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Inquieti per Carige o per lo spread alto? È il conto del tempo dilapidato. E se premetto che la responsabilità non è solo, ma certamente anche e in non poca porzione, di questo governo non è per mantenere un (inutile) equilibrio, ma per sottolineare che il tempo gettato, distrutto, passato a dire e fare scemenze, è davvero lungo. E ci costa caro.

L’Italia vide il baratro alla fine del 2011. Lo si indicava da tempo, ma, come oggi, si preferiva supporre che il suo avvicinarsi fosse impossibile. Arrivammo sul ciglio. Non era solo colpa nostra, ma lo era anche. E abbondantemente. Fu la Banca centrale europea a intervenire e mettere noi e l’Unione in sicurezza. Dicemmo allora: molto ben fatto, ma serve solo a comprare tempo, tutto sta a vedere come sarà utilizzato. Mario Draghi lo ha ripetuto decine di volte: noi facciamo il nostro, ma non basterà. Tempo e parole sprecati.

Da quel 2012 in poi, superato il terrore per la voragine lambita, riempito d’insulti il pilota (Monti) per la virata tropo brusca e le bevande rovesciate sui gitanti, quel che è successo, nel migliore dei casi, è stata minimale manutenzione del debito. Nulla di significativo, ma ci si sentiva eroi quando non lo si ampliava di proposito. Ogni tanto si giudicava eccessiva tanta sobrietà immaginaria, sicché arrivavano al governo i dispensatori di bonus (Renzi). Finita anche quella sbornia s’è passati agli allucinogeni: piano “b”; evviva il deficit; gliele canteremo. Non si sa se in malafede o autenticamente incapaci si misurava lo spread italiano con sé stesso: a. vedete, è salito di poco o è sceso, mentre, al contrario, non ha mai smesso di crescere il differenziale con gli altri, collocandoci oramai a ridosso della Grecia e guardati dal basso da portoghesi e spagnoli; b. vedete, non è mica a 500, come una volta, che era come misurare la febbre un giorno in cui si sta male e una settimana dopo essersi imbottiti di paracetamolo, che se la temperatura resta alta non importa un accidente che lo sia meno di prima, perché occorre farsi ricoverare.

Ci si preoccupa per Carige e BlackRock che si ritira? Ma se un gruppo di squinternati mette a bilancio futuro presunti introiti da privatizzazione, salvo poi predicare la nazionalizzazione di tutto quello che serve a perdere soldi, da Alitalia a Carige, cosa si aspettavano, che gli altri rimanessero ammaliati da tanta elasticità mentale? Ad altri sembra disfacimento, mentale.

Al governo litigano su tutto, oramai gettando nell’agone la cannabis e la prostituzione. A indicare i temi che meglio si padroneggiano. Si lanciano anche decreti immaginari, con ministri che si appellano al presidente della Repubblica avverso testi che non esistono e se esistessero vorrebbe dire che sono stati loro ad approvarli. Un delirio demagogico-propagandistico senza più aggancio con la realtà. In compenso realizzano anche degli accordi, su temi promettenti: 1. spostare ricchezza verso chi non lavora o smette di farlo, quindi verso la rendita e in conto alla produzione; 2. nel mentre Carige affonda gioiscono per avere fatto valere il principio che i truffati dalle banche saranno rimborsati, ma dagli altri cittadini e non dai truffatori, anche perché non ne è stato condannato manco uno; 3. scrivono il Documento di economia e finanza e quando la Commissione europea ne copia i numeri sbroccano e inveiscono contro i manipolatori affossatori dell’Italia.

Ma che vi aspettate, in queste condizioni? Abbiamo sprecato il tempo della bonaccia, quando anziché riparare lo scafo il timoniere di turno si dava delle arie per essere riuscito a domare i marosi. Quel tempo finisce e state certi che questa alta scuola di coraggio e lucidità non esiterà a indicare il responsabile: Nettuno. A bordo, però, non ci sono innocenti, perché è colpevole abboccare a tanta insipienza.

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