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C’è un nemico occulto che segue ogni italiano. I cittadini se lo ritrovano fra le tasche e sulle scrivanie, dentro gli smartphone e i computer. È il crimine informatico che secondo le ultime statistiche nel nostro Paese colpisce 16 milioni di persone e fattura quasi 3,5 miliardi di euro all’anno. Anche se non ha ancora “conquistato” le prime posizioni nella complessa diagnosi della giustizia in Italia, delineata nella relazione del procuratore generale della Cassazione all’inauguazione dell’anno giudiziario, il crimine informatico è in assoluto uno dei protagonisti negativi delle cronache giudiziarie.

Termini come crime web, cyber crime, deep web cioè la rete occulta, rappresentano un mondo in crescita esponenziale di truffe, estorsioni, ricatti, calunnie, riciclaggi, pedopornigrafia, traffici di droga, armi e organi. Crimini informatici e fenomeni connessi al web sottovalutati all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario? Lo chiediamo all’avvocato Caterina Flick, esperta di diritto e criminalità informatica, privacy, web reputation e considerata tra i 30 avvocati donne migliori d’Italia nella classifica stilata dall’Osservatorio di legalcommunity.

“È un fenomeno che non può essere sottovalutato. Le nostre forze di polizia sono ben preparate e all’avanguardia, e anche molti magistrati. Occorre verificare se sia necessario adeguare la macchina giudiziaria e dotare queste strutture di ulteriori risorse, tecniche e umane. Non ho avuto occasione di ascoltare direttamente la relazione del Procuratore Generale. Posso dire che il web è sempre di più veicolo e terreno di proliferazione di criminalità. Assistiamo quotidianamente all’uso di linguaggio d’odio discriminatorio sul web, che ha conseguenze nel mondo reale (atti di bullismo e conseguenti suicidi), il fenomeno della pedopornografia è in crescita, per non parlare delle truffe telematiche, del riciclaggio e in generale dei traffici che si svolgono grazie al “deep web” e che sono tracciabili con grande difficoltà”.

L’evoluzione del diritto riesce a stare al passo con l’accelerazione tecnologica della criminalità?

I principi generali, i diritti fondamentali, sono sempre validi. Il punto è capire quando è necessario regolamentare le novità e quando invece è sufficiente adeguare l’interpretazione e l’applicazione delle regole esistenti. L’evoluzione della tecnologia è infatti talmente rapida, che una regolamentazione troppo dettagliata rischia di essere rapidamente superata.

Quali gli ambiti che risentono maggiormente della non adeguatezza delle leggi?

In generale gli ambiti nei quali non ci sono regole comuni o condivise o quelli nei quali per intervenire è necessaria la cooperazione tra enti o autorità di paesi diversi. L’Enisa (European Union Agency for Network and Information Security), nel rapporto pubblicato a gennaio 2019, insiste sull’importanza della cooperazione tra chi si occupa di sicurezza informatica e le autorità giudiziarie per una lotta più efficace contro la criminalità informatica.

Che tempi sono mediamente necessari per interventi a tutela della privacy e web reputation. Cioè rimozioni di post e video lesivi?

Molti elementi influiscono efficacia e sulla velocità e dell’intervento. La rapidità nell’agire, che può evitare che il contenuto lesivo si diffonda e diventi virale. Il canale su cui il post è pubblicato, da cui dipende la possibilità di interloquire con l’editore. Il tipo di intervento scelto, legale o informatico, e la sua adeguatezza per il caso concreto. Il contenuto del post e la sua offensività: un post che viola anche le regole di ingaggio del canale su cui è pubblicato è più facile da rimuovere. In alcuni casi sono sufficienti pochi giorni per ottenere il risultato desiderato. In altri casi, soprattutto quelli più complessi, il risultato migliore si ottiene intervenendo su due fronti: informatico, con l’immissione di contenuti positivi utili per fare arretrare quelli negativi, e legale, diretti alla rimozione vera e propria.

Come può tutelarsi il cittadino, spesso totalmente alla mercè del crime web?

La tutela migliore è la prevenzione. Informarsi sui rischi, costruire una web identity forte, dotare i propri dispositivi di misure di sicurezza adeguate, ponderare le informazioni da condividere sul web: sono tutti strumenti utili per non essere alla mercé del crime web.

Il caso che l’ha particolarmente sconvolta?

I casi che coinvolgono i bambini e gli adolescenti sono quelli che mi colpiscono di più. Bambini e adolescenti hanno grande dimestichezza con i dispositivi informatici e con la rete, sanno utilizzarli ma non comprendono le reali implicazioni e le conseguenze degli atti che compiono, del linguaggio che usano delle immagini che diffondono. Nella cronaca si leggono i casi più gravi, come quello di Carolina Picchio, ma stando il fenomeno – in particolare l’uso del linguaggio d’odio – è in crescita.

cyber, cybersecurity

Cyber crime fantasma all’inaugurazione dell’anno giudiziario

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