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Il ministro Lorenzo Guerini è pronto al debutto nell’Alleanza Atlantica. Inizia domani a Bruxelles il vertice tra i titolari della Difesa, sotto il coordinamento del segretario generale Jens Stoltenberg fresco di un tour che l’ha portato anche a Roma. L’incontro è periodico e si alterna con le ministeriali Esteri, ma questa volta l’appuntamento si preannuncia particolarmente caldo in virtù della nuova crisi siriana.

IL DOSSIER SIRIANO

Nonostante la tregua degli ultimi giorni, l’azione intrapresa dalla Turchia sui curdi continua a preoccupare la Nato. Ankara è membro storico dell’Alleanza Atlantica, dotata del secondo esercito in termini numerici dopo quello degli Stati Uniti e collocata in un’area di grande interesse comune. Da più parti si è quindi invocata un’azione comune della Nato per cercare di fermarne l’avanzata, con la cautela necessaria a evitarne lo scivolamento nella braccia della Russia. L’incontro di ieri tra Recep Erdogan e Vladimir Putin, con il raggiungimento dell’accordo sulla safe zone, ha confermato tali preoccupazioni. La vendita del sistema S-400 si dimostra così un campanello d’allarme per uno scollamento tra Turchia e storici alleati che rischia di diventare importante. Su questo si confronteranno i ministri della Difesa con il collega turco Hulusi Akar.

IL TEMA DELLA SPESA

Eppure, non c’è solo la Siria nell’agenda della ministeriale. Tra Afghanistan e burden sharing, si preparerà la strada al summit di Londra, dove a dicembre i capi di Stato e di governo chiuderanno le celebrazioni per i settant’anni dell’Alleanza. Tra i temi caldi c’è la spesa per la difesa, il noto impegno a spendervi il 2% del Pil entro il 2024, come stabilito dal vertice in Galles nel 2014. L’Italia si presenterà all’appuntamento con l’1,15%, troppo poco, per di più con scarse prospettive di miglioramento. Il tema è tuttavia particolarmente attenzionato dagli Stati Uniti, e lo ha dimostrato il recente rimprovero di Donald Trump al nostro Paese nel corso della visita del presidente Sergio Mattarella a Washington.

LE CARTE DI GUERINI

Sulla scia delle parole del capo dello Stato alla Casa Bianca, Guerini porterà avanti la linea italiana, cercando di spingere gli alleati a considerare maggiormente il contributo alle missioni comuni, per cui l’Italia è seconda solo agli Usa. A fronte della debolezza sul budget, a dar manforte al ministro c’è il nuovo primato raggiunto con l’F-35: il primo dispiegamento in un’operazione Nato. Sei velivoli dell’Aeronautica militare italiano stanno partecipando alla missione Northern Lighting di air policing a tutela della difesa aerea islandese. Sono stati loro, ormai da alcune settimane, ad aver portato l’Alleanza Atlantica nella quinta generazione aeronautica, e ciò non è poco. Guerini potrà inoltre contare sul rinsaldato asse con Washington. Le rassicurazioni fornite a Mike Pompeo nella sua visita romana, e quelle poi consegnate a Trump su tanti temi sensibili (5G su tutti) avranno un peso importante.

IL PRIMATO F-35

A ciò si aggiunge la presa di posizione dello stesso titolare della Difesa sugli F-35, un’assunzione di “responsabilità” per garantire “efficienza operativa dello strumento militare, coerenza con gli impegni assunti e attenzione ai ritorni industriali e occupazionali”. Sull’ultimo aspetto è sembrato essere Trump a voler dare garanzie, con quel riferimento al programma che “va molto bene” durante l’incontro con Mattarella. In più, le parole del tycoon sono state seguite dalla visita allo stabilimento di Cameri, in provincia di Novara, di una delegazione della Polonia, accolta dal sottosegretario Angelo Tofalo proprio per valutare di assemblare lì (presso l’unico centro europeo per l’assemblaggio e la verifica finale degli F-35) i velivoli che Varsavia acquisterà.

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