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Elbridge Colby potrebbe avere un ruolo di primo piano nella sicurezza nazionale degli Stati Uniti se il candidato repubblicano, l’ex presidente Donald Trump, dovesse essere rieletto a novembre. Per lui, già deputy assistant secretary al Pentagono nella prima amministrazione Trump e mente della Strategia di difesa nazionale del 2018, c’è l’ipotesi di consigliere per la sicurezza nazionale alla Casa Bianca.

Il nipote di William Colby, già direttore della Cia negli anni Settanta con un passato operativo anche in Italia negli anni Cinquanta, rifiuta l’etichetta di isolazionista: è convinto che le relazioni transatlantiche siano importanti, che la Russia sia una minaccia molto seria ma che non esista minaccia paragonabile alla Cina. Dovrebbe essere quella la priorità, a partire dalla spesa, degli Stati Uniti, dice. Per questo, si è opposto al maxipacchetto di aiuti all’Ucraina voluto dal presidente Joe Biden e a lungo bloccato dai repubblicani al Congresso.

L’Europa deve fare di più, è il suo mantra. Anche il Regno Unito dovrebbe occuparsi di più dell’Europa che dell’Asia Pacifico, sostiene Colby che in questo senso aveva espresso, primo del voto britannico, sostegno al segretario agli Esteri laburista David Lammy (anche per criticare il predecessore, il tory Lord David Cameron, dopo una visita a Washington per sensibilizzare la politica americana sull’urgenza di sbloccare gli aiuti a Kyiv).

Non stupisce, dunque, che Colby abbia trovato particolarmente interessanti alcuni passaggi del rapporto sulla crisi di competitività dei Paesi dell’Unione europea presentato lunedì da Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale europea ed ex presidente del Consiglio italiano. Su X ne ha pubblicato alcuni estratti, in particolare quelli sulle dipendenze strategiche dell’Europa e sulla difesa, premettendo “Non prendetevela con me”.

È questo il concetto di Draghi che Colby fa suo per rilanciare l’urgenza europea di investire di più in difesa e quella americana di cambiare le priorità: l’Unione europea ha “beneficiato di un ambiente globale favorevole”, con l’ombrello di sicurezza statunitense che “ha liberato budget per la difesa da destinare ad altre priorità”; “in un mondo di geopolitica stabile, non avevamo motivo di preoccuparci della crescente dipendenza da Paesi che ci aspettavamo rimanessero nostri amici”; ma “le fondamenta su cui abbiamo costruito stanno ora vacillando” e “il precedente paradigma globale sta svanendo”.

Perché al trumpiano Colby piace il rapporto Draghi sull’Ue

L’ex del Pentagono, che potrebbe diventare consigliere per la sicurezza nazionale in un’amministrazione repubblicana, rilancia le parole dell’ex premier sull’importanza per l’Europa di investire di più in difesa. Dal suo punto di vista, ciò serve a Washington per concentrarsi sulla priorità Cina

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