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DA VIA MONTE NEVOSO

Torna la manina. Un classico della politica italiana. Termine che resiste dopo quasi trent’anni. Allora si parlava del ritrovamento del carteggio di Aldo Moro nell’ex covo brigatista di via Monte Nevoso, a Milano. Il termine fu coniato da Bettino Craxi cui rispose Giulio Andreotti con la manona.

Da allora, la manina torna ogni qual volta qualcuno provi o riesca a introdurre o a sbianchettare un emendamento da una finanziaria o da un provvedimento corposo e atteso come il decreto crescita.

Una manina, appunto, ha sfilato e trasferito la titolarità e la gestione del Fondo per lo sviluppo al ministero per il Sud – guidato dalla pentastellata Barbara Lezzi – e lo ha trasferito alle Regioni. Sono volate parole grosse, i retroscena hanno raccontato di sorrisini dei leghisti e di un successivo do ut des: la restituzione del Fondo al ministero per il Sud in cambio del via libera all’autonomia.

LA SMENTITA DI SALVINI

Salvini stamattina ha smentito: “Sul Dl crescita c’è l’accordo con il M5S – ha detto in mattinata -. L’importante è che venga approvato entro nove giorni. Non ci sono scambi con i 5S sull’autonomia. L’ autonomia arriva in cdm perché fa bene all’Italia. Penso che adesso sono tutti più convinti rispetto a qualche tempo fa”.

Ma per tutto il giorno non si è respirato affatto un clima da “tutto è bene quel che finisce bene”. La tensione è rimasta alta, il clima teso. Come quando ti brucia perché hai subito uno sgarro. La giornata ha vissuto momenti convulsi, come quando il democrat Enrico Borghi ha accusato Barbara Lezzi di aver millantato il parere negativo della Ragioneria sul famoso emendamento dei fondi al Sud: “Ha mentito al Parlamento”.

MEGLIO EVITARE SORPRESE

Caos fino a una nota di agenzia che invece ha ribadito quanto dichiarato dal ministro Lezzi: c’era lo stop della Ragioneria alla riformulazione dell’emendamento che trasferiva alle Regioni la titolarità dei fondi per il Sud. Uno stop circostanziato. Come spesso accade in questi casi, è calato il voto di fiducia. Meglio evitare altre manine. Nella maggioranza gli scricchiolii continuano.

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