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Sono due i dati che possono essere ricavati dalle elezioni spagnole: la scomparsa di un bipolarismo che in Spagna, solo dieci ani fa, era certezza, con il Partido popular e il Psoe che si alternavano al governo e poi la frammentazione delle forze politiche, che si sono moltiplicate e tutte assieme muovono consensi. Ma chi ha vinto? Certamente i socialisti di Sanchez, mentre ad aver perso non è solo il Partito popolare, ma anche forze giovani come Podemos, ammaccato da polemiche interne. In una conversazione con Formiche.net Antonio Villafranca, coordinatore della ricerca dell’Ispi e co-responsabile del Centro Europa e Governance globale, ha spiegato possibili alleanze e ripercussioni sul voto europeo di maggio.

Professore, quali sono le principali novità del voto in Spagna?

I risultati delle elezioni spagnole ci dicono due cose, da un lato ci restituiscono in maniera molto chiara chi ha vinto e chi ha perso; l’altra cosa che invece è emersa con molta chiarezza è la frammentazione del panorama politico spagnolo.

Quindi, chi ha vinto e chi ha perso?

Ha vinto molto chiaramente il Partito socialista e Sanchez in particolare. Lui aveva un obiettivo fondamentale, quello di tornare al governo, ma avendo una maggioranza insieme a Podemos. Non ce l’ha fatta, perché non riesce ad avere i voti per formare solo con Podemos la coalizione di governo, ma insieme ad altri piccoli partiti dovrebbe arrivare molto vicino alla maggioranza assoluta, gli mancherebbe un seggio. Deve cercare questo seggio, dunque, ma l’obiettivo di non avere bisogno degli indipendentisti catalani che avevano appoggiato il precedente governo, ma lo avevano poi fatto cadere non votando per il bilancio, è stato raggiunto.

Quella del Psoe è stata una vittoria in tutta la Spagna, non si è limitata alle zone di influenza storica…

Il Psoe è il primo partito in tutta la Spagna tranne qualche piccola provincia nel nord-ovest del Paese e tranne in Catalogna dove hanno vinto appunti gli indipendentisti catalani. Da sottolineare, comunque, il caso di Barcellona in cui quello socialista è il primo partito. Una grande affermazione del partito anche nelle singole province, nelle singole regioni di tutta la Spagna. Il punto di domanda che rimane è chi coinvolgere nella coalizione di governo.

Quali sono le possibilità?

Quasi sicuramente ci sarà Podemos, ma ci potrebbe essere anche l’alternativa di avvicinarsi a Ciudadanos. Però in realtà la sua base politica non vede di buon occhio Riveira e Ciudadanos, quindi Sanchez eviterà al massimo un loro coinvolgimento.

Ciudadanos si era avvicinato al Partido popular, più che al Psoe…

Esattamente. Aveva preso una posizione molto chiara verso il centrodestra, però numericamente riuscirebbero ad avere i voti per governare, se andassero insieme. Quello che a sinistra è accaduto, infatti, è che c’è stata una grossa affermazione dei socialisti mentre c’è stata una sconfitta per Podemos.

Perché è successo questo?

Per una serie di divisioni interne tra i due leader del partito e con Iglesias che è stato criticato molto dalla base del partito per una questione che potrebbe sembrare banalotta, ma ha avuto i suoi effetti, ossia l’acquisto di una villa con piscina e questo non è stato apprezzato dalla base elettorale tipica di un partito di sinistra come Podemos. D’altra parte ha influito molto il richiamo al voto utile fatto da Sanchez e dunque c’è stato uno spostamento di voti da Podemos al Psoe.

Quel è stata la carta vincente di Sanchez, in un panorama europeo in cui i partiti di sinistra non hanno vita facile?

Sanchez viene visto un po’ come un’alternativa, perché rimane nella mente degli spagnoli il fatto che in passato o governavano i socialisti o governavano i popolari. Bisogna tenere conto che 10 anni fa, il 90% dei voti andavano ai due partiti tradizionali messi insieme, adesso siamo sotto il 60% e solo perché c’è stata la buona affermazione dei socialisti. Essenzialmente la gente ha preferito votare per l’altra alternativa storica, che sono i socialisti, anche perché la bozza di bilancio che non era stata approvata e preparata da Sanchez andava molto incontro alle richieste dei cittadini, in termini di aumento delle pensioni minime, in termini di amento di un salario minimo. C’erano tutta una serie di misure che si possono definire “di sinistra”. La caduta del suo governo è stata vista come un’ingiustizia e la gente ha favorito Sanchez, che è tornato vittorioso.

Da un parte chi ha vinto, dall’altra chi ha perso…

Sicuramente ha perso il Partito popolare, ha perso Casado in particolar modo. Bisogna ricordare che per la prima volta il Partito popolare ha fatto le primarie in cui si sono scontrati Soraya Sáenz de Santamaría, che preferiva una posizione più tradizionalmente di centrodestra, rincorrendo anche politicamente la strategia di Rajoy, e Pablo Casado, che ha poi prevalso, che ha voluto spostare a destra le posizioni del partito proprio per arginare l’ascesa di Vox (partito di estrema destra). Cosa è successo. allora? Che in piccola parte il Pp ha arginato Vox – che ha comunque avuto un risultato di tutto riguardo portando per la prima volta nel Parlamento spagnolo e nella Spagna post-franchista i suoi candidati -, però non ha avuto quella vittoria dirompente che alcuni immaginavano. Se da una parte, però, Casado ha arginato Vox guadagnando elettori, ne ha persi altri al centro, che si sono rivolti poi a Ciudadanos, il quale ha invece aumentato il numero di seggi.

Che impatto avrà questo voto in Spagna sulle prossime europee?

Un impatto notevole è dato dal fatto che il Partito socialista spagnolo con questa performance si attesta tra i principali partiti del Partito socialista europeo, quindi una forte presa di posizione dei socialisti spagnoli a Bruxelles. Noi eravamo, come Italia, molto forti. La delegazione italiana, con il 40% che aveva preso Renzi, ci aveva permesso di esprimere addirittura il presidente del Partito socialista europeo. Non credo che succederà la stessa cosa, ma ci sarà un rafforzamento generale delle forze europeiste. Rimane da vedere che cosa farà Ciudadanos in Alde.

È possibile, guardando invece all’Italia, che l’ondata “di sinistra” diventi contagiosa come successe dopo Zapatero?

Io non credo, perché il risultato spagnolo è legato a una dinamica politica tutta interna alla Spagna, quindi traslare in altri Paesi è molto azzardato.

La sinistra di Sanchez ha vinto, ma non è esportabile. L'opinione di Villafranca (Ispi)

Sono due i dati che possono essere ricavati dalle elezioni spagnole: la scomparsa di un bipolarismo che in Spagna, solo dieci ani fa, era certezza, con il Partido popular e il Psoe che si alternavano al governo e poi la frammentazione delle forze politiche, che si sono moltiplicate e tutte assieme muovono consensi. Ma chi ha vinto? Certamente i socialisti…

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