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Questa volta per Bruxelles il vaso sembrerebbe davvero essere colmo. La commissione Affari Esteri del Parlamento Europeo ha chiesto alla commissione Ue di congelare i negoziati di adesione della Turchia all’Ue, stanca delle continue violazioni dei diritti umani e la mancata soluzione del “Nodo Cipro”, l’isola spaccata in due dall’intervento delle armate turche del 1974.

La richiesta della commissione Affari Esteri non arriva a caso. Il prossimo 11 marzo, la plenaria del Parlamento europeo voterà la mozione, che ha tutta l’aria di passare senza problemi. Sarà anche la data di diffusione del rapporto annuale sui progressi del Paese, che quest’anno potrebbe essere perfino più duro delle passate pubblicazioni. Si tratta di un voto palesemente contro il presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan e la sua deriva autoritaria. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stato l’arresto e la possibile condanna all’ergastolo di Osman Kavala e di altri 15 intellettuali.

Le votazioni del Parlamento europeo non sono vincolanti e difficilmente la Commissione europea prenderà provvedimenti concreti con l’emergenza migranti ancora in piedi e il fatto che la Turchia, se indispettita, potrebbe mandare in Europa i milioni di siriani che ospita sul suo territorio, a partire dal 2016 anche pagata profumatamente da Bruxelles. Però il messaggio è chiaro: il Parlamento europeo sta diventando progressivamente anti turco e dopo le elezioni del prossimo 26 maggio la situazione può solo peggiorare.

La speranza di Bruxelles, è che davanti a una posizione così forte dell’Europarlamento, la Corte Costituzionale turca prenda in esame le condizioni in cui si sono svolte le udienze del processo contro Kavala e invalidare il verdetto. Non hanno però tenuto conto del fatto che la composizione dell’Alta Corte è cambiata molto rispetto a qualche anno fa e adesso i giudici pro Erdogan sono in netta maggioranza rispetto a quelli più neutri o addirittura provenienti dagli ambienti più laici.

Oltre a non aiutare Kavala e tutte le altre migliaia di prigionieri politici, la mossa di Bruxelles rischia paradossalmente di avvantaggiare Erdogan. La sessione dell’11 marzo arriverà a sole tre settimane da un voto amministrativo che vale come le politiche e dove il presidente si presenta con il solito carisma, ma con l’economia zoppicante. Il sentimento anti europeo e anti occidentale, ampiamente diffuso nel Paese, potrevve essere un’ottima leva da utilizzare per fare il pieno di voti.

Il ministero di Ankara intanto non ha perso tempo e ha bollato come “inaccetabile” la mozione della commissione Esteri del Parlamento europeo. Non solo. Il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu ha anche dichiarato che Ankara è pronta a iniziare operazioni di perforazione al largo di Cipro, in acque da sempre oggetto di disputa. Segno che la Turchia è determinata ad andare avanti da sola e non sarà certo una mozione del parlamento europeo a fermarla.

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