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Il fallimento politico ed elettorale, per certi aspetti clamoroso, del cosiddetto Terzo Polo ha definitivamente lasciato aperto e contendibile il campo del Centro nel nostro paese. Un campo che, come tutti sanno, resta decisivo nonchè indispensabile per il buon funzionamento del nostro sistema politico. Insomma, senza il Centro un paese come l’Italia sbanda e per una ragione di fondo. E cioè, non si può governare l’Italia con la deriva e la prassi degli “opposti estremismi”.

E con una permanente e strutturale radicalizzazione del confronto politico. Ora, proprio l’ultima ed ennesima piroetta del capo di Italia Viva Matteo Renzi che ha siglato un accordo politico con la sinistra radicale e massimalista della Schlein, con la sinistra populista e demagogica dei 5 stelle e con la sinistra estremista e fondamentalista del trio Fratoianni-Bonelli-Salis, ha segnato anche platealmente la necessità di ripartire con una vera ricostruzione di un Centro riformista, democratico, di governo e innovativo. Un Centro che, com’è ormai evidente a tutti, non può certo riconoscersi nel partito personale di Renzi e neanche nell’altro partito personale di Calenda.

E questo non solo perchè si tratta di una alleanza chiaramente di sinistra dove, di fatto, il ruolo dei partitini centristi sarebbe simile a quello dei “partiti contadini” di comunista memoria, ma per la semplice ragione che nell’attuale scenario politico italiano c’è, oggi, un solo partito che può ambire ad occupare quello spazio. E quel partito si chiama Forza Italia. Perchè si tratta di un partito dichiaratamente centrista, moderato e riformista; perchè è un partito che non si vergogna di costruire un orizzonte centrista e, soprattutto, perchè è un partito che individua nel Centro la prospettiva politica più calzante per il nostro paese. Ma tutto ciò è possibile solo se Forza Italia si allarga.

Un allargamento politico, culturale e sociale nei confronti di tutte quelle tendenze, sensibilità e culture che sono riconducibili all’universo centrista e riformista nel nostro paese. Un allargamento che si rende possibile se quel partito recupera e fa proprio sino in fondo un approccio inclusivo. Ovvero un partito autenticamente plurale, democratico al suo interno e capace di rappresentare un elettorato che semplicemente non si reca più alle urne perché non esiste una offerta politica adeguata e pertinente.

Un elettorato che, tra l’altro, nella storia democratica del nostro paese è sempre esistito e che nel passato votava e si riconosceva in quei partiti che facevano del Centro e della politica di centro la loro ragion d’essere. Nulla a che vedere, quindi, con i “partiti contadini”, con i grigi ed insignificanti cartelli elettorali e con tutti quei tentativi che fanno del Centro solo un espediente strumentale per raggiungere un piccolo potere personale per sé e per i propri cari. Una sfida, quella di Forza Italia, che non riguarda solo il futuro di quel partito ma la stessa prospettiva della politica di centro nel nostro paese. Un obiettivo utile per la qualità della nostra democrazia, per la credibilità delle nostre istituzioni e, soprattutto, per l’efficacia e l’efficienza dell’azione di governo.

C’è solo un partito di centro, Forza Italia. Ma si deve allargare...

Una sfida, quella di Forza Italia, che non riguarda solo il futuro di quel partito ma la stessa prospettiva della politica di centro nel nostro paese. Un obiettivo utile per la qualità della nostra democrazia. La riflessione di Giorgio Merlo

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