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Questo governo non durerà il tempo della legislatura naturale, ossia fino al 2013. Perché? Perché il Movimento 5 Stelle si sta sgretolando e il Partito democratico dovrà scegliere, una volta passate le elezioni in Emilia Romagna e Calabria, se continuare a dissanguarsi accanto ai grillini o percorrere una strada nuova. A crederlo è Emanuele Macaluso, politico e sindacalista di lungo corso, direttore dell’Unità e del Riformista e analista lucido della realtà politica attuale a cui Formiche.net ha chiesto in una intervista la sua opinione sulle sorti del governo Conte II e sul futuro del Partito democratico a guida Zingaretti. “Un partito non dico di sinistra, ma di centrosinistra – spiega Macaluso -, non può sottovalutare la questione sociale”.

Questo governo arriverà a fine legislatura?

Non credo. Stanno emergendo la differenze politicamente sostanziali tra Pd e Movimento 5 Stelle.

Ossia?

M5S è un movimento in crisi, è un partito allo sbando, non si sa più chi comanda. Di Maio sostiene di essere il leader, ma di fatto come si dice dalla mie parti “ogni teste è tribunale” e questo già di per sé è motivo di crisi. Un partito che si va disfacendo e che attraversa una crisi di identità e di leadership è un partito che non sa più neanche cosa è. Ogni pezzo prende iniziative, ha una sua politica e non vedo come possa reggere fino alla fine della legislatura. Non ci credo proprio. La crisi nei 5 Stelle è inarrestabile.

Non c’è una linea unica dentro M5S?

Se una ex ministra che fa la guerriglia dentro il suo partito, e mi riferisco Barbara Lezzi, può fare quello che ha fatto ossia introdurre la misura sulla cancellazione dello scudo penale sull’Ilva – un modo per sabotare già da principio un accordo con Mittal – con la benedizione di un capo politico che non è un capo politico mostra che M5S è un partito allo sbando con cui non è più possibile trattare.

E il Pd?

Già oggi la situazione per il Pd si è fatta difficile, e l’Ilva è solo un esempio. Non a caso oggi i giornali escono chiedendosi se ci sia stata la fumata nera solo per l’Ilva o anche per il governo. Perché il problema dell’esecutivo deriva dallo sgretolamento dei grillini, che hanno messo in difficoltà anche il presidente del Consiglio. Certamente oggi la crisi non la farà nessuno, perché bisogna fare la manovra in Parlamento (e anche su questo sento la burrasca in avvicinamento) e poi ci saranno le elezioni in Emilia Romagna e in Calabria. Dopo di che si apre una nuova fase.

In che senso?

Dopo questi passaggi credo che il Pd è obbligato a verificare se è possibile e pensabile continuare a governare con un partito allo sfacelo, con guerriglie interne e senza un progetto politico oppure se sia il caso di porre un termine. Il Partito democratico ha l’obbligo politico di domandarsi se continuare a dissanguarsi in questa collaborazione con un partito allo sbando.

Oggi Franceschini ha proposto un patto con Renzi e 5 Stelle. Cosa ne pensa?

Penso che non potrà funzionare, perché Renzi ha un solo obiettivo, ossia sfasciare il più possibile il Pd. Non ha obiettivi costruttivi, anche se non vuole certo le elezioni perché sarebbero il suo ridimensionamento totale. Il Movimento 5 Stelle è, come ho detto prima, allo sbando, per cui Franceschini che pensa a una prospettiva di alleanza organica, non si rende conto che non ci sono le premesse per farla.

Ci spieghi meglio…

Franceschini non esamina bene cosa è oggi il Movimento 5 Stelle. Lui parla come se fosse ancora quello che era nel passato, ma oggi è un’altra cosa, ci sono le guerriglie interne, la ricerca di un nuovo leader, ex ministri che portano avanti lotte personali. Come si può fare, a queste condizioni, un nuovo patto organico? È un auspicio senza la concretezza della realtà.

Cosa dovrebbe fare, allora, Zingaretti?

Io penso che Zingaretti debba, in questa fase, marcare più nettamente le posizioni diverse dal suo alleato di governo, finché non passeranno le elezioni in Emilia e in Calabria. Dopodiché deve interrogarsi e interrogare il suo partito se ci sono le condizioni minime per continuare con questa collaborazione. Se la crisi di questo Movimento continua a macinare guai e a non avere più un punto fermo e una leadership certa, Zingaretti deve prenderne atto.

Che il Pd abbia perso il suo elettorato storico, che si è in parte spostato anche verso Salvini (classe operaia e i ceti più popolari) però è precedente all’alleanza con i 5 Stelle…

Io credo che questo processo sia iniziato da tempo, ed è dovuto al fatto che il Pd fino ad ora ha sottovalutato la questione sociale nel nostro Paese.

Cosa intende?

Un partito non dico di sinistra, ma di centrosinistra, non può sottovalutare la questione sociale. Oggi vedo un risveglio del sindacato, con una maggiore unità e iniziativa grazie alla guida di Maurizio Landini, ma è il Partito che deve interpretare di più la questione sociale, soprattutto nel Mezzogiorno. Vedo che il ministro Provenzano è attrezzato per farlo e in qualche modo lo sta facendo, ma non è abbastanza.

Insomma, il Pd deve guardare al Mezzogiorno?

Quando la Svimez, dalla quale proviene Provenzano, ci dice che ci sono 2 milioni di emigrati dal Mezzogiorno, e a scappare sono i giovani che studiano, laureati e diplomati, perché non hanno prospettive, è necessario interrogarsi. I giovani vanno via perché non vedono speranze per il loro futuro, investimenti, non c’è una politica che dia prospettiva. Il Nord cresce, mentre il Sud decade. La forbice si è aperta anziché ridursi, mai c’è stata una divaricazione così profonda, neanche negli anni ’50 e ’60. Ecco, questo tema è essenziale e c’è un ministro che ne è consapevole, ma è una posizione che dovrebbe sposare tutto il partito, non dico il governo, ma il Pd sicuramente.

Altrimenti?

Se su queste premesse descritte dalla Svimez esplode la bomba dell’Ilva è chiaro che poi esplode tutto. Come può un governo reggere? E come può il Pd non farsene carico?

M5S si sta sgretolando, Zingaretti ne prenda atto. La versione di Macaluso

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