Skip to main content

L’uscita trumpiana di Emmanuel Macron sulla Nato – è in stato di “morte celebrare”, Ooh la la!, ha detto in un’ormai celebre intervista all’Economist – s’è portata dietro commenti, critiche, apprezzamenti, riflessioni. Il presidente francese incolpa l’americano Donald Trump, che nei mesi della campagna elettorale tirò giù mezzo mondo quando disse che l’alleanza era “obsoleta”, concetto ripreso dal segretario di Stato americano, Mike Pompeo, nello stesso giorno della pubblicazione della conversazione del capo dell’Eliseo con la rivista inglese.

Ci questioni anche di carattere tecnico che però in generale assumono un valore politico pazzesco. Per dire: la cancelliera Angela Merkel mentre l’intervista di Macron si diffondeva worldwide ospitava i leader internazionali per celebrare i trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino e ha commentato seccamente: “Queste visioni non rappresentano le mie”. Distanze sull’asse franco-tedesco, almeno apparenti. Frutto anche del momento: tra la folta delegazione ospitata da Merkel c’era anche Jens Stoltenberg, il segretario dell’Alleanza Atlantica, che era a fianco a lei in conferenza stampa congiunta.

Su queste colonne l’ambasciatore Stefano Stefanini centra un punto (il punto, per l’opinione di chi scrive). Macron azzecca la diagnosi, ma sbaglia la cura: la soluzione ai problemi della Nato non è una disarticolazione a favore della Difesa Comune Europa, via per svincolarsi in qualche modo dagli Usa, ma – aggiunge col suo prezioso contributo Ferdinando Nelli Feroci, presidente IAI – l’Europa non può rimanere schiacciata tra Stati Uniti e Cina. “Un’Europa militarmente più forte e coesa è il partner Nato di cui gli Usa hanno bisogno. E viceversa”, spiega Stefanini.

Tra i tanti, c’è un altro commento di rilievo da riprendere. È scritto per il Washington Post da Jacob Heilbrunn, il direttore della National Interest, rivista e centro di pensiero che da sempre riflette su certe questioni di carattere profondo sulla natura dei rapporti transatlantici e delle proiezione americane nel mondo. Perché quando si parla di Nato, si parla di questo. “La verità è che Macron ha ragione. La cosa sorprendente non è che la Nato ha un supporto vitale artificiale. È che l’alleanza dura da così tanto tempo”, scrive Heilburnn.

Uno dei problemi, per il direttore della rivista della scuola realista, è che la Nato – creata per aprire le porte europee agli Stati Uniti, chiuderle alla Russia e depotenziare la Germania, secondo il pensiero del primo segretario Lord Ismay – è finita per essere “vittima del suo stesso successo”. Heilbrunn spiega che dopo il 1989, con la Caduta del Muro, con la Russia indebolita e la Germania di nuovo in ascesa, ha deciso di mirare all’allargamento piuttosto che ridefinire la propria missione – “sostituì un processo alla dottrina”. “Il risultato fu una specie di ouroboros geopolitico: la Nato ha contribuito a provocare lo stallo che le ha permesso di giustificare la sua continua esistenza”.

Il problema è ancora la Russia, e il futuro dei rapporti con Mosca da cui passa anche il futuro della Nato. Le azioni e le dichiarazioni di Trump fanno pensare che il presidente americano è portatore di un pensiero che va oltre l’Alleanza. La sua volontà di consentire alla Turchia di attaccare i curdi, le sue ostentate lodi alla Russia e le sue incessanti condanne alla Germania, “offrono ampie prove del suo disprezzo per gli alleati occidentali”.

Secondo Heilbrunn, è possibile che Francia e Germania in futuro adottino il percorso di minor resistenza e cerchino di placare una Russia revanchista cedendole di fatto la sfera di influenza nei Paesi baltici e nell’Est Europa. È del tutto possibile anche che Trump prima o poi raggiunga un qualche genere di quadro d’intesa con Mosca, o meglio con Vladimir Putin. Un avvicinamento che avrebbe un unico obiettivo strategico: evitare che la Russia scivoli definitivamente verso la Cina. E il contrasto alle interferenze e alle penetrazioni del Dragone potrebbe anche diventare il percorso di orientamento per la Nato. Il punto in cui si eviteranno collisioni tra Usa e Ue.

Macron ha ragione, questa Nato è finita. Il futuro secondo Heilbrunn (Nat Interest)

L'uscita trumpiana di Emmanuel Macron sulla Nato – è in stato di "morte celebrare", Ooh la la!, ha detto in un'ormai celebre intervista all'Economist – s'è portata dietro commenti, critiche, apprezzamenti, riflessioni. Il presidente francese incolpa l'americano Donald Trump, che nei mesi della campagna elettorale tirò giù mezzo mondo quando disse che l'alleanza era "obsoleta", concetto ripreso dal segretario di Stato…

Carson City, il pizzino Usa alla Turchia (via Grecia)

Perché il porto greco di Alexandrupolis è diventato strategico per gli interessi americani nel Mediterraneo orientale? Come sta mutando la percezione a stelle e strisce dell'influenza nell'Egeo alla luce dei nuovi dossier attualissimi in quel quadrante, come quello energetico e quello del futuro di Siria e Libia? ALEXANDRUPOLIS La città greca ha una straordinaria importanza geopolitica, da un lato come…

Cosa (non) cambia in Iran dopo la scoperta del giacimento nel Khuzestan

"Voglio dire alla Casa Bianca che nei giorni in cui sanziona le vendite di petrolio iraniano, i lavoratori di questo Paese e i suoi ingegneri sono stati in grado di scoprire 53 miliardi di barili di greggio". Parola di Hassan Rouhani. Il presidente iraniano ha parlato pubblicamente alla folla, dal palco, durante una visita a Yazd, perla Unesco alle porte del deserto di…

Come sta in salute l'Egitto di Al Sisi? Luci (gas) e ombre (debiti)

Come sta l'Egitto di Al Sisi a sei anni dal colpo di Stato che ha portato al potere l'ex generale?. L'obiettivo è tracciare un bilancio dell’azione di governo intrecciandola con il nuovo ruolo egiziano di gas-hub che si è ritagliato in partnership con Israele, Cipro e Grecia dalla scoperta del giacimento Zohr in poi. OMBRE Secondo l'ultimo report del CeSi…

Come cambiò la politica italiana dopo il terremoto del 1989. L'analisi di Morlino

Di Leonardo Morlino

A seguito della caduta del Muro di Berlino, il 9 novembre di trenta anni fa, le reazioni in Italia furono essenzialmente di sorpresa. Al di là della portata simbolica di un tale evento, le trasformazioni all’interno della sinistra italiana, già in corso almeno dagli anni 80, ne ricevettero un ulteriore impulso. Divenne possibile, infatti, sostenere in modo più forte e…

Tutti i presidenti Usa alla porta di Brandeburgo. Il racconto di Fiorentino

Di Daniele Fiorentino

“Mr Gorbaciov tear down this wall!”. Con questo invito perentorio ad abbattere il Muro di Berlino, una frase pronunciata due anni prima dell’effettiva caduta, il presidente americano Ronald Reagan prendeva di petto quella barriera che per 26 anni aveva rappresentato la Storia, essendo il simbolo più tangibile del confronto tra est e ovest. Come altri presidenti prima di lui, Reagan…

Berlino trent'anni dopo. Il racconto di una festa europea

Berlino. È una città in festa quella che accoglie i primi 30 anni dalla caduta del muro che dal 1961 al 1989 aveva tagliato in due la capitale della Germania. L’ennesima ferita a una città e a una popolazione che stava faticosamente riprendendosi dalla devastazione dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Una festa che durerà un mese intero ma che…

Dal sovranismo al sistema globale. L'evoluzione dell'Europa dal 1989 a oggi secondo Zagari

Di Cristiano Zagari

Un giovane studente di Scienze Politiche sull’aliscafo partito dall’isola di Ventotene e diretto a Formia riconosce un’importante personalità di questi ultimi decenni e decide di farsi avanti chiedendo un’intervista. La personalità, reduce da due anni d’insegnamento universitario negli Stati Uniti, si rivela cordiale e disponibile. Per il giovane ricercatore l’occasione è propizia anche se il tempo gioca contro di lui…

Città mondiali, ecco la geografia delle metropoli di oggi e del futuro

La pubblicazione dell'indice Global Cities Index 2019 da parte della società di consulenza globale A. T. Kearney è l'occasione, anno per anno, per leggere evoluzione, ruolo e direzione di uno dei protagonisti del nostro tempo: la realtà delle città globali. Sempre più centrali nella dimensione mondiale e sempre più centrali nel rapporto con altri protagonisti a partire dai big player…

Manovra tutta tasse? Il sospetto dei tecnici del Parlamento

Nuove tasse in arrivo dalla manovra? Pare proprio di sì, almeno a leggere la relazione del Servizio studi del Parlamento. Il quale ogni anno fa pelo e contropelo alla legge di Bilancio. Che la manovra 2020 non fosse particolarmente espansiva non è un mistero. Su 30 miliardi, 23 sono per l'Iva (e di questi 14 frutto della flessibilità concessa dall'Ue) …

×

Iscriviti alla newsletter