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Il 60 per cento degli americani disapprova l’operato del presidente Donald Trump, secondo un sondaggio eseguito da Washington Post e Abc News. L’approval di Trump ha sempre oscillato attorno al 40 per cento negli ultimi mesi, e per assurdo il segnale è positivo, visto che tempo fa viaggiava ben sotto, ma per fare un confronto spietato con il suo più vicino predecessore, Barack Obama, nello stesso periodo del suo primo mandato il tasso di approvazione era al 46 e quello di disapprovazione ben più basso del 60 (in mezzo c’è una percentuale di posizione neutra che non fa chiudere per matematica secca a 100 la rilevazione tra approval e disapproval).

Non tanto questo, ma è la percentuale di chi crede che il procuratore Robert Mueller, che sta indagando il Russiagate, dovrebbe andare fino in fondo, a segnare la distanza tra cittadini e presidenza, che invece considera l’indagine sulle interferenze russe alle elezioni del 2016 un’inutile “caccia alle streghe”. Il 63 per cento crede che lo special counsel dovrebbe andare fino in fondo, nonostante Trump abbia trascorso l’intera estate a martellare pesantemente l’indagine.

Trump ha il sostegno completo del suo popolo, i repubblicani più scalmanati (che sono diventati maggioranza tra questa sezione elettorale) che non solo la vedono come lui su Mueller, ma chiedono anche il licenziamento del procuratore generale Jeff Sessions, ex alleato trumpiano, che però è uscito dalle grazie della Casa Bianca perché si è ricusato – poiché indagato – dall’inchiesta sulla Russia. Anche qui: chi è un sostenitore del presidente, secondo il sondaggio WaPo/Abc, vuole che Trump tagli il capo del dipartimento di Giustizia con larga maggioranza: ma in generale è il 64 per cento del campione a dire che Sessions deve restare al suo posto e sarebbe sbagliato segarlo.

Più sfumata la differenza impeachment sì o no: circa la metà degli americani, il 49 percento, afferma che il Congresso dovrebbe iniziare il procedimento di incriminazione politica che potrebbe portare alla rimozione di Trump dal suo incarico, ma anche qui sono nette le divisioni tra democratici (favorevoli al 75 per cento) e repubblicani (dove l’82 per cento non ritiene giusto l’avvio del procedimento).

Pure in questo caso, però, si legge il peso dell’indagine sui contatti con i russi: per il 53 per cento degli intervistati, Trump ha cercato di interferire con l’inchiesta di Mueller (a tal proposito va ricordato che l’intralcio alla giustizia è una delle questioni che potrebbero aprire procedure di impeachment, come già successo a Richard Nixon col Watergate, quando davanti alle prove che il presidente aveva cercato di ostacolare il corso delle indagine, i congressisti decisero di votare la procedura, ma il presidente si dimise prima del voto dei legislatori per evitare l’umiliazione pubblica).

Va sottolineato che il sondaggio è stato condotto tra il 26 e il 29 agosto, ossia nei giorni in cui l’ex direttore della campagna elettorale trumpiana, Paul Manafort, veniva incriminato per diversi reati fiscali, e l’ex avvocato e amico fidato del presidente, Michael Cohen, ammetteva di aver pagato con fondi elettorali il silenzio di due donne che durante la campagna avevano avuto rapporti sessuali con Trump. Le news potrebbero aver influenzato le risposte (solo il 17 per cento degli intervistati pensa che l’indagine perseguita da Mueller contro Manafort sia ingiusta, come sostiene invece il presidente; e il 61 per cento del campione dei cittadini americani pensa che Trump abbia commesso un crimine se ha realmente diretto Cohen a effettuare i pagamenti).

Però attenzione, il Wall Street Journal, che ha condotto un sondaggio simile con la Nbc News, ma più focalizzato su aspetti economici, ha un dato diverso: l’approval è dato al 44 per cento, più o meno in linea con le rilevazioni precedenti e influenzato solo di due punti dalle evoluzioni nei casi Manafort e Cohen.

La situazione in generale in effetti migliora in termini di approvazione quando si parla soltanto di economia: il 45 per cento degli intervistati da WaPo/Abc dice che Trump sta facendo un buon lavoro, ossia l’approval relativo sale di quasi dieci punti sul 36 generale tirato fuori dalla rilevazione. Ma anche qui, la polarizzazione è netta: solo il 37 per cento dei democratici, incrociando i dati di un altro sondaggio del Pew Research, ritiene che ci sia un trend positivo anche grazie a Trump, mentre il 74 per cento dei repubblicani ringrazia l’attuale presidente per la crescita: il partisan gap sul tema è il più alto dai tempi di Ronald Reagan, ricorda l’Economist.

Trump sta cercando di usare proprio la crescita economica – che tira anche grazie a congiunture e raccoglie i frutti migliori di un trend al rialzo iniziato già nel 2009 – durante i rally elettorali che tiene a sostegno dei candidati per le elezioni di metà mandato. Ed è proprio il rinnovo dei seggi alla Camera e di un terzo di quelli del Senato è l’argomento di fondo davanti a queste rilevazioni statistiche.

Il presidente ha per il momento il sostegno (tacito) del partito, che vuole sfruttare il suo ruolo per confermarsi al controllo del Congresso, ma la situazione è delicata. I dati, anche da questi ultimi sondaggi, dicono che la polarizzazione politica e secca: per WaPo/Abc, Trump ha il 78 per cento di consensi tra i repubblicani, mentre il 93 per cento dei democratici dichiarati non lo approva, e così il 59 tra gli indipendenti.

Per comprendere quanto queste divisioni siano aspre e ormai impiantate su certe visioni trumpiane che stanno influenzando i repubblicani, basta prendere il dato che esce da una domanda di un sondaggio redatto sempre a fine agosto da Economist e YoGov. Si parla di John McCain, storico senatore conservatore, simbolo dei repubblicani classici con visioni per niente allineate con Trump, usato dal presidente per descrivere la sua distanza dall’establishment del partito. McCain, morto nei giorni scorsi, raccoglie letture favorevoli tra il 75 per cento dei democratici e poco sopra al 50 tra i repubblicani – sintomo di come gli elettori conservatori preferiscano mollare i propri eroi storici per seguire una visione più distruptive della politica.

Dallo stesso sondaggio, esce che soltanto il 30 per cento degli elettori repubblicani giudica positivo il lavoro svolto al Congresso, dove sono i loro stessi rappresentanti a comandare entrambe le camere (ed è quello che sembra una classica posizione populistica e anti-establishment).

 

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