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”È molto importante che Stati Uniti e Russia tornino a parlarsi al massimo livello. Dobbiamo lavorare insieme ed uniti tutti noi europei, con gli Usa, per riportare la pace nel nostro continente. Una pace giusta e duratura che non cancelli le ragioni dell’Ucraina, un accordo che non sia una tregua provvisoria ma ristabilisca le regole e determini le condizioni per impedire nuove guerre o aggressioni”. La lettura del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, non si discosta dai canoni con cui Roma ha affrontato l’invasione su larga scala dell’Ucraina sin dal febbraio 2022.

La dichiarazione arriva dopo la telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin, avvenuta nella giornata di ieri, in cui l’ex presidente americano ha invece interrotto il protocollo, riaprendo i ponti col Cremlino e annunciando l’intenzione di avviare immediatamente negoziati con la Russia per porre fine alla guerra in Ucraina. Trump ha affermato che i due leader hanno concordato di lavorare insieme e di visitare reciprocamente i rispettivi Paesi, sottolineando l’importanza di un coordinamento diretto tra Washington e Mosca su un’ampia serie di dossier – che comunque parte dal trovare un modo per fermare la guerra.

Marie Dumoulin, direttrice del programma Wider Europe dell’European Council on Foreign Relations (Ecfr), sottolinea che “le dichiarazioni di Trump dopo le telefonate con Putin e [il presidente ucraino Volodymyr] Zelenskyy non hanno realmente chiarito come gli Stati Uniti intendano perseguire i negoziati per porre fine alla guerra”. Nell’analisi fornita a Formiche.net, l’esperta evidenzia che Trump ha incaricato alcuni funzionari della sua amministrazione di avviare immediatamente le trattative, ma senza menzionare il suo inviato speciale, il generale Keith Kellog. Rimangono quindi molte incognite: “Non sappiamo ancora se gli Stati Uniti intendano parlare separatamente con Russia e Ucraina o riunirle attorno a un tavolo, né quale sarà il ruolo dell’Europa o quali argomenti verranno discussi”.

Dumoulin ha poi evidenziato che l’esclusione della prospettiva di adesione alla Nato per l’Ucraina e il trasferimento della responsabilità della sicurezza europea agli europei stessi privano gli Stati Uniti di leve fondamentali nei negoziati. “Questo non è del tutto coerente con la retorica di Trump sulla ‘pace attraverso la forza’, ma non è nemmeno una sorpresa”, ha aggiunto.

Kirill Shamiev, policy fellow di Ecfr, ha osservato come la narrativa di Trump e del Cremlino sui negoziati rappresenti già “una grande vittoria di immagine per la Russia”. Trump, infatti, ha attribuito la colpa della guerra a Joe Biden, ripetendo una dichiarazione simile fatta nelle scorse settimane da Putin, ha enfatizzato la vittoria congiunta Usa-Russia nella Seconda Guerra Mondiale, e ha adottato la retorica russa sulla necessità di non prolungare il conflitto per “buon senso”. Inoltre, ha parlato con Putin prima di Zelensky, facendo intendere che “noi” – cioè lui e Putin, evidenzia l’esperto – lavoreremo sull’Ucraina. “Dal punto di vista russo, questa è già una vittoria di comunicazione”, dice Shamiev.

Tuttavia, il conflitto continua. “Sul fronte militare, la situazione non è cambiata: sia la Russia che l’Ucraina sono sotto pressione, ma l’Ucraina soffre maggiormente la carenza di personale”. In questo contesto, la stabilità del supporto militare europeo sarà decisiva per determinare la capacità negoziale di Kiev. “Un’Ucraina più debole significherà concedere più spazio politico alla Russia”, ha concluso Shamiev.

Il Cremlino ha ripetutamente affermato di non essere interessato a concessioni territoriali, ma piuttosto a ridefinire gli equilibri politico-militari regionali in Europa. Ciò suggerisce che la telefonata tra Trump e Putin sia solo il primo passo di un processo negoziale lungo e complesso, nel quale il ruolo dell’Europa rimane incerto. Shamiev ha ricordato che ad oggi l’architettura di sicurezza europea dipende dalla Nato, che a sua volta è fortemente legata agli Stati Uniti. “Ironia della sorte, è proprio di questa dipendenza che Putin e il suo governo si lamentano da anni”, ha osservato.

Per l’esperto del think tank paneuropeo, se l’Europa vuole davvero garantire la sicurezza dell’Ucraina a lungo termine, dovrà elaborare un piano concreto per rafforzare la propria deterrenza contro Mosca.

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