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Nell’Italia populista si può essere tutto e il contrario di tutto; il governo può ricoprire sia il ruolo della maggioranza che quello dell’opposizione e i cittadini possono essere in prima linea sulle barricate e nel mentre applaudire l’esecutivo gialloverde.

RIVOLUZIONE E CAMBIAMENTO

È una rilevazione di Swg a fotografare i due volti di un Paese che, in larga parte, invoca il cambiamento ma al contempo sostiene chi al potere c’è già. Il 58% degli intervistati considera la strada delle riforme quella migliore per smuovere la situazione ma per una cospicua minoranza non è sufficiente. Ben il 30% crede che l’unica possibilità di trasformazione reale passi per la rivoluzione; una robusta spinta sovversiva cresciuta negli ultimi mesi. Emulare i gilet gialli dunque, ma con una differenza: se nel caso francese il vento di protesta soffiava tutto contro il Presidente Macron, da noi invece le forze di governo non sembrano essere in alcun modo il bersaglio dei sogni di rivolta, anzi…

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LA MAGGIORANZA CHE FA OPPOSIZIONE

A stridere con l’immagine di un Paese in “ebollizione” sono i sondaggi elettorali che attestano il consenso dell’area di governo al 56% (37,8% Lega e 18,5% M5s entrambi in crescita questa settimana). Numeri notevoli, seppur a rapporti di forza invertiti rispetto a un anno fa, che sorprendono ancora di più in un’epoca in cui, ribaltando la celebre massima andreottiana, il potere logora chi ce l’ha. Una prova evidente dell’abilità comunicativa (soprattutto del Carroccio) di presentarsi ancora come partito antisistema, ingaggiato in una presunta battaglia in nome del popolo italiano contro tutti quelli che attenterebbero alla nostra sovranità. Ma allora i cittadini contro chi vogliono fare la rivoluzione?

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L’ostilità della stragrande maggioranza della popolazione (78%) è tutta verso i poteri forti. Un’etichetta indistinta e abusata che identifica l’establishment europeo e internazionale, Francia e Germania su tutti. Si spiega così il post su Facebook con cui Salvini, in polemica con il voto grillino alla Von Der Leyen, ha paragonato il suo nemico-alleato Luigi Di Maio a Macron e Merkel. Una strategia per apparire ancora una volta come l’unico a non tradire la volontà e il sentimento popolare.

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LA PROTESTA CONTRO LE DISUGUAGLIANZE

Infine, sono soprattutto le disuguaglianze a generare la rabbia dei cittadini. Un tema poco presente nel dibattito pubblico ma che presto potrebbe diventare una miccia capace di innescare un’ondata di proteste contro i più ricchi e privilegiati, una circostanza ritenuta probabile dal 50% degli italiani. Un’altra dimostrazione del fatto che, se anche i gialloverdi dovessero deludere, il malcontento potrebbe assumere forme aggressive e pericolose.

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Italiani? Di lotta e di governo. L'analisi di Arditti (con i dati Swg)

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