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Roma può evitare quella odiosa procedura di infrazione che le costerebbe fiducia sui mercati e parecchie grane a livello contabile. Il G20 di Osaka, appena concluso, ha portato in dote un sano ottimismo sulla riuscita dell’operazione, per la regia di Giuseppe Conte e Giovanni Tria con cui schivare un siluro da 3 miliardi e mezzo (a tanto ammonterebbe la multa secondo stime Bloomberg). Un ottimismo che ha contagiato anche Luigi Paganetto, economista di Tor Vergata, animatore dell’omonima Fondazione Economia e vicepresidente della Cdp.

LE RAGIONI DELL’ITALIA

“Guardando i dati disponibili oggi, credo che l’ottimismo di Tria e Conte abbia basi reali”, premette Paganetto. “Abbiamo dati di bilancio che lo dimostrano: le maggiori entrate dalla fatturazione elettronica, le risorse della Cdp girate allo Stato, per circa 960 milioni e poi una riduzione delle spese. Tutto questo dovrebbe consentirci di arrivare a un deficit al 2,1% che ci consentirebbe di rientrare nei parametri europei”. Insomma, il giochino può riuscire (domani sera è in programma il Cdm sull’assestamento di bilancio). Ma, c’è un ma.

IL PROBLEMA CRESCITA

Paganetto però non dimentica di miscelare il tutto con una dose di realismo. “Bisogna considerare che c’è sullo sfondo c’è un problema crescita decisivo per la riduzione del debito. Ed è per questo che abbiamo due scenari rispetto alle decisioni Ue: un verdetto positivo adesso, magari con riserva, oppure un rinvio a ottobre, il che ci imporrà di lavorare a una manovra che sia in piena convergenza con l’Europa”. La cosa importante è però non dimenticare mai e poi mai un assioma. E cioè che all’Europa interessano i risultati e non come essi si ottengono. “Il governo sta facendo delle scelte di politica economica, con delle sue linee. L’Europa non ci giudica per le nostre scelte di politica ma per i saldi.

FLAT TAX, PERCHÉ NO

Non importa dunque se la flat tax piace o meno. Se serve all’economia e non stravolge i conti, deficit in primis, si può fare. “Respingo l’idea di un no alla flat tax, se il risultato che produce ci consente di stare dentro ai saldi di bilancio e soprattutto non aumenti il nostro debito. Discorso in cui rientra anche l’Iva. Occorre tener presente che in Italia abbiamo un sistema fiscale complesso con più aliquote Iva, per cui ritoccando le aliquote si può ottenere il risultato di contrastare la sterilizzazione dell’Iva senza creare problemi significativi alla spesa dei consumatori, senza appesantirla”.

MITTAL NON DEVE INGANNARE

Dai conti all’industria, il passo è breve. Nel colloquio con il numero due della Cassa c’è spazio anche per le ultime vicende industriali, come il possibile addio anticipato di Arcelor Mittal all’Ilva. Paganetto fa chiarezza e prende posizione. “C’è un problema di investimenti questo è vero. Ma non credo che il problema sia la nostra politica industriale, che qualcuno giudica contraria a chi decide di investire qui. Il caso Mittal Ilva non deve trarre in inganno, non si possono fare eccezioni di carattere penale. Credo che all’estero siano molto interessati a noi e al nostro sistema, l’Ilva non è sinonimo di nostra incapacità nell’attrarre investimenti. Semmai ci fosse un problema, è quello della capacità del nostro sistema industriale di portare avanti l’adattamento necessario ai cambiamenti in atto nell’economia mondiale nel settore delle nuove tecnologie, che non è ancora sufficiente. E suggerirei anche di utilizzare al meglio gli investimenti delle partecipate”.

Perché Conte e Tria fanno bene a essere ottimisti sull'Europa. Parla Paganetto

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