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Mentre l’attenzione globale è concentrata sui negoziati tra Vladimir Putin e Donald Trump riguardo al destino dell’Ucraina, un altro scenario strategico si sta delineando lontano dai riflettori: l’espansione militare russa in Africa. Il movimento, che potrebbe rappresentare un grande problema per l’Europa, non si è mai fermato sin dall’inizio dell’invasione su larga scala ucraina. E mentre Trump ricorda che “abbiamo un grande, bellissimo oceano” che separa gli Stati Uniti dall’Europa, sottolineando come l’Ucraina sia un interesse più europeo che americano, Putin sembra giocare una partita parallela nel continente africano. Partita su cui gli Stati Uniti potrebbero richiedere, anche in questo caso, maggior coinvolgimento da parte dell’Europa.

La base navale russa in Sudan

La scorsa settimana, il ministro degli Esteri sudanese, Ali Youssef Ahmed al-Sharif, ha annunciato un accordo con Mosca per l’istituzione della prima base navale russa in Africa, vicino a Port Sudan. In discussione da diverso tempo, se questa intesa si concretizzasse, come analizzato su Decode39, permetterebbe alla Russia di unirsi al cospicuo club di nazioni che già dispongono di basi militari a Gibuti, lungo la costa del Mar Rosso. Tra questi c’è anche l’Italia, potenza regionale indo-mediterranea che osserva con attenzione le dinamiche lungo quello che attualmente è il principale corridoio di collegamento Europa-Asia, i cui traffici sono ancora rallentati dopo la destabilizzazione prodotta dagli Houthi.

La mossa non solo rafforza la presenza militare russa nella regione, ma le garantisce anche un accesso strategico a una delle rotte commerciali più importanti al mondo. Mosca peraltro potrebbe aver contribuito al targeting anti-occidentale con cui gli Houthi hanno bersagliato le navi americane ed europee per il sostegno a Israele, avendo dimostrato interesse in quanto accade lungo quella tratta di mare.

Libia: il ponte verso l’Africa subsahariana

Ma il Sudan non è l’unico teatro in cui l’espansione russa in Africa sta diventando particolarmente visibile in questa fase. A riacquisire attenzione c’è la Libia, divisa tra il debolissimo governo riconosciuto dall’Onu a Tripoli, e l’amministrazione rivale della Cirenaica, legata al controllo militare del capo-miliziano Khalifa Haftar. Il signore della guerra di Bengasi è appoggiato dalla Russia e sta diventando un hub strategico per Mosca.

Recenti immagini satellitari recenti mostrano che la Russia sta ampliando la base aerea di Maaten al-Sarra, nel sud-est della Libia, ristrutturando la pista, costruendo nuovi depositi e potenziando le capacità logistiche.

Questa base, situata vicino ai confini con Ciad e Sudan, permette alla Russia di controllare le rotte di approvvigionamento e facilitare il movimento di truppe e attrezzature verso il Sahel africano, evitando al contempo lo scrutinio internazionale sui principali porti e aeroporti. Inoltre, Mosca sta trasferendo equipaggiamenti in altre basi libiche, come al Khadim e al Jufra, quest’ultima un ex avamposto del Gruppo Wagner (ora Afrika Corp) per creare un centro operativo per tutte le sue attività in Africa.

La strategia di Putin: diversificare e consolidare

“Non ho mai pensato che la caduta della Siria sia causa di uno spostamento di attenzione su Libia o Sudan, piuttosto penso che Putin e i suoi vengono da una vecchia scuola sovietica, secondo cui la Russia è una grande potenza con mire espansionistiche costanti”, commenta Karim Mezran, direttore della North Africa Initiative dell’Atlantic Council.

Per l’esperto del think tank statunitense, questa espansione continua non si è mai arrestata negli intenti strategici, solo nelle dinamiche tattiche: “Dove possono andare avanti vanno avanti, dove si devono fermare si fermano per un momento e poi quando trovano nuove opportunità ripartono, sebbene dal 2011 sono più che altro andati avanti”.

Acquisire “nuovi clientes, nuovi alleati o amici” è parte della visione putiniana, che intende la Russia come “una grande potenza che si espande, non una media potenza che cerca di difendersi”, e la forza con cui spingono questa espansione “aumenta progressivamente man a mano che si costruiscono nuovi alleati e nuovi amici, perché ottengono maggiori risorse strategiche”.

Da tempo Formìche.net tiene traccia delle evoluzioni con cui Mosca sta strutturato la presenza libica come centro logistico e direzionale delle attività a cavallo tra Mediterraneo e Africa Era febbraio quando si segnalava l’invio in Libia di armamenti russi — anche via Tartus, sulla costa siriana. Haftar è la sponda perfetta per certe attività, perché pur dialogando con l’Occidente è abbastanza controllabile da Mosca — che tra l’altro sta trattando per trasformare Tobruk in un proprio scalo militare. Ad aggiungere complessità c’è un’attività (forse incrociata) con la Cina, come racconta l’invio di alcuni droni militari passati anche per l’Italia.

Le implicazioni per l’Europa

L’espansione russa in Africa rappresenta una sfida diretta per l’Europa, che si trova in continuità geografica, dunque geostrategica, con le dinamiche del continente.

La presenza militare russa in Libia e Sudan non solo minaccia la stabilità del Mediterraneo, ma potrebbe anche destabilizzare ulteriormente il Sahel, una regione già afflitta da conflitti e migrazioni di massa che l’ex inviata speciale Ue, Emanuela Del Re, ha recentemente descritto in tutte le sue complessità, comprese quelle legate all’infiltrazione del modello russo.

Certe dinamiche diventano una priorità essenziale per l’ottica strategica dell’Italia, che ha lanciato la sua visione per l’Africa, il cosiddetto “Piano Mattei”. Sia direttamente, con attacchi cyber contro le infrastrutture, sia attraverso infiltrazioni politico-culturali, che con strategie rivali in ambienti terzi, la Russia continua a cercare di interferire con l’interesse nazionale di Roma.

Se Putin mentre tratta con Trump sull’Ucraina cresce in Africa

”Non ho mai pensato che la caduta della Siria sia causa di uno spostamento di attenzione su Libia o Sudan, piuttosto penso che Putin e i suoi vengono da una vecchia scuola sovietica, secondo cui la Russia è una grande potenza con mire espansionistiche costanti”, spiega Mezran (Atlantic Council). Sia direttamente, con attacchi cyber contro le infrastrutture, sia attraverso infiltrazioni politico-culturali, che con strategie rivali in ambienti terzi, la Russia continua a cercare di interferire con l’interesse nazionale di Roma

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