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Gli israeliani sono stati chiamati alle urne e per la nuova politica il ruolo dei social network è decisivo. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha lanciato un ultimo appello agli israeliani in un video diffuso dai suoi profili ufficiali. Aggirando le leggi sul silenzio elettorale, il premier ha invitato gli elettori ad una sessione di domande e risposte dal vivo sulla sua pagina Facebook. “Vi incoraggio ad uscire, a votare e a votare per il Likud – ha detto – così da poter continuare il nostro lavoro”. Nonostante le normative israeliane vietino annunci o dichiarazioni alla vigilia del voto, le leggi non riguardano i nuovi media.

Sempre in rete un artista ha sposato la causa di non perdere l’opportunità di votare. Per il rapper palestinese Tamer Nafar boicottare il voto di martedì non ha alcun senso, come proposto da alcuni cittadini palestinesi residenti in Israele.

In un video postato sui social network con il titolo “Tamer Must Vote”, Nafar ha animato ai cittadini arabi a non sprecare il voto, sostenendo che attraverso le urne si può contribuire ad un cambiamento nello scenario politico israeliano.

Nafar discute con sé stesso sull’andare o no a votare. Ed elenca le ragioni per cui vale la pena recarsi al seggi. “È la nostra terra, ma è loro Stato – dice in inglese   il rapper -. È così. La democrazia degli Ottanta”. Dice che combattere è meglio di andare in guerra armato con un coltello.

L’artista riconosce che non si cambierà la realtà palestinese, ma “si possono eliminare Avigdor Lieberman (ex ministro della Difesa) e Bibi (Netanyahu) […] Sarebbe una giustizia poetica”.

Nafar ha iniziato la sua carriera artistica nel mondo del hip-hop alla fine degli anni Novanta. Dal 2000 i suoi testi sono cominciati ad essere molto più politici. Figlio di rifugiati palestinesi, è stato protagonista di un film autobiografico nel 2016.

Come sottolinea il New York Times, un alto indice di affluenza potrebbe aumentare la soglia elettorale ed impedire a Lieberman in Parlamento; il suo partito Yisrael Beiteinu è crollato nei sondaggi. Ed è stato proprio Lieberman a fare pressione a favore di un cambiamento della legge elettorale nel 2015.

Il movimento per boicottare le elezioni in Israele sembra non essere stato ben accolto, tanto dalla parte arabe, ome dalla parte israeliana. Anche grazie ai nuovi media.

Israele al voto, il peso (positivo) dei social media

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