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“Quella dimostrata oggi dall’Italia è una posizione ipocrita. E le parole del vicepremier Antonio Tajani confermano che il governo non può – per calcoli politici – sostenere l’Ucraina fino in fondo. Così, però, perdiamo di credibilità”. È un Ettore Rosato, deputato e vicesegretario di Azione, particolarmente irritato quello che risponde a Formiche.net per commentare il voto sulla risoluzione al Parlamento Europeo che ha sancito il via libera per l’impiego di armi europee in territorio russo. Il documento, complessivamente, è stato votato a larghissima maggioranza. È stato l’ottavo paragrafo – proprio quello dedicato all’impiego delle armi – ad aprire le divisioni.

Cosa contesta alla “postura” italiana in Ue in questa votazione?

Di fatto l’ipocrisia. Non si può essere solidali con l’Ucraina e poi negare loro la possibilità di poter attaccare obiettivi strategici su territorio russo. Gli stessi da cui partono gli attacchi ai danni dell’Ucraina. I caveat sono legittimi, ma su infrastrutture civili. Non su obiettivi militari. Con questo voto, di fatto, si impedisce all’Ucraina di potersi difendere in modo consono.

Eppure l’esecutivo si è sempre dimostrato molto sensibile alle istanze di Kiev.

Sì, ma queste scelte di votare senza avallare la possibilità che l’Ucraina utilizzi armi per difendersi è frutto di una logica interna che rischia di farci perdere molta credibilità in Europa e più in generale nel contesto internazionale.

Di che logica parla?

Di quella che tiene assieme il governo. Probabilmente, fosse per la Lega, l’Italia non dovrebbe neanche sostenere l’Ucraina in generale. Figuriamoci utilizzare le armi. Per cui l’esecutivo ha dovuto adottare questa linea ambivalente. Ma sono convinto che le sensibilità di Tajani e Meloni siano diverse.

Si spieghi.

Il premier Giorgia Meloni quando parla di Ucraina è sempre molto netta. Per cui penso che fosse dipeso esclusivamente da lei quel punto sull’utilizzo delle armi sarebbe passato. Lo stesso vale per Antonio Tajani che, con questa decisione, ha assunto una posizione diversa dagli altri compagni di partito del Partito popolare europeo. Ed ecco il nodo: la maggioranza deve tener conto della posizione leghista. Da sempre ambigua.

Quindi secondo lei con questa votazione l’Italia come si colloca nella compagine europea?

Alla stregua di Paesi come l’Ungheria, che senz’altro non sono convintamente europeisti ma strizzano l’occhio a Cina e Russia. Benché la linea del governo in politica estera sia sempre stata improntata all’atlantismo. Insomma questa votazione non era un emendamento alla Finanziaria, ma qualcosa di molto più profondo che riguarda la possibilità, per un Paese invaso, di poter difendere la propria libertà.

A proposito di Europa, che valutazione dà del ministro Fitto recentemente proposto come vicepresidente esecutivo della Commissione Europea da Ursula von der Leyen?

Penso che Fitto vada sostenuto convintamente nel suo nuovo incarico. L’auspicio è che lavori nell’interesse dell’Italia e quindi nell’interesse dell’Europa. Saremo dunque al suo fianco e il gruppo dei liberali sosterrà la sua nomina in sede di votazione. Resta un politico con una connotazione molto chiara che non è la nostra, ma ritengo che nella sua funzione europea vada appoggiato senza opporre ragionamenti ideologici.

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