonché i problemi riguardanti il funzionamento di carri armati ed elicotteri. Eppure, tutto questo non ha fermato le ambizioni tedesche sul campo della Difesa europea e oltre. Nel trattato di Aquisgrana siglato a inizio anno da Merkel e Macron, la Francia si è infatti impegnata a sostenere la richiesta della Germania di accedere a un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Ora, forse, Berlino ha scelto di puntare su un altro cavallo, scaricando Macron e strizzando l’occhio a Trump. In mezzo, la consapevolezza che la Nato resta l’unica organizzazione in grado di garantire la sicurezza e la difesa europea.

Berlino sceglie la Difesa e la Nato. Le critiche a Macron (e l'occhiolino a Trump)

La Germania punta forte sulla difesa e sulla Nato, criticando nuovamente Emmanuel Macron e strizzando l'occhio a Donald Trump. Dal ministro della Difesa di Berlino è arrivata la conferma di un cospicuo aumento di budget per il prossimo anno, mentre la titolare del dicastero ha rilanciato prontamente le “divergenze” con Parigi ricordando, a poche settimane dal summit di Londra, la centralità…

Perché Vladimir Putin perde consenso tra i russi

Il presidente russo, Vladimir Putin, rimane lo zar di tutte le Russie, ma ai russi piace molto meno rispetto a una volta. Lo dice uno studio pubblicato dal quotidiano economico Vedomosti e condotto da Levada, la società di sondaggi più indipendente del Paese. In due anni, l’indice di gradimento del capo del Cremlino è sceso di 10 punti percentuali. Sono…

Perché Bibbia e religione sono cruciali nella crisi della Bolivia

“La Bibbia torna al palazzo […] Dio ci ha permesso che la Bibbia torni al palazzo di governo. Lui ci benedirà […] Gloria al Signore!”. Con una copia del libro sacro tra le mani, il presidente ad interim della Bolivia, Jeanine Áñez, ha annunciato il primo e più importante cambiamento nella linea politica del governo: ritornare alla tradizione cattolica. Nel…

Gli oscuri legami di Iran e Fratelli Musulmani contro l'Occidente

Arabia Saudita, Usa e Israele. Sono i tre obiettivi messi nel mirino dai Fratelli Musulmani e dal Corpo di guardia rivoluzionario islamico dell'Iran che, secondo una serie di documenti riservati fatti circolare in queste ore, avevano creato un sodalizio anti-occidentale. Si sono riuniti in Turchia nel 2014 per discutere su come lavorare assieme e contro chi combattere. GLI OBIETTIVI Primo…

Il Mose non era e non è la soluzione di tutti i problemi. L'analisi di Clini

Nel 1998 la commissione internazionale di esperti incaricata di valutare il progetto concluse che il Mose era utile e sostenibile come componente del più ampio programma per la salvaguardia fisica ed ambientale di Venezia, obiettivo della legge speciale per Venezia 171/1973, in particolare per proteggere la città lagunare dagli eventi climatici estremi come quello del 4 novembre 1966. Insomma, il…

Dalle prime proteste al Politecnico occupato. Le ragioni di Hong Kong

Di Jean-Pierre Cabestan

È noto che l’elemento scatenante nella crisi di Hong Kong agli inizi di giugno 2019 sia stato il disegno di legge sull’estradizione. Questo avrebbe dovuto facilitare l’estradizione di criminali fra Hong Kong e la Cina propria ed è stato considerato da molti come uno strumento usato dalla Cina per esercitare un maggior controllo sui dissidenti. Ma ciò è vero solo…

Sinistra e ambiente. Promemoria di Tabarelli per Gualtieri

La politica, soprattutto quella di sinistra, deve dare una visione di lungo termine, supportata da idee che alimentino speranze di cambiamento, visione, ma anche un grande distacco dalla realtà che, come accaduto altre volte, potrebbe riportarla ad un amaro risveglio. Non è una novità, la questione ambientale è sempre stata nel cuore della sinistra, sia per ragioni etiche, sia per…

Perché non c'è bisogno di un ritorno di Berlusconi in politica. Il commento di Reina

Tutti oggi sono a stracciarsi le vesti per la spinosa situazione dell’Ilva di Taranto; per l’acqua alta a Venezia e per il Mose che non funziona; per una manovra economica da portare in Parlamento, ma che il governo non riesce a varare definitivamente. Tutti a dare addosso all’esecutivo di Conte, che l’opposizione e la stampa che la sostiene vorrebbero vedere…

Vi spiego perché in Italia non c'è un partito ambientalista. L'analisi di Atelli

Coglie pienamente nel segno l'analisi di Roberto Arditti, quando evidenzia la vistosa contraddizione fra una sensibilità verso i temi ambientali che oggi pone i giovani italiani sulla vetta d'Europa (76%, quasi dieci punti in più dei giovani tedeschi) e l'incapacità di questo dato di trasformarsi, nel nostro Paese, in forza politica (partito? movimento?) in grado di catalizzare un consenso elettorale…

migranti, minori

Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia. I trent'anni dalla Convenzione dell'Onu

Sono trascorsi esattamente trent’anni e ad oggi aderiscono a quella convenzione 194 Stati ad eccezione degli Stati Uniti. L’Italia l’ha ratificata il 27 maggio 1991 con la legge 176 e l’ultimo Paese è stata la Somalia. La Convenzione è uno strumento giuridico e un riferimento a ogni sforzo compiuto in cinquant'anni di difesa dei diritti dei bambini; è composta da…

×

Iscriviti alla newsletter