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Adeguare gli standard contrattualistici alla contingenza dei prezzi del greggio, sia per tenere conto delle performances dei singoli players, sia per attutire gli effetti del trend relativo ai mercati. Così per il giacimento Zohr gli egiziani chiedono all’Eni una revisione dei prezzi, come osservato dall’Egyptian General Petroleum Corporation (Egpc) che intende rivedere la formula due anni dopo la produzione iniziata nel 2017.

PREZZI

Il prezzo prevede un minimo di 4 dollari per un milione di unità termiche a un massimo di 5,88 per un milione di unità termiche quando il prezzo di un barile di petrolio è quotato a 100 nei mercati globali. I cambiamenti del mercato, quindi, possono essere bypassati per incoraggiare i partner stranieri a iniettare gli investimenti concordati.

Secondo quanto riportato dai media egiziani, la società punta a investire circa 4 miliardi di dollari nella seconda fase di Zohr durante quest’anno, portando gli investimenti totali a 16 miliardi.

Eni ha concretizzato l’esplorazione di Zohr nell’agosto 2015, con riserve stimabili in 30 piedi cubici di gas, mentre la produzione giornaliera è stimata in 2 miliardi di metri cubi di gas. I dati di previsione parlano di una produzione giornaliera da 3 miliardi di metri cubi entro la fine del 2019.

STRATEGIA

Ma perché apportare questa revisione? Si tratta di una scelta che si affianca ai nuovi accordi di sviluppo per adeguarsi ai cambiamenti del mercato. Al momento il calo del prezzo del greggio nei mercati globali a circa 60 dollari al barile riduce la quota di partner stranieri nel gas prodotto da Zohr. Inoltre entro la fine di gennaio 2019 verrà ultimata l’implementazione della sesta unità di trattamento del gas naturale, portando così la capacità totale della stazione di trattamento a 2,4 miliardi di metri cubi di gas al giorno.

Zohr è considerata la più grande scoperta di gas nel Mediterraneo, inoltre si sta intensificando l’interesse per il giacimento gemello di Nohr, scoperto da Eni la scorsa estate e in grado di contenere riserve maggiori rispetto a Zohr. Un potenziale che ha fatto fare un passo importante a players primari come BP e il fondo statale Abu Dhabi Mubadala che hanno acquistato quote rispettivamente del 25% e del 20%.

DATI

La produzione già avviata di Zohr e le potenzalità di Nohr sono alla base anche della nuova congiuntura economico-finanziaria dell’Egitto, che assume il ruolo di stato-hub per il gas. La produzione egiziana di gas naturale dagli attuali 6,6 miliardi di piedi passerà a 7,8 miliardi di piedi cubi entro il 2020. Così Il Cairo potrebbe diventare un esportatore netto di gas dopo un triennio in cui il consumo di gas domestico ha superato la produzione.

Risale al 2017 la svolta: i progetti upstream accanto ai nuovi contratti sono stati decisivi, come dimostrano i numeri. La produzione di gas dell’Egitto ha registrato un più 22,1% giungendo a 49 miliardi di metri cubi nel 2017. Il consumo è salito a 56 miliardi di metri cubi.

Come osservato dal ministro del petrolio egiziano Tarek el-Molla risale al settembre scorso l’ultima spedizione di Gnl ricevuto dal Cairo per il consumo interno. Una contingenza che realizza plasticamente una cesura rispetto al passato, con una nuova fase di autosufficienza che si intravede all’orizzonte.

Le potenzialità di Zohr sono state individuate da subito, come dimostra l’autorizzazione all’investimento ottenuta dopo soli sei mesi nel febbraio del 2016, ed è uno dei sette progetti record di Eni sulla base di una strategia innovativa: da un lato si accrescono le riserve, ottenendo un vantaggio dalla monetizzazione anticipata e conducendo in parallelo le fasi di esplorazione. Per cui si ottiene una riduzione dei costi per la messa in produzione e così generare un profitto, che tra il 2014 e il 2017 è stato di circa 9 miliardi di dollari.

TREND

Un mese fa tra Saipem e Petrobel è stato negoziato un cosiddetto addendum al contratto offshore per attività di ingegneria, approvvigionamento, costruzione e installazione in Zohr: circa 1,2 miliardi di dollari in valore e riguarda la fase “Ramp Up to Plateau” del progetto “supergiant”.

Petrobel è una joint venture in cui si ritrova al 50% l’Egyptian General Petroleum Corporation (Egpc) e al 50% IEOC, che a sua volta è una controllata di Eni in Egitto, ed è responsabile dello sviluppo di Zohr per conto di PetroShorouk.

Quest’ultima è una joint venture tra Egyptian Natural Gas Holding Company (Egas) e Ieoc, Rosneft, BP e Mubadala Petroleum.

Un’altra mossa che consente al colosso italiano, da un lato, di penetrare ulteriormente nella crescente domanda di gas dell’Egitto e, dall’altro, di incrementare la produzione dal giacimento.

twitter@FDepalo

 

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