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Moscerini in mezzo a calabroni. Non è un trattato di zoologia, più probabilmente lo scenario cui va incontro l’Italia industriale, che stamattina si è risvegliata con la notizia che le trattative tra Fca e Renault per dare vita al primo gruppo mondiale, si sono arenate. Un po’ di choc c’è, per carità, il titolo della casa automobilistica fondata a Torino 120 anni fa è andato sull’ottovolante e non è ancora chiaro che cosa sia successo nella notte nel quartier generale Renault di Boulogne. Un’idea però Marco Bentivogli, leader dei metalmeccanici della Cisl e gran sostenitore della fusione italo-francese, ce l’ha su quanto accaduto nella notte francese.

“Questo confronto era già partito in modo asimmetrico, sbilanciato, con una colpevole e totale assenza del governo italiano a fronte invece della presenza di quello francese (azionista Renault al 15%, ndr). Questo ha creato le condizioni per un confronto del tutto proteso per parte francese. Trovo francamente pazzesco che Palazzo Chigi non abbia minimamente accarezzato l’idea di partecipare al confronto per un’operazione industriale così delicata”.

Secondo Bentivogli, “in assenza totale di una controparte italiana, noi stessi abbiamo più volte sollecitato un intervento del governo, Parigi ha cominciato a strafare, a dettare la linea su svalutazione azionaria di Fca, posti di lavoro, volumi di produzione e management, con tanto di presidente e amministratore delegato. Ieri sera eravamo al pre-accordo mentre il governo italiano non se ne è neanche accorto. La Francia ha chiesto e ottenuto garanzie e tutele, nel silenzio dell’Italia. E alla fine i francesi hanno strafatto facendo sì che il banco saltasse. La linea dell’Eliseo azionista, che si è praticamente trovato una prateria davanti con la sola eccezione degli Agnelli, ha letteralmente travolto il tavolo, facendo esplodere le trattative e spingendo gli azionisti di Fca a ritirare l’offerta“.

E adesso? Bentivogli non è del tutto pessimista. Le nozze si possono salvare, anche se non è facile. “Questa operazione serviva alla nostra industria, perché in qualunque modo la si voglia vedere i consolidamenti in questo settore ci saranno. Se non sarà Fca per Renault sarà un altro, ma il punto è che così facendo, con il disinteresse della politica italiana, rischiamo di rimanere dei moscerini in mezzo a tanti più grossi di noi. Francamente però non penso che sia tutto finito. Adesso c’è lo stop, lo choc, i crolli in Borsa ma se Parigi metterà da parte per un attimo il suo nazionalismo allora la trattativa può riprendere. Ma non senza la presenza di un interlocutore politico italiano, altrimenti la tracotanza francese rifarebbe di nuovo saltare il banco”.

 

Su Fca i francesi volevano strafare, ma anche l'Italia ha le sue colpe. La versione di Bentivogli

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